C’è qualche apprensione per possibili ritardi nell’approvvigionamento “any origin” dei prossimi mesi. Situazione consolidata anche per il tenero, mentre il mais torna in discesa
Grano duro, scambi limitati
Italia
Staticità dei mercati con limitato livello di scambi, ma anche con qualche preoccupazione per un possibile ritardo nell’approvvigionamento “any origin” nei prossimi mesi a causa della posizione attendista dell’offerta mondiale. In regime di limitata offerta e di incertezza, le quotazioni si mantengono invariate da Nord a Sud, con massima attenzione alle intenzioni di semina 2024. Il duro “Fino” nazionale vale un 340 euro/ton reso destino, con i “mercantili” al Nord sui 300-320 €/t e un 310-330 €/t al Sud (con Altamura chiuso per festività).
Europa
Le piazze comunitarie restano vitalizzate dalla domanda intra-Ue, essenzialmente italiana, ma nel complesso prevale una certa pesantezza (settimana corta) soprattutto in Spagna, che cede un 2 €/t. I detentori non premono per vendere il restante della produzione e a fare mercato e sostegno resta l’esecuzione locale dai porti dei contratti in essere. Il clima favorevole fa ben sperare per le semine in fase di esecuzione nelle aree della Francia e del centro Europa. In Spagna il grano molitorio “gruppo 1” si riposiziona a 283 €/t (meno 2) franco partenza magazzini Andalusia; in Francia la qualità “milling” in lieve ripresa a 308 €/t (più 3) resa Fob porto del Mediterraneo.
Mondo
Le prime informazioni ufficiali sul raccolto Usa-Canada parlano di rese/ha oltre le aspettative, per una produzione congiunta sui 8,5 mln/t, ma anche di una buona qualità con limitata percentuale per i gradi inferiori (dal 3 al 5). In regime di ampie rese/ha, in alcune aree il tenore proteico della granella risulta inferiore agli standard molitori locali del 15% di proteina sulla sostanza secca. Permane l’incertezza sulla decisione commerciale di Russia e Turchia; i riflessi si notano sull’ultima asta (alla fine cancellata) della Tunisia, dove le offerte Cif sarebbero state tra i dai 350 $/t ai 410 $/t.
Calma piatta per il grano tenero
Italia
Non si sono registrati fatti o notizie a modificare una situazione di consolidamento per i grani nazionali, che vedono attività di scambio con valorizzazione dei lotti con specifiche superiori. Adeguata l’offerta per tutte le classi merceologiche, con qualche maggior limite per i grani panificabili e biscottieri. I rimpiazzi comunitari ed esteri si mantengono in concorrenza, ma con qualche supporto per l’origine locale. Milano e Bologna quotano invariato per un “tipo Bologna” che vale 315-320 €/t partenza. La classe 2 (“bianchi”) sui 270-280 €/t, i “misti” classe 3 sui 245-250 €/t. Le alternative comunitarie panificabili restano allineate alla classe 3, con l’origine Austria invariata e gli “spring” Usa in lieve calo.
Europa
La settimana vede un ulteriore indebolimento dei prezzi sulle piazze comunitarie sia per scarsa attività di scambio (settimana corta), sia per un mercato che continua a scontare la difficoltà ad essere competitivi nell’export sui paesi terzi, più che compensando i riflessi di un’annata con rese/ettaro e qualità non perfette. Gli operatori e gli utilizzatori si mantengono attendisti. Il clima al momento resta favorevole per le semine invernali. L’attuale situazione degli scambi detta pesantezza e un andamento delle quotazioni al ribasso. Prezzi su Parigi che per la posizione dicembre si mantengono sotto i 220 €/t, con un differenziale di 11 euro/ton con la posizione di marzo; il “panificabile” pronto reso porto di Rouen a 218 €/t (meno 2).
Mondo
Il clima nelle aree del Mar Nero e del centro degli Usa è favorevole ai progressi di semina e alle prime fasi di sviluppo, con temperature miti in Russia che allungano la finestra delle operazioni in campo. Con la raccolta dei grani primaverili (“spring”) ormai terminata e con la qualità delle produzioni nella norma (anche se inferiori in tenore proteico rispetto al 2023), sulle piazze (del fisico ed a termine) si assiste a un ritorno alla vendita e, di conseguenza, a prezzi tendenzialmente al ribasso, solo in parte compensati dalla tenuta dei “premi” qualità soprattutto in Nord America. Le ultime aste algerine per qualità “milling” sono state aggiudicate sui 260 dollari/ton reso porto di destino, con il differenziale tra l’origine russa e quella europea che si è assottigliato.
