La Legge di bilancio è stata trasmessa al Parlamento e ha iniziato il suo iter alla Camera dei deputati. Lunedì prossimo la Premier Meloni avrà un confronto sulla manovra coi sindacati, giovedì 7 novembre si terrà l’audizione del ministro dell’Economia Giorgetti, mentre il mercoledì seguente a palazzo Chigi arriveranno le rappresentanze delle imprese, tra cui Confindustria, che è tornata a chiedere l’introduzione di un’Ires premiale (il 19% anziché il 24%) per le aziende che reinvestono almeno il 70% dei loro utili. Nel frattempo dalle elezioni regionali in Liguria, come spiega l’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili, “il campo largo è uscito a pezzi. In parte per i veti incrociati, specie quello di M5s nei riguardi di Italia Viva, in parte per l’incapacità di presentarsi come un’alternativa programmaticamente vincente. E così il centrodestra, pur nella difficoltà di questo voto, visto il caso Toti, è riuscito a trarne beneficio. Dal punto di vista politico sarà comunque interessante vedere come andranno i prossimi appuntamenti elettorali in Emilia-Romagna e Umbria”.
Il risultato in Liguria avrà qualche contraccolpo sull’iter parlamentare della manovra?
Penso che i tre principali partiti della maggioranza cercheranno di far prevalere ciascuno i propri interventi ritenuti prioritari a scapito di quelli degli altri. Tuttavia, il fatto Lega e Forza Italia siano andate bene in Liguria fa pensare che non ci saranno problemi a trovare e mantenere un certo equilibrio nella maggioranza.
E per quanto riguarda le opposizioni? Avranno difficoltà a essere incisive con i loro emendamenti alla manovra?
Il campo largo ha mostrato ancora una spaccatura programmatica che è facile immaginare si riproporrà nella votazione degli emendamenti: non mi sembra si possa escludere che qualcuno presentato da un partito dell’opposizione venga bocciato grazie al voto negativo di un altro partito dell’opposizione. Potrebbe ripresentarsi la debolezza di fondo dello schema con cui il campo largo sta cercando di fondare la sua stessa esistenza.
Debolezza che sembra vedersi anche in altre battaglie parlamentari. Per esempio, la discussione sulla proposta unitaria delle opposizioni sulla settimana corta potrebbe slittare a gennaio…
A me sembra che le opposizioni finiscano per restare prigioniere di uno schema facile da attuare che non porta però da nessuna parte: scoppia un’emergenza, chiedono a Meloni o ai Ministri di riferire in Parlamento e al Governo di adottare provvedimenti di urgenza, magari stanziando risorse. Dietro a questo tipo di iniziative “emergenziali” non c’è, però, una coesione programmatica, nemmeno abbozzata, in grado di rendere solida l’azione delle opposizioni nella vita politica parlamentare concreta.
E qual è alla fine il risultato?
Il fronte delle opposizioni si sfilaccia e non riesce a concretizzare all’interno di Camera e Senato una strategia articolata che abbia al fondo un principio di condivisione comune di quello che si vuole fare. Oltretutto queste modus operandi non viene percepito dall’elettorato come credibile e non si traduce in consenso alle urne. Anzi, in Liguria è parso che l’astensione abbia punito principalmente i partiti di opposizione.
Lunedì prossimo la Premier Meloni incontrerà i sindacati sulla manovra. C’è da attendersi qualche colpo di scena?
Immagino che si parlerà anche del tema automotive, visto il previsto taglio delle risorse del fondo per la transizione della filiera, ma alla fine probabilmente vedremo riproposto uno schema piuttosto logoro che non porterà beneficio al sindacato e non aiuterà nemmeno il Paese: si è ormai consolidata l’alleanza tra Cgil e Uil, che verosimilmente proclameranno uno sciopero generale, mentre la Cisl continuerà a seguire la sua linea cercando di tenere sempre aperto un tavolo di confronto.
È un problema che riguarda solo la strategia dei sindacati?
No, certamente non aiuta la disintermediazione dei corpi intermedi che ha subito un’accelerazione durante il Governo Renzi. Di fatto, negli ultimi anni abbiamo visto che gli Esecutivi prima impostano la loro manovra e poi, a cose fatte, informano i sindacati. È venuta meno una delle caratteristiche vincenti del sedersi intorno a un tavolo prima di decidere che in passato ha portato anche a risultati importanti, dalla politica dei redditi di Ciampi al Patto della fabbrica.
Confindustria ha intanto chiesto l’introduzione dell’Ires premiale, ma sembra non ci siano le risorse per questo tipo di intervento. Per palazzo Chigi rischia di aprirsi un fronte di scontro con viale dell’Astronomia?
Mi sembra difficile che si possano trovare le risorse per questo intervento. Certo, c’è sempre il “jolly” relativo al gettito derivante dal Concordato preventivo biennale, ma si saprà soltanto a fine settimana se ci sarà stato o meno un boom di adesioni. Non credo, tuttavia, che dopo i punti di convergenza emersi all’assemblea di Confindustria tra il Presidente Orsini e la Premier Meloni ci possa già essere una rottura tra palazzo Chigi e viale dell’Astronomia. Non dimentichiamo, tra l’altro, la presa di posizione di Orsini contro gli incentivi chiesti da Stellantis di qualche settimana fa: un sostegno all’azione dell’Esecutivo che non era scontato.
(Lorenzo Torrisi)
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