La rivoluzione digitale porta con sé un costo crescente, spesso invisibile, ma pesante per l’ambiente: l’impronta di carbonio dei data center. L’industria tecnologica, simbolo di progresso immateriale, sta affrontando un paradosso tangibile. Alimentare l’economia digitale globale richiede infrastrutture massicce e materiali ad alta intensità di carbonio come acciaio e cemento. Microsoft, uno dei giganti del settore, sta cercando di risolvere questo dilemma attraverso soluzioni innovative che combinano tecnologia, design e sostenibilità.
Quanto impatta il digitale
I data center consumano circa il 3% della fornitura elettrica globale e sono responsabili di circa il 2% delle emissioni totali di gas serra (GHG). Questo è paragonabile all’impatto ambientale dell’intera industria aerea.
Il cloud ha un’impronta di carbonio superiore a quella dell’industria aerea. Un singolo data center può consumare l’elettricità equivalente a 50.000 abitazioni.
Il raffreddamento rappresenta una porzione sostanziale del consumo energetico nei data center, i sistemi di condizionamento dell’aria possono assorbire oltre il 40% dell’elettricità utilizzata da un data center. Questo contribuisce ulteriormente all’impronta di carbonio complessiva.
Vi sono poi le emissioni indirette associate alla produzione di hardware e materiali per la costruzione dei data center: si stima che la produzione e il trasporto di un singolo server possano generare fino a 1750 kg di CO2. Con l’espansione dei data center, che possono sostituire fino a 400.000 server all’anno, questo diventa un problema rilevante per l’ambiente.
Negli ultimi anni, dunque, con l’espansione delle reti cloud e delle capacità di elaborazione i data center in giganti energivori. Questi “cervelli digitali” non solo consumano elettricità, ma la loro stessa costruzione rappresenta una sfida ambientale significativa. Materiali tradizionali come cemento e acciaio, fondamentali per edifici resistenti e duraturi, sono tra i maggiori responsabili delle emissioni globali di gas serra: la produzione di acciaio e cemento rappresenta, rispettivamente, circa il 7% e l’8% delle emissioni globali secondo il World Economic Forum.
Un gigante con un problema crescente
Un problema rilevante per l’ambiente e per un’azienda come Microsoft che attualmente gestisce oltre 300 data center in tutto il mondo. Questi data center sono distribuiti in 64 regioni, e la società prevede di continuare ad espandere la propria capacità, con piani per aggiungere tra 50 e 100 nuovi data center ogni anno nel prossimo futuro
L’azienda tech, che punta a diventare carbon negative entro il 2030, ha recentemente ammesso un aumento delle emissioni Scope 3 (legate alla produzione e alla catena di approvvigionamento) del 30% tra il 2020 e il 2023, attribuendo gran parte di questa crescita proprio alla costruzione di data center. Nonostante i progressi nell’efficienza energetica e l’aumento dell’uso di energie rinnovabili, è chiaro che affrontare le emissioni incorporate è cruciale.
Legno: il ritorno di un materiale antico, in versione tech
La risposta di Microsoft al dilemma è tanto innovativa quanto inaspettata: legno. L’azienda ha annunciato che nei suoi nuovi data center in costruzione in Virginia utilizzerà cross-laminated timber (CLT), un materiale prefabbricato in legno progettato per sostituire acciaio e cemento.
Il CLT non è semplice legno, ma un prodotto altamente tecnologico: strati di legno incollati e pressati in pannelli solidi, caratterizzati da leggerezza, resistenza e capacità ignifuga. Grazie alla sua struttura, il CLT offre un isolamento naturale che protegge la struttura dal calore estremo meglio dell’acciaio, sviluppando uno strato di carbonizzazione che agisce come una barriera protettiva. Il legno utilizzato proviene, o dovrebbe provenire da foreste certificate.
L’uso del CLT, considerato un materiale da costruzione sostenibile, ridurrà significativamente il carbonio incorporato nei data center, con una stima di riduzione del 35% rispetto alle costruzioni tradizionali in acciaio e del 65% rispetto al cemento prefabbricato.
Innovare per il futuro
La scelta del legno rappresenta un cambio di paradigma non solo per Microsoft, ma per l’intera industria digitale. Tradizionalmente, il settore tecnologico ha posto l’accento sulla riduzione delle emissioni operative, investendo in energie rinnovabili e tecnologie di raffreddamento più efficienti. Tuttavia, il peso ambientale delle infrastrutture non può più essere ignorato, e il CLT potrebbe diventare una soluzione replicabile su larga scala.
Jim Hanna, responsabile della sostenibilità dei data center di Microsoft, ha evidenziato l’importanza di un approccio sistemico:
“Dobbiamo pensare in modo olistico lungo tutta la catena del valore, dai materiali utilizzati nelle costruzioni fino alle apparecchiature che alimentano i nostri data center.”
Oltre il legno: un ecosistema di soluzioni
Microsoft non si ferma al legno. L’azienda sta aggiornando i contratti con i fornitori per includere requisiti di basso impatto ambientale e investendo in startup innovative attraverso il suo Climate Innovation Fund, che investirà 1 miliardo di dollari in 4 anni. Tra queste, figurano aziende come Stegra, impegnata nella produzione di acciaio verde, e CarbonCure, che integra CO₂ riciclata nella produzione di cemento.
Brandon Middaugh, responsabile del Microsoft Climate Innovation Fund, sottolinea l’importanza di supportare l’intera filiera:
“Il nostro obiettivo è garantire che i fornitori abbiano le tecnologie necessarie per sviluppare soluzioni sostenibili.”
Decarbonizzare l’industria digitale: una sfida globale
L’iniziativa di Microsoft si inserisce in un dibattito più ampio: come affrontare l’impatto ambientale dell’industria digitale, un settore che rappresenta già circa il 4% delle emissioni globali di gas serra. Con il crescente spostamento delle economie verso il cloud e l’intelligenza artificiale, questa cifra è destinata ad aumentare.
La decarbonizzazione del digitale richiederà innovazioni come il CLT, ma anche cambiamenti strutturali nella progettazione, nella scelta dei materiali e nella gestione dell’intera filiera. Microsoft, con il suo approccio integrato, sta fornendo un modello che altri giganti della tecnologia potrebbero seguire. Tuttavia, l’adozione su larga scala richiederà investimenti massicci e un impegno collettivo da parte del settore.
In un’epoca in cui il digitale è sinonimo di progresso, il futuro dei data center potrebbe sorprendere: non più torri di cemento e acciaio, ma strutture costruite con materiali rinnovabili e tecnologicamente avanzati. In questa transizione, Microsoft ha scelto di guidare, dimostrando che anche il cuore dell’industria tecnologica può battere al ritmo della sostenibilità.
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