PESCARA. Le mire espansionistiche di Pasquale Garofalo, il napoletano che ha collegamenti con la criminalità organizzata campana e calabrese, arrestato il 1° novembre scorso per intestazione fittizia di beni e società, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta, venivano decise nel suo quartier generale: Le Terrazze Roof Garden. Ristorante di cui era proprietario di fatto anche se la società, la Floor Six, era intestata ad Anna Paola Cavaliere, moglie di Adamo Di Natale, finita ai domiciliari insieme ad altri due stretti collaboratori di Garofalo. E dopo l’acquisizione delle Terrazze, nel mirino del napoletano, che aveva la possibilità di investire oltre 60 milioni di euro illecitamente incassati con i suoi giri milanesi (venne arrestato e anche processato a Milano per reati gravissimi di associazione per delinquere in ambito economico), era il Sea River di Pescara: altro ristorante storico di proprietà di Michele Cicchini.
GLI AFFARI DI GAROFALO
«Ne parla espressamente Garofalo», scrive il gip Francesco Marino che ha firmato le misure cautelari con Laika D’Agostino, sua alter ego, e con Enzo Mazzocchetti, il suo contabile, entrambi finiti ai domiciliari, «con i due, quando discute della pianificazione programmatica della gestione del ristorante e delle mire espansionistiche sulla realtà pescarese concretizzatasi nella decisione di rilevare il ristorante Sea River».
TRATTATIVA A 130MILA EURO
Nella misura viene riportata anche una conversazione (nell’inchiesta condotta dalla polizia municipale, coordinata dal procuratore aggiunto Anna Rita Mantini e dal sostituto Luca Sciarretta, ci sono tantissime intercettazioni ambientali e telefoniche) tra Garofalo e il suo contabile Mazzocchetti e la D’Agostino, dove si parla appunto del Sea River. «Michele», dice Garofalo, «è andato vicino a Sebastiano e ha detto: “Diglielo a Pasquale, pure 130mila euro glielo do!”. Lui prima voleva 150mila, a 130 ij agg ditt “compratelo”, io ho detto vicino a lei compratelo, ti faccio dare 50mila euro avanti e il resto ce lo paghi a 5mila euro al mese a Michele per 12 mesi: occhio però, che Michele non è uno stupido. Ti tieni a Michele per 12 mesi, ti fa capire le cose, poi man mano se ne va da solo».
COSì SI APRONO LE PORTE
Insomma, era stata pianificata anche questa acquisizione per aumentare la presenza del napoletano e dei suoi amici a Pescara, dove appunto Garofalo aveva già investito 800mila euro per acquistare Le Terrazze. Dai suoi colloqui si capisce che a Garofalo il ristorante Le Terrazze non interessava più di tanto: «A me l’Esplanade non interessa più di tanto, forse n’hai capito! Io tolgo Paola e metto a Calvani». Ma aveva anche intuito che poteva essere un ottimo veicolo per allargare i suoi interessi in città. «La gestione de Le Terrazze», scrive il giudice, «rappresenta non soltanto il luogo funzionale alla programmazione di incontri riservati alle personalità, più o meno organiche, afferenti alla sfera decisionale della conduzione dell’attività in capo a Garofalo, ma si rivela anche strumentale alla possibilità di quest’ultimo di poter disporre di una struttura per garantirsi opportunità che, sebbene non direttamente riconducibili all’attività posta in essere, sono comunque funzionali al proprio progressivo insinuarsi nel territorio pescarese».
LA RETE DI CONOSCENZE
C’è un’altra significativa conversazione utile a comprendere questo concetto: quella che Garofalo fa con il suo contabile milanese, nella quale spiega come il ristorante «assume un ruolo determinante per la conoscenza di differenti personalità che lo avrebbero», scrive ancora il gip, «a vario titolo, agevolato nella conduzione dei suoi affari». E riferisce di «come sia riuscito a polarizzare i favori della direttrice generale di Abruzzo, Marche e Molise di una banca» che ha sede anche a Pescara, «proprio attraverso un management dell’attività di ristorazione, specificatamente dedicato. In occasione di una cena Garofalo avrebbe avvicinato la donna per chiedere la possibilità dell’erogazione di un eventuale finanziamento (una delle sue specialità, ndr), ricevendo però il diniego dall’interlocutrice (“tu qua sopra non puoi tene’ neanche un euro”)».
COMUNIONE GRATIS
«Tuttavia, attraverso il trattamento di favore che le avrebbe riservato in un’ulteriore occasione (“poi è venuta a fare la comunione alla figlia e io non l’ho fatta pagare. Io adesso con lei ho confidenza”), la donna si sarebbe detta disponibile all’agevolazione delle attività riferibili a Garofalo». E il giudice aggiunge un passaggio interessante: «La vera resa fruttifera di questo investimento (Le Terrazze, ndr) consisterebbe, a dire di Garofalo, nella capacità di tale luogo di connettere le proprie ambizioni imprenditoriali con le realtà strumentali alla percorribilità delle stesse, tramite la tessitura di una fitta rete di rapporti con personalità di diversa caratura, esponenti di ambienti altrimenti per lui distanti». E viene riportato uno stralcio di una sua conversazione quando dice, riferendosi al ristorante: «Poi ho conosciuta quella della… (e fa il nome di un’altra banca nazionale, ndr)… a questo serve il ristorante. Che loro non hanno capito… io prendo i soldi del ristorante… io non conoscevo tutta questa gente, capisci? Né i politici, né monsignore, né il giudice, né il prefetto (e fa il nome del prefetto di un’altra città, ndr)».
SOLDI SEQUESTRATI
Adesso la procura ha sequestrato gli 800mila euro serviti per acquistare il ristorante, ma anche le azioni della società che gestisce Le Terrazze, ed eseguito numerose perquisizioni in capo ad altri indagati che non figurano in questo troncone, ma che i magistrati Mantini e Sciarretta hanno spacchettato in altri filoni per rendere più snello l’eventuale processo.
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