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Quello dei minibond è un segmento giovane del mercato obbligazionario, che deve certo ancora esprimere il suo potenziale, ma che già ora genera grande interesse.

Nei post precedenti, abbiamo passato in rassegna le dinamiche di mercato, le caratteristiche principali di questo nuovo strumento ed introdotto il Fondo Progetto Minibond Italia.

Oggi, invece, ci concentreremo sui benefici di queste operazioni dal punto di vista degli emittenti di queste obbligazioni, cioè le imprese italiane, tipicamente PMI, colonne portanti dell’economia dell’Italia.

Dunque, quali sono i principali vantaggi per le PMI nell’emettere un minibond?

Le fonti di finanziamento delle PMI italiane ed i sui limiti

Il sistema finanziario italiano è prevalentemente “bancocentrico”. Come riportato nella tabella sottostante le banche soddisfano circa il 72,6% dei prestiti erogati e circa il 64% dei debiti finanziari complessivi. Tuttavia, queste percentuali riguardano l’insieme delle imprese italiane, considerando anche quelle che possono fare da tempo affidamento sul mercato obbligazionario (e magari azionario): dunque la dipendenza verso il canale bancario può essere ancora più elevata per le piccole e medie imprese.

Fonti di finanziamento delle imprese italiane nel 2013[1]

% della passività finanziarie % del totale
Debiti finanziari Obbligazioni Prestiti Banche Altri soggetti Debiti bancari / prestiti Debiti bancari / Debiti finanziari
Italia 35,6 4,1 31,5 22,9 8,6 72,6 64,2
Francia 26,2 6,2 20,0 10,0 10,0 50,2 38,3
Germania 30,4 2,7 27,7 15,5 12,2 55,9 50,9
Spagna 37,7 0,6 37,1 17,4 19,7 46,9 46,2
Zona euro 33,6 3,8 29,8 15,3 14,5 51,3 45,5
UK 36,7 10,3 26,4 10,9 15,5 41,1 29,6

Fonte: Borsa Italiana

[1] http://www.borsaitaliana.it/pro-link/studiericerche/minibondistruzioniperluso2014.pdf

L’avvento della Grande Recessione del 2008, sfociata nella crisi dell’eurozona ha messo a dura prova il nostro sistema finanziario. Questo perché le banche, per ripulire i bilanci dai crediti in sofferenza e rispettare i stringenti vincoli di bilancio, hanno iniziato a stringere i bocchettoni del credito (provocando un credit-crunch), costringendo le imprese a ridurre le passività. A farne le spese sono state soprattutto le PMI, ma si è penalizzato l’intero sistema produttivo italiano, aggravando la crisi del nostro Paese.

Inoltre, le imprese italiane non godono generalmente di forte patrimonializzazione, sono tendenzialmente chiuse verso investitori esterni, il private equity stenta a decollare e il mercato obbligazionario fino a poco tempo fa è stato sfruttato solo dai grandi gruppi aziendali.

L’insieme di queste inefficienze ha avuto una ricaduta concreta sui tassi d’interesse pagati dalle imprese italiane sui prestiti bancari, che in termini relativi sono più alti rispetto alla media dell’eurozona (si veda il grafico seguente).

I minibond: un’alternativa al canale del credito

Per far fronte alle nuove sfide di innovazione e globalizzazione, negli ultimi anni i regulator hanno approvato dei provvedimenti per rilanciare canali alternativi del credito e tra essi vi sono i minibond, pensati proprio per le piccole-medie imprese. Le PMI possono ottenere significativi vantaggi nell’emettere minibond. Vediamoli.

  • Diversificazione delle fonti di finanziamento. La diversificazione/rimodulazione delle fonti di finanziamento (tra breve e medio termine) comporta un incremento dello standing creditizio spesso accompagnato da un abbassamento del costo del debito per l’azienda.
  • Deducibilità degli interessi passivi. Gli interessi passivi pagati dall’azienda sono deducibili come i normali interessi bancari.
  • Deducibilità piena dei costi di emissione. Tutti i costi sostenuti dall’azienda per emettere il minibond (advisory, legali, quotazione e altri) sono interamente deducibili nell’esercizio in cui sono stati sostenuti.
  • Offre visibilità. È un processo che dà grande visibilità all’emittente, basti pensare alla quotazione su Extramot Pro del minibond, ai comunicati stampa e molto altro.
  • Ti fa conoscere agli investitori istituzionali. Questa operazione permette all’azienda di farsi conoscere dagli investitori istituzionali con conseguenti evidenti vantaggi per le eventuali successive operazioni (private equity, IPO ecc).
  • Incentiva a pensare al futuro. Emettere un minibond significa pensare al proprio futuro (implementarlo attraverso un piano industriale) e strutturare il business in modo più efficiente.
  • Migliora la pianificazione finanziaria. Emettere un minibond significa poter pianificare con serenità il proprio futuro; l’azienda che emette un minibond sa con certezza e senza sorprese quanto e quando spende.
  • Nessun limite alla dimensione del minibond. Non ci sono limiti dimensionali per cui l’azienda può decidere la dimensione del minibond in funzione delle proprie esigenze di cassa e della propria capacità di rimborso.
  • L’impresa può ridurre le uscite di cassa. Quando l’emissione è di tipo bullet, durante la vita del prestito vengono corrisposti all’investitore esclusivamente gli interessi sul finanziamento (tramite i flussi cedolari), in modo da poter aspettare che gli investimenti effettuati producano i ritorni desiderati.
  • Aumenta la durata media del prestito. Il minibond può rendere il bilancio più coerente con la scadenza media degli attivi.

L’insieme di queste misure rendono più appetibile il mercato dei minibond sia dal lato della domanda (cioè i potenziali investitori), sia dell’offerta (ossia le imprese emittenti): entrambi ne traggono beneficio, e con essi anche il sistema-Italia, che per funzionare ha bisogno di un meccanismo del credito efficiente.

 

[1] http://www.borsaitaliana.it/pro-link/studiericerche/minibondistruzioniperluso2014.pdf

 

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