Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#adessonews
Affitto Immobili
Agevolazioni - Finanziamenti
Aste Abruzzo
Aste Basilicata
Aste Calabria
Aste Campania
Aste Emilia Romagna
Aste Friuli Venezia Giulia
Aste Italia
Aste Lazio
Aste Liguria
Aste Lombardia
Aste Marche
Aste Molise
Aste Piemonte
Aste Puglia
Aste Sardegna
Aste Sicilia
Aste Toscana
Aste Trentino Alto Adige
Aste Umbria
Aste Valle d'Aosta
Aste Veneto
Auto - Moto
bed & breakfast
Immobili
Crisi auto e licenziamenti: cosa succede a Volkswagen e in Italia: licenziamenti in vista #finsubito prestito immediato


Un cane che si morde la coda. La crisi del settore automotive sembra destinata a peggiorare, a meno che non si interrompa bruscamente con qualche idea geniale il loop che si è venuto a creare. Di che cosa stiamo parlando? Della crisi del comparto auto mondiale scatenata dal passaggio all’elettrico, un problema che inizia a farsi sentire pesantemente anche in Germania, nazione che da sempre ha un legame molto forte con il settore.

Quali contraccolpi avrà la crisi di Volkswagen in Italia? C’è chi prevede addirittura un “cataclisma occupazionale”. Quello che è certo è che il taglio del Fondo automotive e la fine della cassa integrazione per molte aziende di Torino e dintorni saranno un duro colpo per le aziende del settore ma soprattutto per i lavoratori del comparto, indotto compreso. Andiamo per ordine, partendo dalla Cina.

L’effetto traino della Cina è finito

In Cina gli aiuti di Stato alle case automobilistiche nazionali per fronteggiare il passaggio all’elettrico sono stati consistenti, cosa che in Europa non è stato possibile fare. Così come le fusioni e le acquisizioni per creare grandi gruppi in grado di affrontare al meglio le economie di scala. Poi c’è la leadership sulla produzione di batterie per le auto elettriche, dalle quali l’Europa cerca di affrancarsi sapendo però che ci vorrà del tempo. Tutto questo ha portato gli stabilimenti cinesi a produrre molte auto, soprattutto e-car, pensando di poterle vendere anche in Europa e negli Stati Uniti. Questo progetto però si è improvvisamente scontrato con l’imposizione dei dazi Ue sulle auto elettriche made in China (si passa in media dal 10 per cento al 45%). Situazione che apre le porte a una possibile guerra commerciale con l’Europa, anche se poi i dazi sono stati imposti per difendere i 14 milioni di posti di lavoro dell’industria europea.

Il cortocircuito che attanaglia il comparto auto mondiale va cercato non solo nella debole domanda di auto elettriche in Ue per problemi che conosciamo bene (prezzi troppo alti, ridotta autonomia, colonnine di ricarica ancora poco diffuse, etc..), ma anche nella riduzione dell’effetto trainante della Cina sull’industria automobilistica europea, peraltro già saturo di auto proprie. Se anche la domanda cinese di auto europee dovesse venire meno, saremmo davvero in una tempesta perfetta. Il colpo di grazia però potrebbe arrivare dall’America, visto che Trump ha minacciato un aumento delle tariffe del 10%-20% su tutte le importazioni dall’Ue.

La crisi (in numeri) di Volkswagen

Gli effetti di tutto questo iniziano a manifestarsi in modo concreto. Volkswagen potrebbe chiudere tre stabilimenti in Germania per la prima volta nei suoi 87 anni di storia. Il colosso dell’auto tedesco è solo la prima casa automobilistica europea ad accusare il colpo. Sta soffrendo per il calo delle vendite in Europa ma soprattutto per quelle in Cina, che rappresentano un terzo del totale. Nel terzo trimestre dell’anno si è registrato un crollo così forte, -15 per cento, da affossare le vendite totali del gruppo (-7 per cento). In particolare sono i veicoli di alta gamma a registrare i cali più significativi, Porsche e Audi, quelli più redditizi insomma. Ed è anche per questo che l’utile di Volkswagen nel 3° trimestre ha registrato un tonfo del 64% su base annua a 1,58 miliardi di euro. Numeri in calo anche sui nove mesi del 2024 (vedi foto sotto). Confermate invece le stime di profitto per il 2024, abbassate più volte nel corso dell’anno, nella speranza che il “taglio dei costi inevitabile” di 2,2 miliardi di euro sortisca i primi effetti.

Carta di credito con fido

Procedura celere

Oltre alla possibile chiusura di tre stabilimenti tedeschi si prospettano anche una marea di licenziamenti, decine di migliaia di tagli di posti di lavoro tra i 120mila dipendenti Volkswagen in Germania, “un’urgente necessità” secondo l’azienda. Chi scamperà ai licenziamenti potrebbe ritrovarsi con il 10% dello stipendio in meno, che per la casa automobilistica tedesca si tradurrebbe in un risparmio di quasi 800 milioni di euro l’anno. Intanto uno studio della associazione VDA ha pronosticato 140mila licenziamenti nel settore dell’auto in Germania entro il 2035. E mentre i lavoratori protestano Audi ha annunciato che a febbraio sbarrerà le porte della fabbrica di Bruxelles, quella che produce i Suv elettrici di lusso, mentre Continental ha deciso di uscire dal settore dei ricambi auto per concentrarsi sugli pneumatici tagliando migliaia di posti di lavoro. E in Italia?

