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Da quando Miriade & Partners ha avuto la lungimirante idea di dare vita a Campania Stories, siamo arrivati alla dodicesima edizione, questa volta in area sannita, per la precisione alla Tenuta del Gheppio nel comune di Dugenta (BN).
La formula è giusta, si assaggiano i vini del territorio campano, si cena in ristoranti tipici e si visitano alcune aziende. È il modo migliore per far conoscere l’enogastronomia, la cultura, la storia di una regione che ha davvero molto da offrire e andrebbe considerata fra le più meritevoli d’attenzione.
Dalle prime avventure con l’Anteprima Taurasi, ho visto crescere il comparto vitivinicolo campano in modo impressionante, sebbene non tutte le zone abbiano raggiunto ancora i livelli che potenzialmente potrebbero conquistare. Se da una parte, ad esempio, il Taurasi ha sempre dovuto faticare per trovare una propria identità, a causa dei non pochi condizionamenti cui sono stati sottoposti i produttori, avendo tra le mani un vitigno complesso, difficile da comprendere e gestire senza correre il rischio di sottrarne proprio quelle caratteristiche che lo rendono riconoscibile fra mille, dall’altra il piedirosso ha subìto un periodo di grande apprezzamento per le sue doti di piacevolezza e bevibilità che lo contraddistinguono. Dal lato dei bianchi, hanno conquistato sempre maggiore attenzione vitigni come fiano e greco, seguiti da falanghina, coda di volpe, ma anche quei vitigni locali che dispongono di un corredo espressivo davvero coinvolgente.

Tenuta del Gheppio

Personalmente sono convinto che alcuni dei territori di origine vulcanica (e in Italia ce ne sono molti, con composizioni e stratificazioni diverse) favoriscano la produzione di vini bianchi di alto profilo espressivo, in Campania lo si vede in Irpinia, Campi Flegrei, Ischia, Procida, Vesuvio; nel Lazio nelle aree dei Colli Albani e delle Isole Pontine, nella Tuscia sia viterbese che grossetana; in Umbria nell’area di Orvieto; in Sicilia non si può non citare l’Etna, dove si fanno ottimi rossi ma i bianchi hanno a mio avviso una marcia in più, un’eleganza e un fascino straordinari, che ritroviamo anche nelle Eolie e a Pantelleria; salendo a Nord, nell’area veneta, abbiamo il Soave, i Monti Lessini e i Colli Euganei. Le eccezioni sono l’area nord-occidentale, dove regna il supervulcano della Valsesia, con il porfido ben distribuito nelle varie Doc e Docg che danno vita a grandi vini rossi a base nebbiolo, e l’area del Vulture in Basilicata dove l’aglianico è padrone incontrastato della scena. L’argomento è comunque molto più articolato e complesso, ma qui ho dovuto fare una sintesi, non priva di qualche approssimazione.
Volevo però evidenziare questo tema, poiché in Campania ha un peso tutt’altro che secondario, che emerge ogni volta che si degustano i bianchi e i rossi del territorio regionale.
Quest’anno l’annata più giovane presentata era la 2023 che, come sicuramente saprete, in molte zone dello Stivale ha dato non pochi problemi di gestione a causa di un clima decisamente bizzarro, imprevedibile e in alcuni casi decisamente devastante, come è accaduto in Romagna. Sicuramente le piogge primaverili hanno portato non pochi problemi, soprattutto dovuti alla proliferazione della peronospora, che trova nell’umidità e nei ristagni la condizione ideale per aggredire le viti. I trattamenti sono spesso risultati vani, poiché la sequenza di piogge era talmente frequente da disperdere o impedire qualsiasi intervento fitosanitario. Va detto che, come avviene per le grandinate, non tutti subiscono lo stesso livello di danno, ma certamente la produzione ne ha risentito ovunque, con perdite che in alcuni casi sono state quasi totali.
A favore c’è da dire che, grazie ormai all’esperienza e alle tecnologie di supporto che hanno molte cantine, una cernita attenta ha permesso di lavorare uve sane (per fare un esempio, a Villa Raiano hanno una tecnologia che gli permette di analizzare ogni singolo acino e scartarlo se ha un difetto).

