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A maggio 2023 i tassi sui mutui si sono attestati in media al 4,24%, in aumento rispetto al 4,17% del mese precedente (rivisto rispetto al 4,03% comunicato a maggio). A segnalarlo è il Rapporto mensile dell’Abi (Associazione bancaria italiana), che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo. L’Associazione bancaria ricorda come il tasso medio aveva raggiunto il 5,72% a fine 2007, prima della crisi, ma era pari a 2,05% a maggio 2022.

Il tasso medio è cresciuto dello 0,65% tra gennaio e maggio, passando dal 3,59% di gennaio al 3,76% a febbraio, per portarsi al 4% a marzo, al 4,17% ad aprile e al 4,24% a maggio.

Tassi di interesse bancari nel 2023 (medie mensili – valori %)

Mese di riferimento

Tassi sui mutui (nuove operazioni)

Tasso di riferimento Bce

Euribor a 3 mesi (Area euro)

Irs a 10 anni (Area euro)

Gennaio

3,59%

2,50%

2,35%

2,81%

Febbraio

3,76%

3,00%

2,64%

2,97%

Marzo

4,00%

3,50%

2,91%

3,05%

Aprile

4,17%

3,50%

3,17%

3,00%

Maggio

4,24%

3,75%

3,37%

3,02%

Fonte: Monthly outlook Abi.

Su SimplyBiz è disponibile anche l’andamento dei tassi nel 2022 e l’andamento dei tassi nel 2021.

Euribor a 3,48% nei primi 9 giorni di giugno. Differenziale tra fisso e variabile a -35 pb

Il tasso Euribor a 3 mesi nella media del mese di maggio 2023 si è attestato a 3,37%, in aumento rispetto al 3,17% di aprile. Era pari a -0,54% un anno prima, a maggio 2022. Nella media dei primi 9 giorni di giugno 2023 è salito a 3,48%.
Il tasso sui contratti di Interest rate swaps (Irs) a 10 anni a maggio si è attestato a 3,02%, sostanzialmente stabile rispetto al 3% del mese precedente. Su valori sicuramente più elevati rispetto allo 0,14% di maggio 2022. Nella media dei primi 9 giorni di giugno 2023 si è registrato un valore pari a 2,99%.

A maggio 2023, il differenziale tra l’Irs a 10 anni e l’Euribor a 3 mesi è risultato negativo per la seconda volta da fine 2008 e in media pari a -35 punti base (-17 p.b. ad aprile, 14 p.b. a marzo e 215 p.b. un anno prima).

Percentuale di mutui tasso fisso salita dell’1% rispetto ad aprile. Ltv scende al 76,6%

Continua a crescere la percentuale di mutui a tasso fisso sul totale. Dalle segnalazioni del Si-Abi, si rileva che a maggio 2023 sul totale delle nuove erogazioni di mutui il 74,4% erano mutui a tasso fisso, in continuo aumento da inizio anno: erano al 47,4% a gennaio, al 62,8% a febbraio, al 70,7% a marzo e al 73,4% ad aprile. A fine 2022 le percentuali erano diametralmente opposte con il fisso al 34,3% delle preferenze dei mutuatari.

Il Rapporto mensile dell’Abi riepiloga i dati del Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia di maggio 2023 della Banca d’Italia, in base al quale nel I trimestre del 2023 la quota di acquisti di abitazioni finanziati con mutuo ipotecario è scesa al 64,1%, proseguendo nel trend in corso nel 2022: era pari al 69,7% del I trimestre, al 67,5% nel II trimestre, al 68% nel III trimestre e al 65,3% nel IV trimestre 2022. Il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile (loan to value, ltv) è risultato pari al 76,6%, proseguendo l’inversione di tendenza iniziata sul finire del 2022. Era infatti pari al 78,4% nel primo trimestre, 78,9% nel secondo trimestre, al 79% nel terzo ed era sceso al 77,3% nell’ultimo trimestre dello scorso anno.

