diGiampiero Rossi
Il bilancio della Fondazione San Bernardino negli ultimi 20 anni: interventi a sostegno di persone separate, senza lavoro, con il vizio del gioco o vittime di investimenti sbagliati o truffe online. Delpini: «Il denaro dell’usura è come sangue infetto»
La perdita del lavoro può essere l’origine del problema. Ma per cominciare ad accumulare debiti può bastare anche un calo delle entrate per cassa integrazione o per la perdita di un cliente. Oppure una separazione o spese mediche non previste. Per qualcuno la situazione si compromette a causa del vizio del gioco d’azzardo, ma anche l’impennata dei costi delle bollette e della spesa possono far saltare il piano per pagare il mutuo, e allora ecco che l’indebitamento si presenta come l’unica opzione.
Succede in Lombardia, a Milano come in provincia. Spesso senza che parenti, amici o vicini di casa sappiano nulla, c’è qualcuno che finisce nella spirale dei debiti e, non di rado, dei prestiti a usura. Impossibile misurare con precisione la portata di un fenomeno che rimane quasi sempre sommerso, ma in vent’anni di attività a sostegno delle vittime, la Fondazione San Bernardino ha elaborato qualche numero che rende l’idea. Alle porte della Fondazione voluta nel 2004 dall’arcivescovo Dionigi Tettamanzi e che opera attraverso le Caritas della Lombardia, si sono rivolte 4.773 persone con problemi finanziari e di sovraindebitamento e per 479 di loro sono stati elaborati interventi di garanzia o erogazione diretta, per un totale di 5 milioni 803 mila euro. Risorse provenienti per il 51% dal ministero delle Finanze e per il 49% da fondi 8 per mille veicolati dalle diocesi lombarde, destinate alla costituzione di fondi di garanzia e le varie forme di aiuto.
Il principale strumento, infatti, sono proprio le garanzie che la San Bernardino offre agli istituti bancari con i quali riesce a stipulare convenzioni per prestiti a persone che hanno bisogno di ripianare pesanti debiti. «A tutti abbiamo assicurato un accompagnamento tangibile, per evitare che cadessero vittima di circuiti illegali — spiega il presidente Luciano Gualzetti —. Si tratta di soggetti non necessariamente poveri, ma fortemente indebitati per non aver saputo gestire in modo adeguato il loro denaro. Sono persone spinte dal sistema non a risparmiare, ma a investire tramite strumenti finanziari rischiosi; convinte a contrarre piani di finanziamento che a un certo punto, in caso di spese impreviste o di riduzioni del reddito, si rivelano insostenibili; indotte a consumi non essenziali ed eccessivi rispetto alle entrate, segnate da dipendenze compulsive, vittime di truffe, sempre più spesso online. Abbiamo evitato che finissero nei circuiti dell’usura».
Tra i beneficiari del sostegno della Fondazione prevalgono i maschi, sposati, con licenza media, dipendenti privati, con mutui o finanziamenti a breve termine del valore medio di 23 mila euro o a medio-lungo termine per 76 mila euro, da restituire con una rata media mensile da 914 euro e che incide per oltre il 55% su un reddito medio di 1.148 euro al mese. «Il denaro dell’usura è come sangue infetto — dice l’arcivescovo Mario Delpini alla presentazione del bilancio della Fondazione all’Università Cattolica — e c’è una parte grigia della società tangente alla criminalità». Quindi parla delle difficoltà economiche di tanti per vivere a Milano e punta alla politica: «Serve una solidarietà di voci critiche, dobbiamo contestare il sistema che genera queste situazioni».
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