Tenuta del Gheppio

Il risultato in bottiglia, però, al momento è stato piuttosto altalenante, per quanto riguarda i vini bianchi è stata una difficile lettura, probabilmente perché un’annata delicata come questa chiede un tempo maggiore per trovare i suoi equilibri, anche se ho avuto l’impressione che non fossero molti ad avere le caratteristiche di struttura, acidità, profumi, persistenza, da lasciar supporre un futuro convincente e rassicurante. Curiosamente, al momento i sentori primari post fermentativi erano molto presenti, ad esempio ho percepito la presenza della banana in molti campioni, riconoscimento che ho trovato anche in bianchi di altri territori e provenienti da altre varietà, come con la Vernaccia di San Gimignano o certi vermentini della costa toscana. Sentore, quello di banana, che nel giro di qualche mese sparirà, ma per ora è piuttosto marcante.
Le cose migliori sono arrivate da Campi Flegrei, Ischia, Costiera Amalfitana, parte dell’Irpinia (Fiano meglio di Greco, stranamente poco riconoscibile).
Avendo degustato tutti i vini a bottiglia coperta, posso dire che sono rimasto molto contento di avere visto la quasi totalità delle aziende che conosco e apprezzo emergere dalla mischia senza alcuna difficoltà, a prescindere dalle annate presentate, segno che chi lavora bene da tempo, neanche in annate difficili propone vini stentorei, incerti, poco leggibili.
Per ragioni di comodità ho preferito dare priorità ai territori piuttosto che alle annate, seguendo l’ordine di degustazione che ho effettuato.
Di seguito i campioni che ho trovato più coinvolgenti.


Coda di volpe (Sannio, Irpinia)


Sannio Coda di Volpe 2023 Fattoria La Rivolta: pesca, banana, leggero agrume, bocca fresca, con buona vena acida e una base sapida suggestiva, vino gradevole e coerente con la tipologia, molto ben fatto e, pur giovanissimo, con un indirizzo espressivo molto stimolante.

Tenuta del Gheppio

Irpinia Coda di Volpe 2022 Tenuta del Meriggio: presenta una trama olfattiva un po’ nascosta, meno diretta, ma al palato ha slancio, sapidità e una bella eleganza, con un cuore agrumato molto piacevole e cenni di erbe aromatiche e idrocarburi.


Bianchi Vesuvio


Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Munazei 2023 Casa Setaro: sto ancora aspettando l’annata del Munazei di Massimo Setaro che mi lasci perplesso, al momento non ha ancora sbagliato un colpo; floreale e agrumato non gioca su effetti pirotecnici ma si mostra con garbo e finezza; buona risposta al palato, è fresco, piacevole, vivo, di buona lunghezza, molto buono e pericolosamente godibile.
Pompeiano Bianco IGP Dressel 19.2 2023 Bosco de’ Medici: susina, nespola, pesca Collins, leggermente sulfureo, cenni di ginestra; al palato ha freschezza, pulito, molto gradevole, dalla bevibilità coinvolgente, una bella interpretazione del caprettone in anfora.
Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Superiore Vigna Lapillo 2021 Sorrentino: un’azienda qualitativamente costante che offre una bella interpretazione del caprettone (con una piccola quota di falanghina e greco), il nome del vigneto la dice lunga sul suolo dove sorge, ovvero il tipico terreno lavico vesuviano, qui a quota 500 metri; mostra un bouquet articolato, dove la componente minerale non esita a rivelarsi, ampio spazio alla parte agrumata (mandarino, lime), ben definito; palato fresco, piacevole, dinamico, fa bene l’azienda a non avere fretta a fare uscire i propri vini…

Tenuta del Gheppio

Vesuvio Bianco 61.37 Contradae 2021 Casa Setaro: l’ultimo vino prodotto da Massimo Setaro mi ha spinto ad andare a curiosare da dove nascesse, tanto più perché mi è piaciuto moltissimo. Così vengo a sapere che è frutto di un processo di zonazione effettuata con il contributo dei contadini storici dell’area vesuviana, zonazione “per contrade”, non ufficiale e, quindi, ancora non riconosciuta, che ha lo scopo di portare finalmente alla realizzazione dello stesso concetto territoriale adottato sull’Etna. Il vino è figlio di tre vitigni tipici, ovvero caprettone per il 50%, greco e fiano per la restante parte. Quel “61.37” non è altro che un escamotage di Massimo, prelevato dalla smorfia napoletana, per identificare quella contrada che, proprio perché ancora non riconosciuta, non può essere menzionata in etichetta, ovvero “Bosco del Monaco”, dove 61 sta per «‘o cacciatore» (che guarda caso caccia nel bosco) e 31 per «il monaco». Mi ha colpito molto per la carica espressiva, la verve che ha mostrato sia nei profumi che al gusto, una belle energia che ti contagia e trasmette profondità e al contempo scioltezza, gran bel vino.


