Nuoro Il funerale di Maria Ernestina Riccardi, la madre del pluriomicida Roberto Gleboni scomparsa lo scorso sabato dopo 44 giorni di agonia passati nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Francesco, è stato l’ultimo capitolo della strage consumatasi tra via Ichnusa e via Gonario Pinna lo scorso 25 settembre. Una strage che ha sconvolto Nuoro e tutta l’isola.
Da una parte, i genitori di Giusi Massetti, Tore e Carmela Capelli, al primo banco, avvolgono il nipote superstite della strage di via Ichnusa insieme al tutore legale Antonio Cualbu, dall’altra, il fratello e gli altri familiari di Gleboni. A dividerli dentro la chiesa di San Domenico Savio c’è solo una via di passaggio ristretta. Per i due nuclei familiari il dolore è lo stesso ma con lo sguardo non si incontrano mai, non si fanno neanche le condoglianze forse impedite anche per questioni di ordine pubblico.
Si sono svolte così le esequie di Maria Riccardi, l’ultima vittima della tragedia familiare messa in atto dal figlio che, prima di lei, con la sua Beretta 7.65 ha ammazzato a colpi di pistola anche la moglie Giusi Massetti, i figli Martina e Francesco e il vicino di casa Paolo Sanna per poi togliersi la vita. Dentro la ex parrocchiale salesiana il clima di dolore è lo stesso che si respirava il giorno dei funerali delle altre cinque vittime della strage. In chiesa, questa volta, poca gente e poche parole.
Dal parroco don Stefano Paba nessun accenno alla tragedia durante l’omelia ma solo ragionamenti sulle sacre scritture. Probabilmente di parlare di una strage familiare con sei morti non ne ha più le forze neanche lui. La città, dal canto suo, ha vissuto il secondo capitolo del lutto comunitario riassunto nel gonfalone del Comune listato da un drappo nero e scortato dal picchetto d’onore della polizia municipale; e dalla presenza del commissario straordinario Giovanni Pirisi.
Maria Ernestina Riccardi ha trascorso un mese e mezzo nel suo letto d’ospedale lottando tra la vita e la morte. Era stata l’ultima a vedere in faccia suo figlio, il suo assassino, prima che anche lui si togliesse la vita sparandosi alla testa dentro la sua cucina della casa in via Gonario Pinna. Le condizioni della donna, che era entrata in ospedale con le sue gambe, si sono poi aggravate nelle ore immediatamente successive alla strage. Oltre all’altro figlio lascia anche una sorella alla quale era molto legata e alcuni nipoti. Anche loro erano tutti presenti ai funerali dell’84enne nata in Campania e arrivata a Nuoro per quell’amore familiari poi conclusosi con la più grande tragedia consumatasi nella storia della città.
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