In carcere l’ex fidanzato di 15 anni. Le lacrime della famiglia e degli amici. Il vescovo: «Strappata alla vita come una piantina piena di boccioli»
L’orologio del Palazzo Vescovile di Piacenza segna le 14 in punto e in piazza Duomo inizia ad arrivare gente. Una città intera si stringe al lutto di una famiglia. Con il passare dei minuti sul sagrato della cattedrale si raduna una moltitudine di persone composte e che parlano a bassa voce. Poco dopo si apre il portone della chiesa dedicata a Santa Maria Assunta e Santa Giustina e tutti prendono ordinatamente posto. Tra loro anche il prefetto di Piacenza, Paolo Ponta, e la sindaca Katia Tarasconi. È il giorno dei funerali di Aurora, la 13enne morta la mattina dello scorso 25 ottobre dopo essere precipitata giù dal terrazzo all’ultimo piano del condominio dove abitava. Sulla base di una testimonianza, il suo ex fidanzatino 15enne è stato fermato dai carabinieri su mandato della Procura dei minori di Bologna ed è ora nel carcere del Pratello: sarebbe stato lui a spingerla oltre la ringhiera e farla precipitare. In segno di cordoglio, per la giornata dei funerali è stato proclamato il lutto cittadino con le bandiere a mezz’asta.
«Aurora è figlia, nipote, amica di tutti»
Qualche minuto prima delle 15 arriva il carro funebre con il feretro della ragazza. Seduti in prima fila i genitori di Aurora e anche la sorella maggiore che, davanti alla bara bianca, scoppia in lacrime e grida il nome della sorella. La mamma Morena la abbraccia cercando di rincuorarla. A officiare il rito funebre il vescovo della diocesi di Piacenza e Bobbio, monsignor Adriano Cevolotto che, nell’omelia, ha sottolineato: «Basta chiamarla per nome. Aurora è figlia, nipote e amica di tutti. Davanti a questa tragedia, ci chiediamo cosa stia succedendo. C’è un verbo che esprime bene la sensazione rispetto a ciò che è accaduto: “strappare”. Aurora è stata strappata alla vita, ai suoi cari e agli amici; è stata strappata come una piantina piena di boccioli – le sue speranze. È stata strappata dalle nostre mani, impotenti di fronte al dolore e allo smarrimento».
Applauso, palloncini e fumogeni
Alcuni compagni di classe di Auora hanno voluto far sentire la loro vicinanza alla famiglia, ricordando l’amica. «Ci manchi e non ti dimenticheremo». Fuori dalla chiesa, vicino a una grande croce composta con palloncini bianchi, altri giovani hanno tenuto tra le mani uno striscione, sempre bianco, con scritto: «Aurora vive. Questo non è un addio ma un arrivederci». In tanti si sono accostati alla sua bara e non l’hanno lasciata fino al termine della funzione, finita con un applauso generale mentre il carro funebre lasciava la piazza, lasciando il posto a fumogeni bianchi accesi dagli amici di Aurora. Segni di affetto che non bastano a lenire il dolore di una famiglia, ma anche lo sgomento di un’intera comunità. «Quanto accaduto è una sconfitta sociale» è la sintesi dell’avvocato Lorenza Dordoni, che assiste la famiglia della 13enne, a margine dei funerali.
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