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In questo articolo vedremo se è possibile effettuare un pignoramento dello stipendio con mutuo in corso (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Come funziona il pignoramento dello stipendio con mutuo in corso

Chiariamo subito che il pignoramento dello stipendio è possibile anche con il mutuo in corso.

In caso di controversie tra privati, anche se la banca stessa è creditrice, può pignorare fino 1/5 dello stipendio, indipendentemente dall’esistenza di una delega di pagamento per le rate del mutuo. La legge considera il quinto pignorabile al netto delle sole imposte, senza tenere conto di altri debiti in corso.

Tuttavia, se c’è già un pignoramento in corso sul quinto dello stipendio la cosa cambia. La legge, infatti, non permette di eseguire un secondo pignoramento simultaneo sul quinto dello stipendio, a meno che i crediti siano di diversa natura, come crediti fiscali, alimentari o altri crediti privati.

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Come funziona il pignoramento dello stipendio

Il pignoramento dello stipendio è un procedimento legale che permette a un creditore di recuperare un debito trattenendo una parte dello stipendio di un debitore.

Questa procedura viene utilizzata nel caso di un lavoratore dipendente che non riesce a pagare il proprio debito, consentendo al creditore di ottenere un ordine giudiziario per riscuotere il denaro direttamente dallo stipendio del debitore.

Il pignoramento dello stipendio può avvenire sia per lavoratori con contratti part-time sia full-time, ma ci sono delle limitazioni rispetto alla somma che può essere pignorata, poiché esiste una percentuale minima non pignorabile (Codice di procedura civile, art. 545).

Inoltre, se il creditore è un privato o l’Agenzia delle Entrate, le limitazioni sul pignoramento differiscono: l’Agenzia delle Entrate, infatti, ha restrizioni diverse e più rigorose riguardo a quanto può pignorare dallo stipendio di un lavoratore.

L'articolo 545 del codice di procedura civile.
L’articolo 545 del codice di procedura civile.

Qual è limite vitale impignorabile per gli stipendi?

Il limite vitale impignorabile se il creditore è un privato

La parte dello stipendio che può essere pignorata varia in misura percentuale. Escludendo i pignoramenti che coinvolgono l’Agenzia delle Entrate, i quali hanno limiti differenti, è possibile pignorare solo 1/5 dello stipendio del lavoratore, ossia il 20% dell’importo netto. Questo limite si applica sia ai lavoratori part-time che full-time.

Il limite vitale impignorabile se il creditore è il Fisco

Ci sono regole diverse se il pignoramento dello stipendio avviene a causa di debiti tra privati o con l’Agenzia delle Entrate.

Nel caso dei debiti con privati, come abbiamo visto, il creditore può pignorare fino a un 1/5 dello stipendio netto. Tuttavia, quando si tratta di debiti con l’Agenzia delle Entrate, la quota pignorabile varia a seconda dell’importo dello stipendio:

  • 1/10 se lo stipendio è inferiore a 2.500 euro;
  • 1/7 se lo stipendio è inferiore a 5.000 euro;
  • 1/5 se lo stipendio è superiore a 5.000 euro.

Che differenza c’è tra il pignoramento dello stipendio part-time e full-time?

La parte dello stipendio che può essere pignorata varia in misura percentuale. Pertanto, la legge non distingue tra stipendi part-time e full-time: quanto più basso è lo stipendio, tanto minore sarà anche la somma pignorabile.

Come funziona il pignoramento del TFR?

Il processo di pignoramento del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) segue gli stessi criteri applicati per lo stipendio. In altre parole, se si hanno debiti con privati, il TFR può essere pignorato solo fino a 1/5 del suo importo.

Se i debiti sono con il Fisco, cioè con l’Agenzia delle Entrate, si applicano gli stessi limiti di pignoramento dello stipendio, descritti in precedenza.

Si può pignorare lo stipendio se è già stato versato su conto corrente?

Quando parliamo di pignoramento dello stipendio, ci riferiamo al processo in cui le somme dovute al debitore vengono trattenute direttamente dal datore di lavoro.

Tuttavia, esiste un’altra forma di pignoramento, che rientra sempre nel pignoramento presso terzi, che coinvolge il conto corrente del debitore. In questo caso, le somme presenti sul conto, compreso lo stipendio, possono essere espropriate, ma con alcune limitazioni.

Ad ogni modo, il pignoramento del conto corrente è solitamente attivato quando il debitore è un lavoratore autonomo, che non riceve uno stipendio regolare. Attraverso questa procedura, è possibile sequestrare infatti sia le somme versate a titolo di stipendio che eventuali redditi da lavoro autonomo.

È importante notare che la somma presente sul conto corrente è soggetta a pignoramento solo nella misura che supera tre volte l’Assegno sociale, il che significa che possono essere prelevate solo le somme che eccedono i 1603,23 euro (= 534,41 euro euro x 3).

FAQ: domande frequenti sul pignoramento

Cos’è il pignoramento?

Il pignoramento è un atto giuridico attraverso il quale un creditore, in seguito a un giudizio favorevole, ottiene il diritto di trattenere o vendere beni del debitore per soddisfare il proprio credito.

Quali beni possono essere pignorati?

Possono essere pignorati diversi tipi di beni: immobili, stipendi, conti bancari, veicoli, ecc. Tuttavia, la legge stabilisce alcuni beni “impignorabili”, come gli strumenti indispensabili per il lavoro del debitore.

Come si svolge il procedimento di pignoramento?

Il pignoramento inizia con un atto notificato dal creditore al debitore. Successivamente, un ufficiale giudiziario valuta e sequestra i beni da pignorare. In alcuni casi, può avvenire direttamente tramite gli enti finanziari o datori di lavoro.

Il debitore può opporsi al pignoramento?

Sì, il debitore ha il diritto di opporsi al pignoramento presentando un’opposizione all’esecuzione o all’espropriazione, a seconda del caso, davanti al giudice competente.

Qual è la differenza tra pignoramento e sequestro?

Il pignoramento è un atto esecutivo diretto a soddisfare un credito, mentre il sequestro è una misura cautelare che mira a conservare i beni in vista di un giudizio futuro.

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