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Il Consiglio direttivo della BCE ha confermato oggi le aspettative di una riduzione dei tassi di interesse di un quarto di punto, dando una svolta alla politica monetaria, dopo l’ultimo aumento dei tassi avvenuto a settembre 2023. Il Board ha deciso infatti di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento, tenendo in considerazione le più recenti prospettive di inflazione e crescita e l’intensità della trasmissione della politica monetaria.

Le decisioni assunte dal Board

Il consiglio direttivo della BCE ha deciso di ridurre i tassi di 25 punti base, portando quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 4,25%, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,5% e quello sui depositi al 3,75%, con effetto dal 12 giugno 2024.

Il Cosiglio direttivo ha poi preso atto che il Piano di quantitative easing (PAA) si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza, mentre conferma che  continuerà a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Piano pandemico (PEPP) sino alla fine di giugno 2024. Nella seconda parte dell’anno ridurrà il portafoglio del PEPP in media di 7,5 miliardi di euro al mese in modo da terminare i reinvestimenti nell’ambito di tale programma alla fine del 2024.

Quanto alle operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, a fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate e i rimborsi in atto contribuiscono all’orientamento della politica monetaria.

I motivi della decisione

Nel prendere la decisone di tagliare i tassi, i membri del Board hanno ritenuto che fosse “opportuno moderare il grado di restrizione della politica monetaria” dopo nove mesi di tassi di interesse invariati. E questo è avvenuto sulla base della considerazione che, dalla riunione di settembre 2023, l’inflazione è diminuita di oltre 2,5 punti percentuali e le prospettive di inflazione sono migliorate notevolmente. Anche l’inflazione di fondo è scesa, rafforzando i segnali di un indebolimento delle pressioni sui prezzi, e le aspettative di inflazione hanno registrato una flessione su tutti gli orizzonti.

La politica monetaria ha mantenuto restrittive le condizioni di finanziamento. Frenando la domanda e facendo sì che le aspettative di inflazione restassero ben ancorate, ciò ha contribuito in misura rilevante al rientro dell’inflazione.

Allo stesso tempo, malgrado i progressi degli ultimi trimestri, persistono forti pressioni interne sui prezzi poiché la crescita dei salari rimane elevata. Per questo ci si aspetta che l’inflazione resterà probabilmente al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno.

Le nuove proiezioni degli economisti

Le ultime proiezioni formulate dagli esperti dell’Eurosistema per l’inflazione complessiva e quella di fondo sono state riviste al rialzo per il 2024 e il 2025 rispetto alle proiezioni di marzo. Gli esperti indicano ora che l’inflazione complessiva si collocherà in media al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterà in media al 2,8% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e al 2% nel 2026.

Nello stesso tempo, ci si attende che la crescita economica aumenti progressivamente nell’arco del triennio, attestandosi allo 0,9% nel 2024, all’1,4% nel 2025 e all’1,6% nel 2026.

Prossime decisioni

Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Per questo assicura che “manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine”.

Per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi.

“Lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria – si afferma – può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il proprio mandato della stabilità dei prezzi”.

 

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