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Nicola Colabianchi, la nomina alla Fenice di Venezia e l’accusa di estremismo nero: «Su di me bugie e caccia alle streghe» #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


di
Vera Mantengoli

Il soprintendente in quota destra e la polemica sulla sua candidatura: «Io un tecnico, a Cagliari mi ha voluto Franceschini»

Chi guiderà La Fenice quando Fortunato Ortombina andrà a dirigere La Scala? Sembra che tra i nomi in pole position ci sia quello dell’attuale sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari, Nicola Colabianchi, nato 67 anni fa nella Marsica e cresciuto a Roma. «Sarei onorato di venire a Venezia a dirigere La Fenice – dice – la politica non c’entra. Sono un tecnico con esperienza comprovata. Sono stato nominato a Cagliari dal ministro della cultura dell’epoca Dario Franceschini del Pd». Il nome di Colabianchi era già nell’aria mesi fa, ma è tornato a galla giorni fa con qualche polemica sollevata da un’interrogazione della deputata Rachele Scarpa del Pd e da una del consigliere comunale d’opposizione Marco Gasparinetti di Terra e Acqua. Nella prima si chiede se la possibile nomina sia opportuna, se sia un profilo adeguato, e di chiarire il passato politico di Colabianchi che sembra collegato a organizzazione eversive di estrema destra degli anni Settanta; nella seconda se è vero che Colabianchi risulta tra gli indagati della Procura di Cagliari in un’inchiesta per truffa, abuso d’ufficio e falso in riferimento all’ente dell’Isola. Inoltre, alcuni sindacati del Teatro di Cagliari come Cisl Fistel, Usb e Libersind Confsal lo accusano di mala gestione. «Se ne parlerà al momento opportuno» ha detto il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che sarà a Venezia la prossima settimana per incontrare il sindaco Luigi Brugnaro e parlare della futura nomina.

Sovrintendente, in questi giorni sta ricevendo diversi attacchi. Li possiamo affrontare uno a uno?
«Certo, mi sembra ci sia una caccia alle streghe e di essere dipinto come uno che viene dalla Luna o dal Cartello di Medellin, ma la mia gestione è sempre stata corretta e improntata al rispetto della legge».




















































Partiamo dall’articolo de L’Unità del 15 giugno 1976 dove si racconta di una perquisizione che avrebbe portato alla scoperta di una fitta corrispondenza tra lei e altri tre studenti e i terroristi fascisti Giancarlo Rognoni e Umberto Balestrieri. È vero?
«Assolutamente no. A parte che parliamo di 48 anni fa, ma non è vero nulla ed è un articolo diffamatorio. Venni fermato in una strada collaterale a una manifestazione di estrema destra e mi chiesero i documenti, tutto qui. Non so nemmeno chi siano le persone citate».

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Lei risulta indagato dalla Procura di Cagliari…
«Qualcuno ha presentato un esposto quasi due anni fa che accusava la dirigenza prima della mia (quando c’era Claudio Orazi, ndr) di alcune irregolarità e si è proceduto a verificare anche l’attuale gestione, ma io non ho proprio nulla da nascondere e sono fiducioso nella magistratura. Da cinque anni il bilancio è in pareggio e sono riuscito a portare il pagamento delle forniture a 12 giorni tanto che il Teatro Lirico di Cagliari è il più rapido nei pagamenti. Inoltre, Cagliari e Venezia sono le uniche fondazioni a non aver aderito alla Legge Bray. Aggiungo che durante la pandemia tutti i Teatri hanno fatto diversi mesi di Fis (il Fondo d’Integrazione Salariale, ndr) , noi solo due settimane e solo per 20 persone».

Si dice che lei non abbia un profilo adeguato per la Fenice. Cosa risponde?
«Ho uno dei profili più qualificati in assoluto perché sono direttore d’orchestra, compositore, docente nei Conservatori di Santa Cecilia e Latina e ho una conoscenza approfondita delle leggi e della gestione degli enti, come dimostra la mia esperienza di otto anni come consigliere di amministrazione al Teatro dell’Opera di Roma. Sono esperto di voci liriche, ho tenuto 120 trasmissioni radiofoniche per Rai International e ho stilato proposte di legge. Ho una preparazione tecnica e musicale che hanno poche persone».

Si dice che lei sia stato scelto per la sua vicinanza alla destra meloniana, a partire dalla nomina a Cagliari, voluta fortemente dal sindaco dell’epoca , Paolo Truzzu…
«Mi hanno chiamato come tecnico, tanto che c’era Dario Franceschini all’epoca come ministro della Cultura. Inoltre, sono stato nominato nel cda del Teatro dell’Opera di Roma prima da Francesco Rutelli e poi da Giuliano Urbani. Mi chiamano per le mie competenze».

A Cagliari alcuni sindacati contestano la sua gestione…
«Ci sono alcuni sindacati che hanno pochissimi iscritti che mi contestano, ma la maggioranza, inclusa la stessa Cgil, è con me. Ho fatto in un anno le riunioni sindacali che sono state fatte in cinque da chi mi ha preceduto. Ho creato partnership e recuperato repertori dimenticati come il Nerone di Arrigo Boito o la Cecilia di Licinio Refice».

Le piacerebbe venire a Venezia?
«Ne sarei onorato. La prima volta è stato quando lavoravo con Peter Maag».

Il suo compositore preferito?
«Dopo Colabianchi? (ride, ndr). Gabriel Fauré».


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