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intervista a Daniela Di Maggio #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Tutto tranne che meravigliata o stupita per quanto avvenuto. Da un lato si dice soddisfatta, perché la sentenza che condanna l’omicida del figlio è diventata definitiva, dall’altro però sente di dover fare tanta strada ancora, nel tentativo di cambiare le leggi penali minorili. Eccola Daniela Di Maggio, la madre di Giovanbattista Cutolo, il musicista ucciso a 24 anni al termine di un’aggressione immotivata all’interno di un pub di piazza Municipio. Ha ricevuto da poco la comunicazione da parte del suo avvocato di fiducia, il penalista napoletano Claudio Botti, che l’ha informata degli esiti del processo a carico di L.B., oggi 18enne, come responsabile del delitto del figlio. Ha letto Il Mattino, a proposito degli sconti assicurati dal rito abbreviato e dalle nuove leggi all’assassino del figlio.

Sentenza definitiva, ma dai venti anni firmati dal gip Lucarelli, bisognerà scorporare una serie di sconti, in relazione alla Cartabia e al calcolo della buona condotta. Qual è il suo giudizio?
«Avevo previsto tutto. Sapevo che non avrebbero fatto appello, forti della possibilità offerta al minore che non appella una condanna in primo grado, ma il mio sentimento è duplice: da un lato la soddisfazione perché la condanna è diventata definitiva; dall’altro, la voglia di battermi, magari anche scendendo in politica, perché le leggi penali minorili siano al passo con i tempi e non concedano tanti sconti come avviene ora».

Restiamo al primo punto, la soddisfazione per una condanna che diventa definitiva.
«Il verdetto firmato lo scorso marzo dal giudice Lucarelli era inattacabile. Ha scritto un provvedimento che avrebbe resistito fino in Cassazione. In questo senso, Giovanbattista Cutolo vive, splende di luce, mentre chi lo ha ucciso vive nel buio, dovrà trascorrere parte della sua giovinezza in cella: mi riferisco al 18enne condannato per aver fatto fuoco contro un ragazzo inerme, per giunta colpito alle spalle, ma anche ai due complici che attendono giudizio e che sono detenuti per rapine di Rolex. Loro vivranno nel buio di chi agisce con violenza contro il prossimo, l’auspicio è che lo Stato sia in grado di mettere in campo un serio progetto di riabilitazione come previsto dalla nostra Costituzione».

C’è la questione degli sconti. In sintesi, dei venti anni inferti a marzo scorso, L.B. ne farà in cella a stento 14. Che ne pensa?
«È uno dei punti su cui intendo battermi, come ho fatto all’indomani dell’omicidio di mio figlio, con quell’insieme di norme che oggi vengono definite decreto Caivano e che dovrebbero invece chiamarsi legge Giovanbattista Cutolo».

A cosa fa riferimento?
«La stretta sulle armi ai minori, l’introduzione del reato di “stesa”, il ripensamento della messa alla prova, che non deve essere concessa a chi commette reati tanto gravi, sono frutto delle mie battaglie che hanno trovato ascolto in sede governativa. Vede, ho fatto il giro dei ministeri, ho ottenuto ascolto dal ministro Piantedosi, nella speranza che il sacrificio di un ragazzo bello e solare, gentile e preparato come mio figlio non finisse per diventare inutile. Ora però la battaglia non è finita, bisogna andare avanti per avere delle norme in grado di contrastare fenomeni di devianza giovanile e criminale tanto radicati».

Quali sono i punti su cui intende continuare la sua battaglia?
«La questione degli sconti concessi o che verranno concessi a L.B è sotto gli occhi di tutti. Bisogna auspicare che si intervenga al più presto per garantire deterrenza e riabilitazione, rigore ed effettività della pena. In sintesi, niente abbreviato (che comporta uno sconto di un terzo della pena), niente Cartabia (sconto di un sesto della pena per chi accetta di non inoltrare motivi di appello ai giudici di secondo grado), rafforzare il processo penale minorile, anche in relazione alle dinamiche che attraversano la nostra società».

A cosa fa riferimento?
«C’è un sentiment di paura di fronte all’evoluzione delle bande giovanili. Se a 17 anni spari e amazzi a sangue freddo, solo per provare il funzionamento della pistola, poi non puoi accedere a tutti quei benefici attuali nel processo penale, alimentando un senso di impunità in chi commette delitti efferati ma anche paura nell’opinione pubblica».

Come intende portare avanti questa battaglia?
«Muovendomi in prima persona, come ho fatto finora, sono pronta a scendere in campo, ad entrare in politica».

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