L’Italia si sta deindustrializzando

La situazione in Italia non va meglio. Se prima il nostro Paese era conosciuto nel mondo anche per l’industria dell’auto, pensiamo non solo a Fiat ma anche a Ferrari, Maserati e Pininfarina, oggi ci ritroviamo con la speranza che arrivi un cavaliere bianco cinese che ci salvi da una crisi epocale nata dal passaggio, più o meno forzato, all’elettrico.

La crisi di Volkswagen, infatti, potrebbe pesare con un macigno sulle piccole e medie imprese manifatturiere italiane, quelle che contano soprattutto sull’export verso la Germania non potendo più sperare in Stellantis. Perché il nostro Paese da produttore di auto è diventato piano piano solo un produttore di pezzi per altri. In poche parole l’Italia si sta deindustrializzando, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.

Urso ha fallito, intervenga Meloni

Oltre alla crisi del settore auto a livello europeo, l’Italia si ritrova a che fare anche con “il disimpegno di Stellantis, con l’emblematico (e irrispettoso) rifiuto del presidente Elkann di presentarsi in Parlamento. Esaurimento delle risorse per gli ammortizzatori sociali. Fallimento del tavolo al Mimit e sciagurato ridimensionamento del fondo a sostegno dell’automotive deciso dal governo Meloni con la legge di bilancio”, riassume su X Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria nazionale del Pd (vedi foto sotto).

Crisi auto in Italia, post di Antonio Misiani - Foto X

Riguardo al taglio di 4,6 miliardi di euro al Fondo automotive, destinato all’adozione di misure a sostegno della riconversione della filiera, il ministro Urso assicura che “tutte le risorse andranno sul fronte degli investimenti produttivi con particolare attenzione alla componentistica, che è la vera forza del Made in Italy”, facendo capire di voler spostare gli aiuti dalla domanda (incentivi) all’offerta, in barba all’intenso lavoro del Tavolo sviluppo automotive.

Questa decisione fa paura, così come la fine degli ammortizzatori sociali in alcune realtà dove le ore di cassa integrazione in sette mesi sono risultate pari al doppio della media nazionale, cioè in Piemonte. Tanto che la provincia di Torino è diventata la più cassaintegrata d’Italia dopo Milano e Napoli, con quasi 17 milioni di ore. “Non c’è consapevolezza dei rischi che stiamo correndo”, dichiara il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, riferendosi in particolar modo ai possibili effetti che tali decisioni avranno sull’occupazione.  

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

Il cataclisma occupazionale

Il problema dell’automotive si palesa in Italia con il licenziamento di 31 dipendenti della Psa Pipes di Nichelino, piccola azienda torinese che opera nel settore automotive, ma anche con le difficoltà di aziende un po’ più grandi come la Te Connectivity di Collegno, che produce connettori automotive, e che dava lavoro a 222 persone. O come la Denso Thermal Systems di Poirino, specializzata nella produzione di sistemi di condizionamento per auto, che prevede 150 esuberi su 700 lavoratori.

Psa Pipes di Nichelino, i lavoratori in presidio - Foto TorinoToday

Nell’indotto solo in Piemonte sono a rischio 10mila posti di lavoro, più di un lavoratore su due della componentistica auto locale, un quarto di quella nazionale. Stellantis a parte i lavoratori in cassa integrazione sono più di 6mila in 25 aziende. Cassa integrazione che ad esempio sta per finire alla Lear, che produce sedili e interni delle Maserati, mettendo a rischio il futuro di 390 lavoratori.

L’epidemia potrebbe colpire presto anche Torino, cuore pulsante del settore auto italiano, falcidiando un comparto che conta oltre 2mila imprese, che fattura 55 miliardi di euro l’anno e che conta oltre 166mila lavoratori. Lo stesso Tavares non ha escluso licenziamenti per rilanciare Stellantis mentre a Mirafiori quasi 3mila persone sono in cassa integrazione. Negli ultimi due anni circa 2mila dipendenti hanno lasciato lo stabilimento con esodi incentivati. Basti sapere che a Mirafiori oggi i lavoratori totali sono 10mila e che dieci anni fa erano il doppio. E questa è solo la punta dell’iceberg, perché se non si inverte la rotta presto o tardi potremmo assisteremo a un “cataclisma occupazionale”, tanto per usare le parole pronunciate dalla consigliera regionale del Veneto, Laura Cestari, in riferimento alla crisi che sta investendo il gruppo metalmeccanico Berco di Polesella (Rovigo) e che potrebbe lasciare a casa circa 500 lavoratori.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link 

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Gestione Bed & Breakfasts

Finanziamenti Bed & Breakfasts

Source link

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

Conto e carta difficile da pignorare

Proteggi i tuoi risparmi

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui

La rete #dessonews è un aggregatore di news e replica gli articoli senza fini di lucro ma con finalità di critica, discussione od insegnamento,

come previsto dall’art. 70 legge sul diritto d’autore e art. 41 della costituzione Italiana. Al termine di ciascun articolo è indicata la provenienza dell’articolo.

Il presente sito contiene link ad altri siti Internet, che non sono sotto il controllo di #adessonews; la pubblicazione dei suddetti link sul presente sito non comporta l’approvazione o l’avallo da parte di #adessonews dei relativi siti e dei loro contenuti; né implica alcuna forma di garanzia da parte di quest’ultima.

L’utente, quindi, riconosce che #adessonews non è responsabile, a titolo meramente esemplificativo, della veridicità, correttezza, completezza, del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e/o industriale, della legalità e/o di alcun altro aspetto dei suddetti siti Internet, né risponde della loro eventuale contrarietà all’ordine pubblico, al buon costume e/o comunque alla morale. #adessonews, pertanto, non si assume alcuna responsabilità per i link ad altri siti Internet e/o per i contenuti presenti sul sito e/o nei suddetti siti.

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui