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Code davanti alla banca Intesa San Paolo in piazza San Carlo, aTorino.


Si apre un altro squarcio-beffa nel meccanismo per erogare prestiti bancari garantiti fino a 25mila euro alle Pmi. Che si è messo in moto con migliaia di domande arrivate agli istituti di credito nella prima giornata di lunedì 20. Ma anche, per più di qualche imprenditore, con la scoperta, nascosta tra le righe del provvedimento, che il beneficio può rivelarsi minore di quanto affermato dal governo, il quale ha parlato di una «potenza di fuoco da 400 miliardi di euro» che, nella realtà, sono meno di 30 (tanti sono i miliardi effettivamente coperti da garanzie dello Stato). Più di qualche banca, infatti, si starebbe avvalendo di una facoltà concessa dal governo nel decreto: la rinegoziazione di eventuali prestiti già in corso.
A spiegare il meccanismo è Enrico Zanetti, esperto di temi finanziari e già viceministro del Tesoro: «Se un soggetto che può aver diritto ai 25mila euro con garanzia al 100% ha già in essere con quella banca, a esempio, un precedente finanziamento di 20mila euro, le rinegoziazione implica emissione di fondi aggiuntivi solo per 5mila euro e, per il resto, la trasformazione del vecchio prestito». Sia chiaro: per l’impresa è sempre un vantaggio, specie se trasforma i 20mila euro del vecchio prestito (che magari era più vicino alla scadenza) in uno nuovo con durata di 6 anni, 2 anni di preammortamento e interessi più bassi, ma la valenza è senza dubbio minore. La garanzia, in buona sostanza, vale più per la banca, che si “copre” così sul vecchio prestito, che per il nuovo finanziamento che, ai fini pratici, ha un impatto attenuato. «Per questo – sottolinea Zanetti – aveva proposto, invano, che i nuovi fondi fossero vincolati al pagamento di fornitori e dipendenti».
Intanto, anche se non sono ancora disponibili i dati complessivi, a sera del primo giorno si sono stilati bilanci parziali: Intesa ha ricevuto 70mila richieste e ha reso noto di aver già fatto le prime erogazioni, a Mps sono giunte 13mila domande per 295 milioni di euro, 8mila a Banco Bpm, 5mila a Bnl, mentre il Credem ne ha viste un migliaio. Ed è stato compiuto un altro passo anche per “Garanzia Italia” i finanziamenti alle aziende medio-grandi garantiti da Sace, dopo che si è chiuso l’accordo con l’Abi per le modalità operative: per tutti i finanziamenti fino a 375 milioni la garanzia scatterà in 48 ore. Dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e dai sindacati erano arrivati appelli alla clientela a non recarsi in filiale, anche per evitare possibili tensioni, e a ricorrere ai canali “da remoto”, ma comunque molti clienti si sono recati ugualmente agli sportelli, anche senza appuntamento. Hanno funzionato comunque le pre-istruttorie avviate dalle stesse banche nei giorni scorsi. Qualche atto violento, comunque, c’è stato: ad Alghero davanti a una filiale è stato trovato un pacco con dentro una tanica di benzina da 5 litri ed una cartuccia calibro 12, un falso “allarme bomba” si è avuto a Catania.
In ogni caso, con una lettera firmata dai vertici l’Abi ha chiesto agli istituti associati di comunicare urgentemente se hanno messo in campo le varie misure organizzative, ma ha avvisato che le norme fissate nel decreto «restano complesse» e così tutti gli obblighi ancora validi, come peraltro ha ricordato anche Bankitalia. I tassi sono bassi: Intesa, spiega Stefano Barrese, responsabile della divisione banca dei territori, applica un minimo dello 0,04% con scadenza a 3 anni e preammortamento 2 anni fino a un massimo dell’1,13% (con scadenza 6 anni). Da Unicredit i tassi applicati fino ai 25mila euro variano dalla 0% per una durata di 36 mesi fino all’1% nel caso di 72 mesi.

 

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