Bianchi Isola d’Ischia (Ischia Dop)


Tre vini di Casa D’Ambra, come sempre molto convincenti, due a base biancolella e uno forastera.
Ischia Biancolella 2023: profumi di agrumi freschi, anche floreale, gelsomino, limone, al palato ha buona freschezza, note iodate e marine, snello ma non per questo semplice, anzi.
Ischia Biancolella Tenuta Frassitelli 2023: naso ancora più marino, sa di conchiglie, molto bello, al palato ha buona struttura, freschezza, la parte agrumata si fa sentire, vino di bell’impatto, piacevole, di qualità decisamente ottima tanto più da un’annata così complicata.

Tenuta del Gheppio

Ischia Forastera 2023: naso più dolce, pesca bianca, susina matura, un filo di banana, agrumi maturi, la parte iodata è meno presente, mentre al palato ha una buona coerenza, forse appena meno dinamicità dei precedenti.


Bianchi Costiera Amalfitana (Costa d’Amalfi Bianco Dop)


Costa d’Amalfi Ravello Bianco Selva delle Monache 2023 Ettore Sammarco: gran bel vino, del resto non è una novità per quanto mi riguarda, ha naso maturo il giusto, infatti la parte agrumata è “rotonda”, senza quella pungenza che spesso appare in gioventù;  c’è un ampio spettro di frutti a polpa bianca e gialla, leggero ricordo floreale; al palato è deciso, la trama agrumata emerge con grande slancio, ha ottima freschezza, vivo e dalla materia ben gestita, finale coinvolgente e salino.
Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva 2022 Marisa Cuomo: un altro vino che non ha bisogno di presentazioni, ha colore paglierino carico con riflessi dorati, trama olfattiva equilibrata, l’agrume è integrato con la frutta a polpa gialla, non ci sono svasature, la maturità in bocca è giusta, in equilibrio, l’incedere sapido e piacevole, equilibrato in tutto, molto bello, elegante.


Bianchi a base Pallagrello bianco (IGP Terre del Volturno)


Terre del Volturno Pallagrello Bianco IGP Ventallegra 2022 Scaramuzzo: naso maturo, è un po’ il timbro dell’annata, frutta a polpa gialla, albicocca, pesca, cenni di ginestra; in bocca mantiene lo stesso profilo, c’è un guizzo acido che asciuga un po’ la bocca, curiosamente ha qualche sfumatura iodata, in realtà al palato dimostra una maggiore freschezza, segno che olfattivamente deve solo assestarsi.

Le DOCG dell'Irpinia

Terre del Volturno Pallagrello Bianco IGP Lancella 2023 Cantina di Lisandro: incredibile attacco di erbe aromatiche, molto intenso, santoreggia, bosso, timo, bocca materica, di carattere, buon equilibrio per l’annata, sapido, particolare, molto interessante.
Terre del Volturno Pallagrello Bianco IGP  Morrone 2022 Alois: naso leggero, sfumature di frutta esotica, leggera banana, agrume, al palato ha freschezza, ancora un po’ disarmonico, l’acidità non è del tutto integrata sebbene abbia una buona materia per poter trovare la quadra, diamogli ancora tempo.


Irpinia (Irpinia Falanghina DOP)


Irpinia Falanghina La Vespa 2023 Amarano: anche qui le note post fermentative sono evidenti, c’è però una buona espressività, lineare, la componente agrumata non ha alcuna tensione, c’è una buona cromaticità olfattiva che non si fissa sul prevedibile; in bocca freschezza decisa, bella profondità, il tessuto è di notevole finezza, una falanghina molto interessante e di livello alto.
Irpinia Falanghina Clarum 2023 I Capitani: come sempre i vini di quest’azienda sono concepiti per essere apprezzati con il passare degli anni; al momento è un po’ fermo sul frutto fermentativo, note di miele d’acacia; al palato è corrispondente, c’è un filo espressivo che potrebbe essere ricondotto alla mela, se da una parte si capisce che deve trovare la sua dimensione e completezza, dall’altra ha già una notevole piacevolezza di beva.


