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Il consigliere comunale del capoluogo Andrea Merler – avvocato e vicepresidente di Patrimonio del Trentino, leader dell’opposizione di centrodestra a Palazzo Thun ed ex candidato sindaco alle scorse elezioni amministrative – dovrà restituire quasi 54 mila euro alla Provincia per aver goduto di un mutuo agevolato «prima casa» per un alloggio nel quale non avrebbe abitato. «Decadenza dal contributo per violazione del vincolo di occupazione dell’alloggio» recita l’oggetto della determina del Servizio politiche della casa firmata dalla dirigente Antonella Rovri, che nel 2021 ha avviato una serie di accertamenti per verificare se l’abitazione oggetto del contributo fosse realmente la residenza abituale del consigliere.
Accertamenti che seguirono ad alcune dichiarazioni di Merler circa la sua dimora e soprattutto all’interrogazione del consigliere provinciale Alessio Manica. «Da alcune informazioni pubbliche assunte in questi mesi — scriveva allora Manica — risulta che fra i beneficiari di un mutuo vi sia qualcuno che pare, per sua stessa ammissione, non risiedere nell’alloggio per il quale ha ottenuto appunto il sostegno finanziario pubblico, venendo meno all’obbligo di legge». Si riportavano, nel testo dell’interrogazione, citazioni testuali rilasciate da Andrea Merler ai quotidiani in cui dichiarava di abitare «nel maso poco sopra Piedicastello di proprietà della famiglia di mia moglie, dove viviamo anch’io e la mia famiglia».
La Provincia — come confermava la stessa assessora provinciale Stefania Segnana nella sua risposta al consigliere dem — ha voluto approfondire. E nella determina viene spiegato nel dettaglio che «dall’attività istruttoria è emerso da un lato che i consumi di energia elettrica e di acqua potabile riscontrati a partire dal 2013 sono alquanto esigui e non compatibili con una effettiva e continuativa occupazione dell’alloggio». Dall’altro lato, «gli esiti dei plurimi accessi effettuati nel corso del 2021 presso l’immobile da parte della polizia locale, anche in orari compatibili con le indicazioni fornite da Merler, sono stati prevalentemente negativi». Gli agenti, infatti, si sono presentati per ben 14 volte nell’abitazione di residenza di Merler, e solo due volte era in casa: «Merler – annota la determina – ha peraltro fornito elementi a dimostrazione della sua assenza solo in relazione a un solo accesso». Le indagini del Servizio Edilizia abitativa certificano dunque «l’inosservanza del vincolo di occupazione» che in base alla legge provinciale «determina la decadenza dal contributo e l’obbligo per il beneficiario di restituire all’ente concedente una quota dei contributi già erogata». Una somma non da poco, quasi 54 mila euro, la metà del contributo più sanzione e interessi.
Merler, informato dell’esito del procedimento, ha presentato delle osservazioni con richiesta di archiviazione. Richiesta rigettata dalla Provincia che ricorda al consigliere come «la legge stabilisce che degli alloggi oggetto di contributo devono essere occupati dai beneficiari per un periodo pari alla durata del mutuo e, comunque, non inferiore a dieci anni.
La norma – si legge nella determina – correla il beneficio all’effettiva e stabile occupazione dell’immobile che non può, quindi, intendersi come saltuaria. Infatti l’interesse pubblico sotteso è di agevolare il beneficiario nell’accesso alla proprietà della casa in cui abitare e non di favorire l’acquisto indipendentemente dalle finalità per le quali è compiuto».
Nel corso della campagna elettorale delle comunali del 2020 Merler aveva dichiarato di abitare nella residenza della moglie a Piedicastello, e proprio da questa sua dichiarazione scoppiò la polemica sulla residenza del consigliere, che cercò di difendersi sostenendo che l’alloggio era diventato piccolo per tutta la sua famiglia che ora «era chiuso», utilizzato solo «come studio quando devo scrivere, quando voglio stare solo, ma non è locata e non la usa nessun altro». Merler nelle sue osservazioni alla procedura di decadenza è tornato sul punto della abitazione della moglie, a cui seguì pure un’interrogazione del consigliere provinciale Alessio Manica (Pd) che chiese alla Provincia di approfondire. Dalla determina di decadenza del contributo si scopre però che Merler avrebbe affermato, nelle sue osservazioni, che non risiede né dimora nell’abitazione della moglie. A cui il Servizio edilizia abitativa risponde: «Merler ha precisato che sulla cassetta delle lettere dell’abitazione della moglie non è presente il suo nome. Si evidenzia al contrario che, come risulta dalla relazione degli agenti di polizia locale, è stato accertato il nominativo di Andrea Merler riportato sulla cassetta delle lettere congiuntamente a quello della moglie».
Contro il provvedimento il consigliere ha presentato ricorso al Tar e istanza di annullamento della delibera in autotutela: «Il Comune ha certificato la mia residenza e la mia occupazione effettiva dell’immobile con provvedimento inoltrato alla Provincia».
Nel frattempo la Provincia presenta però il conto: a fronte di 74.238,75 euro di contributo erogato, il 50% dovrà essere restituito, ovvero 37.141,92 euro a cui si aggiungono il 20% di sanzione (7.428,40 euro) e interessi (9.388,61) per un totale
di 53.958,93 euro.

 

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