I tassi degli altri prestiti

Secondo il bollettino mensile dell’Abi, a maggio 2023:

  • Il tasso medio ponderato sul totale dei prestiti a famiglie e società non finanziarie è risultato pari al 4,12%, in aumento rispetto al 4% di aprile (3,53% a inizio anno).
  • Il tasso medio sui nuovi prestiti in euro alle società non finanziarie è salito al 4,90% dal 4,52% del mese precedente (3,72% a inizio anno).

Prestiti a famiglie e imprese, erogazioni -1,9% ad aprile

Prosegue il rallentamento dei prestiti a imprese e famiglie. Ad aprile 2023 il tasso di variazione dei prestiti alle imprese non finanziarie è risultato pari a -1,9% (-1,1% nel mese precedente, -5,9% a novembre 2013, il picco negativo). Il totale dei prestiti alle famiglie è cresciuto dell’1,4% (+1,9% nel mese precedente; -1,5% a novembre 2013). La crescita era stata pari all’1% a febbraio; all’1,3% a gennaio e al 2,1% a dicembre 2022. La dinamica dei finanziamenti alle famiglie è risultata in calo rispetto al mese precedente per la componente dei prestiti per l’acquisto di abitazioni (+2,7% rispetto a +3,2%) e sostanzialmente identica per il credito al consumo (+3,2% rispetto a +3,3% del mese precedente).

Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a imprese e famiglie (calcolati includendo i prestiti cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).

L’analisi della distribuzione del credito bancario per branca di attività economica mette in luce come ad aprile 2023 le attività manifatturiere, quella dell’estrazione di minerali ed i servizi rappresentino una quota del 58,5% sul totale (la quota delle sole attività manifatturiere è del 27,9%). I finanziamenti al commercio ed attività di alloggio e ristorazione incidono sul totale per circa il 22,4%, il comparto delle costruzioni l’8,9% mentre quello dell’agricoltura il 5,6%. Le attività residuali rappresentano circa il 4,5%.

Criteri offerta più rigidi

Secondo quanto emerge dall’ultima indagine trimestrale sul credito bancario (Bank Lending Survey – aprile 2023), “nel primo trimestre del 2023 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese hanno registrato un ulteriore irrigidimento che ha riflesso, come nel corso dello scorso anno, una maggiore percezione e una minore tolleranza del rischio. Le condizioni di offerta dei prestiti alle famiglie finalizzati all’acquisto di abitazioni sono divenute lievemente più tese, mentre quelle per il credito al consumo sono rimaste invariate. I relativi termini e le condizioni sono stati inaspriti riflettendo l’aumento dei costi di provvista e dei vincoli di bilancio. Per il trimestre in corso gli intermediari si attendono un irrigidimento dei criteri di offerta sui prestiti alle società non finanziarie mentre quelli sui finanziamenti alle famiglie rimarrebbero stabili. La domanda di credito da parte delle imprese è diminuita riflettendo il calo degli investimenti fissi e l’aumento del livello generale dei tassi di interesse; la domanda per scorte e capitale circolante continua a esercitare un contributo positivo. Anche la domanda di prestiti da parte delle famiglie per l’acquisto di abitazioni si è ridotta mentre è rimasta invariata quella per finalità di consumo; in entrambi i casi, il più elevato livello dei tassi di interesse e il peggioramento della fiducia continuano ad esercitare un contributo negativo. Nel trimestre in corso le richieste di finanziamento da parte di imprese e famiglie diminuirebbero ulteriormente”.

Le sofferenze al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse, ad aprile 2023 sono state 15,237 miliardi di euro, in aumento di circa 70 milioni rispetto a marzo 2023 (15,164 miliardi) e di circa 1 miliardo rispetto a dicembre 2022 (14,232 miliardi).

Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi) il calo è di 73,6 miliardi. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è in aumento allo 0,89% ad aprile 2023 rispetto allo 0,81% di dicembre 2022; era al 4,89% a novembre 2015”, conclude il report dell’Abi.

 

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