Campi Flegrei (Campi Flegrei Falanghina DOP e Campania Falanghina IGP)


Campania Falanghina IGP Sabbia Vulcanica s.a. Agnanum: resina e pompelmo, particolare, cenni di mela verde, mapo, timo, roccia lavica; al palato è fresco, molto sapido, decisamente un vino fuori dagli schemi, tanto più pensando a una falanghina, davvero incantevole e profondo, viscerale.
Campania Falanghina IGP Madama 891 2023 Radicivive: leggerissima banana, poi pesca bianca, erbe aromatiche, bocca coinvolgente, materica, qui esce anche l’agrume, vino che della giovinezza fa motivo d’orgoglio, ha una bella finezza e viene voglia di berne.
Campi Flegrei Falanghina 2023 Mario Portolano: naso che deve assestarsi, note quasi vulcaniche, sulfuree, poi escono i toni fruttati e agrumati; al palato esprime una materia già abbastanza in equilibrio, fresca il giusto, molto diritta, senza fronzoli, frutto ben espresso, incisivo, cenni sapidi, buona lunghezza, crescerà sicuramente.
Campi Flegrei Falanghina Colle Imperatrice 2023 Astroni: è incredibile quanto la banana emerga di frequente nella 2023, se nel Sannio me l’aspetto, qui un po’ meno; poi albicocca, susina, agrumi gialli, qualche cenno sulfureo; in bocca è citrino, ancora bisognoso di assestarsi, ma ha una bella materia, sicuramente promettente, deve solo trovare i suoi equilibri.
Campi Flegrei Falanghina Settevulcani 2023 Salvatore Martusciello: erbe aromatiche, cedro, anche qui la nota sulfurea è evidente; al palato è decisamente agrumato, giovanissimo, scompigliato ma di bel temperamento, promette grandi cose a chi saprà aspettare.
Campi Flegrei Falanghina 2022 Agnanum: annata diversa e naso ovviamente più maturo ma di bella complessità, c’è spazio per tanti piccoli frutti, erbe aromatiche e anche tracce floreali; all’assaggio mostra un grande equilibrio, sapidità, finezza, nulla fuori posto, lungo e coinvolgente, una delle falanghine più belle e coinvolgenti.

Vigneto azienda Villa Raiano

Campi Flegrei Falanghina Terrazze sui Campi 2022 Tenute Loffredo: filo agrumato, leggero sulfureo, erbe aromatiche; al palato richiama il lime, il cedro maturo, non complesso come il precedente ma ha una buona spinta e freschezza, comunque ben fatto e ancora giovane.
Campi Flegrei Falanghina Luce Flegrea 2022 Cantine del Mare: naso di piccoli frutti, agrumato, in bell’equilibrio; in bocca ha freschezza, buona spinta, piacevolezza, non complesso ma di una sincerità disarmante.
Campi Flegrei Falanghina Kairòs 2022 Cantavitae: naso gradevole e di buona ampiezza, ananas, macchia mediterranea, cenni vegetali; al palato è fresco, vivo, ben fatto, può crescere ancora.
Campi Flegrei Falanghina Dama del Sole 2022 Cantavitae: naso sulfureo, interessante, anche agrumato, bocca di buona intensità, espressiva, piacevole, colpiscono i vini di Cantavitae per la loro immediatezza e per l’eccellente rapporto qualità prezzo.
Campi Flegrei Falanghina 2021 Contrada Salandra: naso di frutta a polpa gialla, agrume maturo, richiami leggeri ad idrocarburi e note erbacee; al palato ha freschezza, buon slancio, colpisce per freschezza e lunghezza, molto interessante.
Campi Flegrei Falanghina Vigna Astroni 2019 Astroni: naso sulfureo, complesso, idrocarburo ancora più evidente, leggera mandorla dolce, avvolgente, sfumature speziate, burro, al palato è fresco, dinamico, ben lontano dall’essere arrivato, ha dalla sua una bella profondità e un incedere sicuro e diretto, materico, bellissimo.


Bianchi a base Fiano (Irpinia, DOP Fiano di Avellino; IGP Campania Fiano)


Fiano di Avellino 2023 Amarano: buon naso, frutto ben espresso, anche erbe aromatiche; al palato ha una bella ricchezza espressiva, mordente, sapidità, agrume vivo e piacevole, bel vino anche questo.
Fiano di Avellino 2023 Villa Raiano: mela, agrumi, minerale; in bocca ha una buona freschezza, lineare, sapido, molto fiano, davvero ben fatto, equilibrato e profondo, dalla beva decisamente stimolante.
Fiano di Avellino 2023 Donnachiara: biancospino, nocciola, torna l’agrume, frutta a polpa gialla; bocca fresca, piacevole, non ha grande materia e particolare ampiezza, però la finezza e la pulizia ci sono e il finale è molto gradevole.

Anfore a Villa Raiano

Anfore a Villa Raiano

Fiano di Avellino Borgodangelo 2023 Borgodangelo: naso di erbette aromatiche, melissa, finocchietto selvatico, agrumi; al gusto presenta una buona struttura, che gli consente di equilibrarsi con la tensione giovanile, è anche sapido e di buona lunghezza.
Fiano di Avellino Saucito 2023 Le Otto Terre: naso gradevole, anche floreale, gentile, fine; in bocca ha discreta struttura, giusta freschezza e una carezzevole suadenza.
Fiano di Avellino Pietracalda 2022 Feudi di San Gregorio: naso leggermente verde nella fase iniziale, piano piano si apre e tira fuori camomilla e cedro candito; al palato non è affatto male, ha buona struttura, intensità e avvolgenza.
Fiano di Avellino 2022 Colli di Lapio: naso lineare, frutto ben espresso (interessante nota di melone); bocca coerente, equilibrata, molto fine, materia giusta, freschezza, ben fatto, identitario, ottima espressione di fiano, ineccepibile.
Fiano di Avellino 2022 Tenuta del Meriggio: agrumi definiti e di bella finezza, susina; all’assaggio mostra una materia importante, forse viene da un altro areale dell’Irpinia, un fiano di carattere, bello vivo e intenso.
Fiano di Avellino Pietramara 2022 I Favati: naso di nuovo un po’ sottile, delicato, floreale, sotto c’è l’agrume, ma non è un fatto negativo, al contrario gioca sull’eleganza e il garbo; al palato ha perfetta corrispondenza, il linguaggio è altrettanto fine, piacevole, con il frutto ben espresso e una buona integrità.
Fiano di Avellino I Sognatori 2022 Tenuta Madre: naso maturo, interessante, complesso, il frutto non è così ovvio, c’è anche una certa dolcezza; c’è sempre la parte agrumata, la ritrovo in bocca, dove c’è una buona materia, precisione, finezza, molto fresco, lungo.
Fiano di Avellino Alimata 2022 Villa Raiano: anche qui bella finezza già al naso, si ragiona ad alti livelli, mineralità; palato coerente e dai toni collettivi, ben fusi, fresco, mobile, ancora giovane e con ottime prospettive evolutive.
Fiano di Avellino Xoròs Bio 2021 Stefania Barbot: una strana nota di bruciato volteggia sulla trama agrumata, come se la buccia del frutto fosse stata esposta alla fiamma, detto questo la sensazione è tutt’altro che fastidiosa, anzi; la bocca restituisce una materia di buona intensità e grande fascino, sorso fitto, lungo, sapido, non c’è che dire.
Campania Fiano IGP Pietracupa 2022 Pietracupa: so di colleghi che faticano ad apprezzare i vini di quest’azienda e non capisco perché; qui trovo un bouquet di notevole fascino, elegante, uno dei più coinvolgenti e complessi; anche in bocca ha lo stesso profilo, finissimo, fresco il giusto, non materico, davvero bello, quasi infinito.
Fiano di Avellino Elle 2021 Laura De Vito: ananas, nocciola, pesca bianca, pera, cenni di tiglio e molto altro, leggero fieno; un’annata interpretata benissimo anche al palato, che rivela una materia succosa, fresca il giusto, ampia e articolata, davvero notevole.
Fiano di Avellino Serrapiano 2021 Torricino: naso di camomilla e fiori secchi, poi iodio e pietra focaia; in bocca non ha la materia di altri 2021 ma è stimolante e non banale, mi piace proprio per questo.
Fiano di Avellino 2015 Tenuta del Meriggio: nove anni e un naso che inizia a esprimere note terziarie ma senza che queste lascino presupporre una discesa, sembra piuttosto un vino in stile francese; anche al palato mostra lo stesso carattere, l’interpretazione è più che valida, il vino ha carattere e profondità, finale molto sapido, notevole.
Fiano di Avellino Riserva Colle dei Cerri 2008 Di Meo: naso di erba finocchiella e frutti maturi, incredibile per un 2008; in bocca ha ancora una grande spinta, freschezza, tanta sapidità, vivissimo ed elegante, davvero superbo, forse il migliore vino assaggiato.


Bianchi a base Greco (Irpinia, DOP Greco di Tufo, Irpinia Greco e IGP Campania Greco)


Greco di Tufo 2023 Villa Raiano: naso articolato che non nasconde i tratti tipici del vitigno ma semmai li esalta, piccoli frutti ma anche qualche erba aromatica, leggerissima banana, mandorla; al palato ha struttura giusta e solida, indubbiamente dietro c’è un lavoro attento, la parte agrumata emerge bene nel finale mostrando una grinta giovanile ancora da domare.

Villa Raiano

Greco di Tufo  Alexandros 2023 Colli di Lapio: altro vino che rispecchia bene i tratti del vitigno (lo sottolineo perché in non pochi casi ho fatto fatica a riconoscerlo), torniamo su note leggermente mature, come l’annata mostra almeno in questa fase, ma abbiamo capito che è una fase non definitiva; al palato mostra una buona materia, freschezza, buona spinta, molto sull’agrumato, c’è anche qualcosa di salmastro che non guasta.
Greco di Tufo Vigna Cicogna 2023 Benito Ferrara: agrume, anche mandorla e pesca gialla, mentuccia, balsamico; al palato troviamo buona materia, freschezza ben integrata, spinta, buona persistenza, una trama che via via sembra dilatarsi e acquistare profondità, si annovera fra le eccellenze della giornata.
Greco di Tufo Terrantica 2022 I Favati: altro naso gradevole e coerente, zenzero, leggera mandorla, qualche erba aromatica, susina, cannella, gelsomino; buono anche in bocca, buona freschezza, un vino che nel tempo crescerà fortemente, ma già ora è davvero un bel bere.
Campania Greco IGP Pietracupa 2022 Pietracupa: torna il finocchietto selvatico, agrumi, salvia; piacevole al palato, fresco, scorrevole, non è la materia a comandare ma la finezza espressiva, leggero e bevibile, atipico per un greco ma chapeau proprio per questo.
Greco di Tufo Riserva Miniere 2022 Cantine dell’Angelo: naso di mandorla, agrumi, erbe aromatiche, poi spinge sul sulfureo, al palato torna ad essere il greco di struttura, molto tipico, intenso, ben fatto.
Greco di Tufo Grancare 2022 Tenuta Cavalier Pepe: erbe aromatiche, agrumi, lime, cedro, bocca di buon impatto, piacevole, senza spigoli, rifinita, di buona lunghezza, prodotto assolutamente affidabile.
Greco di Tufo Ponte dei Santi 2022 Villa Raiano: fiore di zagara, sambuco, nespola, torna l’agrume; buona corrispondenza al palato, fresco il giusto, manca ancora di equilibrio fra acidità e corpo ma è un problema momentaneo.
Greco di Tufo Riserva 888 2021 Le Otto Terre: naso leggermente sulfureo, poi mela renetta, gelsomino, lime; ampio e interessante all’assaggio, ancora molto fresco, corpo giusto e non debordante, finale coerente e di buona lunghezza.
Greco di Tufo Tornante 2021 Traerte: i vini di Raffaele Troisi non passano mai inosservati, invecchiano benissimo, per cui questo 2021 racconta di erbe aromatiche, agrumi, è vivo, gioioso, quasi minerale; bocca dove la struttura non lascia dubbi che stiamo parlando di greco, c’è freschezza, buona spinta, finale piacevole e convincente, assolutamente in crescita.
Campania Greco IGP Fuori Limite – Le Vecchie Vigne 2020 Traerte: e qui Raffaele supera se stesso, un vino monumentale, al quale non manca nulla, complesso e profondo, con un incedere progressivo che ti attrae in modo pericoloso; greco fino al midollo, della migliore qualità possibile, con una classe da grandissimo vino bianco e con quel filo tannico che caratterizza perfettamente la storica varietà irpina, chapeau!
Greco di Tufo Riserva Colle dei Lauri 2020 Tenuta del Meriggio: naso di erbe aromatiche, pesca gialla, frutto maturo il giusto, caratteristiche che ritrovo all’assaggio con un tocco di piacevole vena sapida e un corpo non esuberante ma comunque equilibrato e convincente.
Greco di Tufo Riserva Vittorio 2010 Di Meo: qui la parte terziaria si ferma agli inizi, c’è ancora un gran mordente, non si concede a dolcezze, invece punta sul sulfureo e sulla cotica, al palato è molto interessante, colpisce per freschezza, nerbo, è incredibilmente vivo, profondo, uno spettacolo, ruvido come è giusto che sia. Testimonianza che quest’azienda storica sa davvero cosa vuol dire fare un vino bianco da lungo invecchiamento.

Roberto Giuliani

 

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