Il mais inverte la tendenza e imbocca la discesa
Italia
Dopo settimane di tenuta dei prezzi, si registra un’inversione di tendenza dettata sia dalla maggiore pressione dell’offerta “any origin”, sia da una minore (e selettiva come tossine) domanda locale. Le specifiche del prodotto nazionale faticano a soddisfare la zootecnia lattiero-casearia e la domanda dagli altri settori dell’allevamento è alla giornata ed attratta dal rapporto prezzo/qualità del prodotto estero. Su Bologna e Milano calano le quotazioni del mais con caratteristiche a valori di 244 €/t, con il “generico” a sconto di un 20-25 €/t; Comunitari ed esteri al ribasso ed allineati al prezzo del nazionale con caratteristiche.
Europa
Sulle piazze del fisico e anche del “future” di Parigi la settimana ha visto un cedimento dei prezzi in sintonia con quanto accade oltreoceano. Dalle aree di produzione francese e più genericamente dall’Europa, il responso a oggi sulle rese/ha è positivo, ma riguardo alla qualità e al risultato finale della raccolta è ancora presto per fare valutazioni. I recenti ribassi spingono gli acquisitori del Benelux e della penisola Iberica a coprire i fabbisogni fino al nuovo anno, mentre sul fronte dell’export le quotazioni comunitarie restano (seppure con spread calante) superiori al Mar Nero. Su Parigi Euronext la posizione (in scadenza) di Novembre sotto i 200 €/t (meno 11), con il reso franco porto di Bordeaux a 207 €/t (meno 6).
Mondo
Dopo una spinta rialzista per domanda prevalente sull’offerta, sulle piazze si comincia a sentire la pressione della crescente offerta (nuovo raccolto) e qualche segnale di debolezza dal settore energetico. La raccolta negli Usa è ormai all’85% e l’esportazione in netto anticipo sulle stime della Usda, con simile pressione allo scambio in Brasile (dove anche il settore bio-energetico richiede regolarmente). Passando alle semine nell’Emisfero Sud, le piogge in Argentina stanno favorendo le operazioni in campo. Quotazioni ancora volatili per l’alternanza di fattori rialzisti e ribassisti, sostanzialmente stabili nella media settimanale.
Sorgo fermo al palo e orzo in aumento, soia danneggiata dal maltempo
Italia
Cereali foraggeri: lo scenario commerciale del grano è ormai abbastanza definito con qualche residuo aggiustamento nei prezzi. Sorgo stabile e orzi che ritrovano supporto di riflesso dal peggioramento della situazione europea. Scambi poco vivaci con incertezza sulla domanda zootecnica e consumi nei prossimi mesi. Sulle borse del Nord il tenero recupera un 3-5 €/t, per un valore reso Milano di 220 €/t e reso Bologna di 235-240 €/t; gli orzi pesanti quotano un 220 €/t arrivo e il sorgo invariato sui 225-230 €/t. Oleaginose: la raccolta della soia è stata rallentata dal maltempo e presenta caratteristiche inferiori alle attese quotando partenza sui 440-445 €/t, a premio di un 10-15 €/ rispetto all’estera che vale un 430 €/t reso destino.
Europa
Cereali foraggeri: il mercato locale dell’orzo resta debole e con qualità offerta deteriorata dal ritardo nella raccolta, ma i premi per la consegna sui porti (esecuzione del pregresso) in parte compensano. Per i grani le prospettive restano positive a livello di disponibilità, con prezzi in consolidamento per temporanea (?) richiesta in sostituzione degli orzi “feed”. Oleaginose: la situazione vede carenza di colza comunitaria e riflessi rialzisti dal mercato degli olii vegetali (poco “palma”) a contrapporsi all’offerta di soia (americana). L’effetto combinato sulle piazze europee porta al rincaro della colza (più 8 €/t) e similarmente del girasole (più 15 €/t), ma la domanda sta rallentando. Su Euronext Parigi la posizione Febbraio ’25 vale un 526 €/t (più 11), con il Fob Rouen a 527 €/t (più 16). Il girasole “alto oleico” reso S. Nazaire (Francia) a 620 €/t (più 20).
Mondo
Cereali foraggeri: sulla recente flessione dei prezzi hanno pesato il significativo miglioramento climatico in centro Usa e i progressi di semina nelle principali aree produttive dell’Emisfero Nord, incluso il Mar Nero, con qualche ritardo solo in Europa. Scambi che rivedono l’apertura di aste di acquisto in Algeria aggiudicate a valori Cif sui 260 $/t e l’Europa meno svantaggiata rispetto alla Russia (che fissa ed impone prezzi minimi all’export). Buone prospettive di raccolto anche in Australia, che torna a competere sull’Asia. Oleaginose: generalizzato calo dei prezzi nelle principali origini. La raccolta fa progressi in Usa e un clima favorevole accelera le operazioni di semina in Brasile, dove si stima una produzione 2024/25 in aumento del 15% sul 2023/24. Sul Cbot questo porta a un calo dei prezzi del 1%. Da notare la tensione per il seme di girasole dopo la conferma di scarsi raccolti in Eurasia.
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