Pubblicato: 21/06/2024 11:59
Il bonus Befana potrebbe segnare l’ultimo regalo del governo per un bel po’ di tempo. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha steso una linea dura, annunciando una “manovra selettiva” che mette fine alla stagione dell’”Lsd”: lassismo, sussidi, debito. Questa politica economica mira a ridurre il deficit dal 7,4% del 2023 al 3% entro il 2026, obiettivo cruciale per rientrare nei parametri europei.
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Quali sono le intenzione del governo
Le misure popolari che hanno caratterizzato gli ultimi anni stanno per essere spente una dopo l’altra: il Superbonus è già stato fermato, e altre seguiranno a breve. Dai venti euro in meno sul canone Rai alle modifiche al pacchetto pensioni, nessuna area rimane immune dalla stretta. Perfino le promesse elettorali, come la Social card di Francesco Lollobrigida, rischiano di non vedere mai la luce.
Matteo Salvini della Lega e Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia vedono vacillare i loro progetti, con i bonus per mamme lavoratrici e giovani coppie sotto pressione. Anche il pacchetto lavoro e le detrazioni fiscali per le aziende, come la maxi-deduzione Ires-Irpef, sono a rischio di cancellazione, nonostante gli sforzi di difesa da parte dei ministri Fitto e Urso. Il governo Meloni, nonostante la retorica nazionalpopolare, è costretto a un ventesimo condono fiscale per cercare di far quadrare i conti, offrendo riduzioni sulle sanzioni per chi ha difficoltà a pagare le tasse.
Taglio del cuneo e dell’Irpef: un salvagente da 15 miliardi Le misure più cruciali della nuova manovra restano il taglio del cuneo e dell’Irpef, un investimento di 15 miliardi che potrebbe evitare un aumento delle tasse per circa 14 milioni di italiani. La necessità di coprire questi tagli senza compromettere ulteriormente il deficit porta il governo a cercare risparmi significativi. Circa 3 miliardi verranno dalla sottoesecuzione dell’Assegno di inclusione, mentre altri 4 miliardi provengono dal taglio dell’Ace per le imprese.
Il fondo per l’attuazione della delega fiscale si arricchirà con i proventi della Global minimum tax sulle multinazionali e con il concordato preventivo biennale, che punta a raccogliere le adesioni degli autonomi senza sanzioni eccessive. Con una mano ferma, il governo Meloni naviga tra le necessità di riduzione del deficit e le pressioni interne per mantenere le promesse elettorali, mantenendo un equilibrio delicato tra restrizioni e supporto alle fasce più vulnerabili della popolazione.
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