Il commissario europeo Paolo Gentiloni dice che non ci fu alcun negoziato sui fondi del Pnrr. E che a decidere la distribuzione dei soldi è stato un algoritmo. Che si basava sul numero delle vittime da Covid-19 e sui danni provocati all’economia dalla crisi pandemica. Gentiloni racconta cosa è accaduto e ridimensiona il ruolo dell’allora premier Giuseppe Conte in un libro di Paolo Valentino, giornalista del Corriere della Sera, intitolato Nelle vene di Bruxelles. Storie e segreti della capitale d’Europa. Il negoziato ci fu solo sui soldi a fondo perduto. Che paesi come l’Olanda non avrebbero voluto. «Emettere debito comune per 800 miliardi senza dedicare un euro a progetti comuni è stata un’occasione persa. Tutti questi soldi sono stati dati in base a un algoritmo ai vari Paesi, mentre è chiaro che i finanziamenti comuni europei dovrebbero innanzitutto andare a progetti comuni», dice Gentiloni.
Il commissario spiega che le quote di finanziamento assegnati ai diversi paesi «non sono state negoziate dai capi di governo. Sono state ricavate da un algoritmo che è stato tra l’altro ideato e definito da due direttori generali (entrambi olandesi). C’è un po’ di retorica italiana sul fatto che abbiamo conquistato un sacco di soldi. Non è vero. L’Italia è il settimo Paese in termini di rapporto tra soldi ricevuti e Pil. Ci sono altri che in termini relativi hanno portato a casa molto di più, dalla Spagna alla Croazia. Sempre grazie all’algoritmo». Ma secondo Gentiloni non ha altra scelta che fare debito comune «per finanziare beni comuni europei. Il che non significa prolungare l’attuale Next Generation EU, ma usare lo stesso metodo. Anche questo però se non si accompagna a passi concreti verso un tesoro comune europeo, rischia di rivelarsi un’incompiuta».
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