A poco più di due settimane dal voto, l’annunciato testa a testa umbro per la presidenza della Regione conosce un primo scossone. Donatella Tesei, presidente uscente che corre per la riconferma, era indagata con l’assessora della sua giunta Paola Agabiti dalla procura di Perugia per abuso d’ufficio. Ieri si è appreso che il procedimento è stato archiviato dal gip che ha accolto la richiesta del procuratore Raffaele Cantone in virtù dell’abolizione del reato di abuso d’ufficio.
L’indagine, condotta dalla guardia di finanza e partita da un esposto anonimo, riguardava l’assegnazione di alcuni fondi europei tramite il Piano di sviluppo rurale. Era emerso che tra i destinatari dei finanziamenti stanziate in seguito all’emergenza Covid per sostenere le imprese agricole c’era anche un’azienda legata al marito dell’assessore, un colosso nel settore agroalimentare in cui lavorerebbe un figlio della presidente. L’azienda si era unita a un’associazione temporanea di imprese, risultata destinataria di fondi insieme ad altre associazioni operanti nello stesso settore.
L’avvocato che difende l’assessora sostiene però che la delibera che stanziava 285 milioni di euro e che è finita sotto la lente della procura «non ha assegnato risorse patrimoniali ad alcun soggetto beneficiario essendosi limitata ad individuare le misure di intervento ad efficacia reale e non personale».
Le opposizioni, al contrario attaccano «La presidente Donatella Tesei ha il dovere di fare chiarezza – afferma il co-portavoce di Europa Verde e capolista di Avs Gianfranco Mascia – A quale ‘bando predisposto dalla Regione dopo la pandemia per lo sviluppo di filiere agricole’ si riferiva l’indagine? I cittadini umbri meritano delle risposte». Per il segretario regionale del Partito democratico Tommaso Bori, che annuncia un’interrogazione al consiglio del prossimo 5 novembre, la notizia dell’indagine «svela un sistema consolidato che si è servito delle istituzioni per finanziare aziende di famiglia. La circostanza mette in evidenza i rapporti tra l’azienda legata ad Agabiti, in cui peraltro risulterebbe lavorare anche il figlio della presidente Tesei, e la giunta regionale in una condizione di palese conflitto di interessi. Sintomatico il fatto che l’indagine per abuso d’ufficio venga archiviata soltanto per l’abrogazione del reato approvata dal governo Meloni e dalla sua maggioranza».
Tesei si dice «in attesa di consultare gli atti» ma lamenta «la consueta attività di strumentalizzazione e mistificazione, con argomenti di ignobile livello, amplificata dalla vicinanza della scadenza elettorale». La candidata del centrosinistra Stefania Proietti sostiene che questa vicenda non influenzerà la corsa elettorale ma «lascia molto l’amaro in bocca». Ma non è un mistero che si combatta all’ultimo voto. «Al di là dell’abuso di ufficio e del reato – prosegue Proietti – c’è sicuramente un motivo di inopportunità politica, oltre alla questione familiare di Tesei, visto che nella sua giunta ci sono delle persone legate a questa filiera». Poi la sindaca di Assisi ne approfitta per parlare di sanità, il tema al centro della campagna elettorale, e fare riferimento all’inchiesta giudiziaria che cinque anni fa spianò la strada alla vittoria delle destre: «Ogni volta che facciamo notare che la sanità umbra in questi cinque anni ha raggiunto livelli drammatici ed è stata smantellata a favore della sanità privata, la presidente Tesei fa notare che il problema arriva dalle vicende giudiziarie che la fecero vincere alle elezioni. Credo che questa legge del contrappasso vada un po’ osservata e ci vuole rispetto delle persone».
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