Lotto 5
FELICE CASORATI
Novara 1883 – 1963 Torino
“Incontro con la musica” (1924-2000)
140×92,5 bassorilievo in bronzo a cera persa, es. III/VI
Opera siglata e numerata in basso a destra; sul bordo esterno destro in basso è presente un quadratino in bronzo recante impronta digitale di Francesco Casorati
Autentica su fotografia di Francesco Casorati rilasciata a Torino il 22/12/03 e registrata con il numero 1167 Archivio Francesco Casorati, Torino.
Bib.: – Catalogo generale delle opere di Felice Casorati, vol. III, n. 36SC. pag. 69, pubblicata b/n tavola fuori testo.
Allegata all’opera dichiarazione manoscritta del professor Francesco Poli: “Torino 25/1/22/ In relazione alla scheda n. 36 sc del catalogo/ generale delle opere di Felice Casorati, volume III, si precisa quanto segue: i bassorilievi in bronzo/ tiratura postuma, sono in sei esemplari/ segnati in numeri romani e non, come/ erroneamente indicato sulle schede, in numeri/ arabi./ Le dimensioni indicate nelle schede fanno/ riferimento a quello del gesso originale/ da cui sono tratte le opere in bronzo e/ quindi sono leggermente più piccole/ Francesco Poli”.
Provenienza: opera acquistata direttamente da Lazzarini Arte & Antiquariato, Torino.
I bassorilievi del teatro Gualino “Fu un atto di coraggio quello di concedere carta bianca a un pittore perché facesse dell’architettura.
Io speravo che, appunto perché immune dalle regole della tradizione, Casorati avrebbe risolto in modo originale il problema. La mia aspettativa non andò delusa. La sala è rettangolare, di colore grigio; il soffitto semplice, a sagome angolari.
Una fascia di circa un metro di altezza, fra pareti e soffitto, avente una serie di bassorilievi, illuminati da luce nascosta, è la nota decorativa dell’ambiente e in pari tempo l’unica sorgente luminosa. Cento seggioloni di legno nero lucido con cuscini grigi salgono a scalinata; il velario è di panno grigio, filettato di rosso; ai lati del boccascena due piedistalli scarlatti sostengono due statue grigie del Casorati. Il pavimento nero completa l’armonia in grigio-nero-rosso. Il teatrino comunicava colla mia abitazione, che presentava grande interesse per la collezione di oggetti d’arte disposta ogni anno in modo differente. Unica luce era quella proveniente dagli oggetti illuminati, cosicché si attraversavano le sale fra gli sguardi di Antonello o di Tiziano, di Cimabue o di Botticelli, tra smalti e ceramiche, tra statue cinesi e sculture romaniche.
Dopo lo spettacolo, gl’invitati solevano dal teatrino recarsi in casa a trascorrervi un’ora; nulla sembrava loro più interessante del mutamento radicale, del passaggio repentino dall’emozione dello spettacolo presentato nella sala del teatrino lucida e austera, alla visione del passato sintetizzata da pochi capolavori opportunamente messi in rilievo. L’accesso al teatrino, ricavato in piccolo vano, con giuoco audace di grossi archi e di basse volte, così da farlo sembrare di molto più vasto, tutto grigio e nero, fu una delle cose più belle ideate dal Casorati.”
(Riccardo Gualino: “Frammenti di vita e di pagine sparse”, Roma, 1966, p. 109)
Opere dal teatrino privato di Casa Gualino (Torino – 1923).
Il teatrino privato di casa Gualino costituì a Torino uno dei banchi di prova dell’opera d’arte totale, quell’opera che vede l’artista impegnato nella creazione di uno spazio costruito e decorato, progettato e arredato per rappresentare un’opera d’arte fine a se stessa, uno spazio non solo contenitore ma espressione di contenuti e di principi estetici. Felice Casorati ed Alberto Sartoris furono chiamati da Riccardo Gualino a realizzare il teatrino della casa di via Galliari nel 1923.
Il più anziano pittore fece sicuramente da guida al giovane architetto, nell’intento di produrre uno spazio “ideale” simile a quello che nasceva nelle sue tele, un’atmosfera metafisica conseguenza di un calibrato accordo di colori, forme e linee. La decorazione era costituita, oltre che da due statue poste ai lati del proscenio (una rappresentante la commedia, l’altra la
tragedia), da quattordici bassorilievi inseriti come metope nel fregio che percorreva l’estremità superiore delle pareti del teatro. Questi bassorilievi realizzati in gesso costituivano un “compromesso” tra l’architettura e la decorazione dello spazio. Non più pittura, non solo decorazione, ancora architettura. I soggetti rappresentati si riferivano a scene del mondo animale e di vita pastorale, i cui protagonisti erano gli stessi dei coevi dipinti di Felice Casorati: nudi esili, dormienti abbandonate, linee pure, misurate, ponderate, spazi ideali costruiti come scenografie fiabesche, metafore del luogo “altro” popolato dai personaggi casoratiani.
Dei bassorilievi, andati distrutti con l’intera casa di via Galliari, restano oggi alcune copie conservate in collezione privata, non solo quali preziose opere d’arte ma anche come testimonianza di un momento storico in cui Torino credette nella modernità ed inseguì il sogno dell’opera d’arte totale.
Eva Brioschi (dall’archivio Felice Casorati) Opere eseguite in bronzo patinato, tratte da una serie di bassorilievi in gesso, creati da Felice Casorati per il teatrino di casa Gualino (1923-24).
Le opere in gesso sono pubblicate sul volume edito dalla Fondazione CRT (Torino, novembre 2000) “Lionello Venturi e la pittura a Torino 1919-1931” (tav. 85 e tav. 90), e sono attualmente in collezione privata. I bassorilievi, un tempo creduti persi in seguito all’abbattimento del teatrino Gualino, sono gli originali, dai quali sono state tratte le fusioni in bronzo, materiale nobile, giustamente voluto per garantire “eternità” alle opere originali, realizzate in gesso, materia per sua natura non longeva, sia per il decadimento naturale, sia per il rischio di eventuali rotture.
Secondo la legislazione sono considerate “opere prime” originali fino a nove riproduzioni, in questo caso eseguite in tiratura numerata, di soli sei esemplari e catalogata nell’archivio dell’artista.
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