diLuca Goffi
I tour operator Usa riconoscono i tanti pregi del territorio ma indicano i i difetti compresa la troppo scarsa padronanza dell’inglese
Strade, strutture extralusso e un inglese fluente. Questi sono i principali elementi che al momento impediscono alla provincia di Brescia di essere l’Eden agli occhi dei villeggianti statunitensi e canadesi.
Il nostro territorio vuole diventare una meta ambita per il turismo luxury ma, per ridurre il divario con le località confinanti più note, deve percorrere ancora molta strada. Il mercato alto spendente più facoltoso è quello nord-americano e in modo particolare gli Stati Uniti. Lo studio di Forrester Research sulle disponibilità dei cittadini statunitensi stima una spesa annua di 566 miliardi di dollari per le vacanze e una previsione di espansione sino a 650 miliardi di dollari entro il 2028.
Il turismo del lusso è quindi strategico per l’economia locale anche se il gap infrastrutturale, viabilistico e linguistico che i bresciani devono colmare è ancora molto marcato. I tour operator statunitensi riconoscono la ricca qualità del territorio «sia il lago sia le aree interne rappresentano una bellissima alternativa rispetto alle destinazioni più conosciute» spiega Joseph Gandolfo di Preferred travel &Co.
Quindi i villeggianti di Oltreoceano, abituati agli standard del lago di Como, si avvicinano all’esperienza bresciana con alte aspettative ma che non sono del tutto rispettate. «Sono troppo poche le strutture di lusso e di conseguenza anche il servizio che possono erogare ai clienti» aggiunge Gandolfo. E il perimetro urbano sconta un divario ancor più marcato rispetto al resto della provincia: «Mancano strutture adeguate in particolare in una città importante come Brescia» commenta Gandolfo.
E anche il comparto turistico è penalizzato dal deficit di infrastrutture di mobilità. «Strade e viabilità sono sempre importanti per ridurre i tempi di trasferimento da una località all’altra» afferma il tour-operator statunitense.
Infine una tirata d’orecchi anche per albergatori e ristoratori che devono compiere un salto di qualità nella interazione con il cliente perché «la conoscenza dell’inglese è molto importante» conclude Gandolfo.
Dunque, ci sono ampi margini di miglioramento ma non si è all’anno zero. Ci sono già esempi felici, come il Grand Hotel Fasano che negli ultimi anni ha incrementato la presenza di turisti americani. «Tra giugno e settembre l’americano è stato il primo mercato, siamo arrivati al 20%» rivela Alice Lancini, sales e marketing Manager del Grand Hotel Fasano. Questi numeri sempre più rilevanti consentono di tracciare l’identikit del turista e di calibrare l’offerta sulle specifiche esigenze. «Resta 3-4 giorni, gli piace esplorare le bellezze naturali e artistiche del territorio» conclude la manager dell’albergo di lusso.
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