Sta facendo molto discutere il maxi-taglio degli aiuti alle imprese del settore automobilistico previsto nella legge di bilancio 2025. Un definanziamento di 4,6 miliardi di euro dal fondo dedicato al sostegno del settore automotive e alla riconversione della filiera, che malgrado le rassicurazioni del governo, crea preoccupazione e sgomento tra sindacati e imprese.
Riccardo Falcetta, segretario generale della Uilm di Bari , ha commentato così la notizia: “Lo stesso governo che, attraverso esponenti della maggioranza, non aveva perso occasione fino a qualche giorno fa per offrire solidarietà al mondo metalmeccanico dell’automotive in subbuglio per una transizione energetica europea iniqua, oggi di fatto ne decreta la morte occupazionale tagliando l’80% dei fondi destinati alla riconversione del settore. Il tutto, per giunta, a pochi giorni da uno sciopero nazionale che ha visto in piazza decine di migliaia di lavoratori. Insomma, cambiano i colori dei governi, ma il modus operandi resta lo stesso”.
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“Alla luce di questa novità scellerata – prosegue la nota di Uilm Bari -, della quale come al solito il sindacato è rimasto all’oscuro e sulla quale si è espressa in maniera nettamente contraria anche Confindustria, ci piacerebbe capire come il governo e la maggioranza parlamentare che ha approvato questo taglio indiscriminato pensano di salvare gli 8000 lavoratori che, solo nella zona industriale di Bari, dipendono dalla produzione di componentistica per il settore automotive. La verità è che si continua a navigare a vista, senza la minima idea di piano industriale, senza alcuna competenza per governare una transizione che al momento è lasciata in balia delle dinamiche di un mercato i cui fili sono manovrati da grandi player extraeuropei e nel quale la politica italiana sta recitando il ruolo di spettatore non pagante”.
“La nostra proposta non cambia – conclude Falcetta – ed è quella di una transizione graduale e neutrale, senza preconcetti, che accosti alla transizione tecnologica ed energetica una transizione occupazionale e sociale. Il che non significa spostare il problema in avanti ricorrendo agli ammortizzatori sociali, ma affrontarlo di petto puntando su investimenti per riqualificare la produzione e, di conseguenza, il patrimonio occupazionale, recuperando competitività sui mercati. Come eravamo pronti a manifestare a Bruxelles, così lo siamo a tornare a Roma per ribadire che migliaia di lavoratori e migliaia di famiglie non hanno intenzione di arrendersi di fronte al disinteresse di una politica che ha deciso di svendere il potenziale industriale di Bari e di gran parte del Paese”.
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