diPaolo Morelli
Piemonte Movie sospende le attività fino a settembre. Nel mirino i contributi assegnati e deliberati e non ancora pagati
Qualcuno aveva proposto di eliminare la parola «emergenza» dal nome del Comitato Emergenza Cultura (Cec), invece è appropriata. Domenica, l’associazione Piemonte Movie presieduta da Alessandro Gaido, a sua volta presidente del Cec, ha sospeso le attività fino a settembre, con il rischio di prolungare e far saltare l’edizione 2025 del più che ventennale Glocal Film Festival. Il motivo è dovuto ai ritardi di Regione Piemonte e Ministero della Cultura, che pur avendo assegnato contributi (in particolare la Regione) poi pagano con quasi due anni di ritardo. Così, Piemonte Movie – ma non è l’unica – si è indebitata con le banche per anticipare gli oltre 60 mila euro di fondi deliberati e non ancora pagati, così da pagare fornitori e spese.
«Sarebbe un paradosso fallire per colpa degli enti pubblici – commenta Gaido – che dovrebbero sostenere un’impresa culturale, perché va a coadiuvare il pubblico nelle attività sociali». È un tema che si ripropone sotto altre forme, ad esempio con gli esiti dei bandi estivi del Comune di Torino: «Programma culturale estate 2024-2025» di Fondazione per la Cultura (diviso in tre categorie economiche), «Torino, che cultura!» e «Circoscrizioni, che spettacolo dal vivo» della Città. Il primo è biennale e impegna 330 mila euro, mentre il secondo è triennale con oltre 4 milioni e il terzo eroga più di 800 mila euro per un anno. Se da un lato la maggiore durata nel tempo dà una prospettiva – finalmente – dall’altro gli esclusi dovranno aspettare due o tre anni per riprovarci. C’è malcontento, anche perché perdere un finanziamento pubblico significa mettere a rischio altri finanziamenti.
Secondo il Cec, circa il 70 per cento delle associazioni torinesi prima regolarmente finanziate è rimasta fuori. Cosa è successo? «Ci poniamo anche noi questa domanda – dice Stefania Rosso, del direttivo di Carpe e vicepresidente del Cec – perché il bando non è cambiato. Non è una guerra contro nessuno ma vogliamo capire, abbiamo riscontrato delle anomalie».
Incontreranno l’assessora Rosanna Purchia il 15 luglio. Ci sono realtà escluse per un nonnulla, come l’Associazione Museo Nazionale del Cinema, nella categoria B del bando di Fondazione Cultura, fuori con 75,33 punti a fronte dei 75,48 di Fondazione Cantabile, ultima delle finanziate. Nella categoria A, Banda Larga è fuori con 78,78 punti dopo Spazi Musicali con 79,43 (ma nella categoria C è arrivata prima).
È andata peggio a blucinQue con Fondazione Cirko Vertigo, che in «Torino, che cultura!» è la prima esclusa con 75,6 punti, appena sotto i 75,7 di Mufant e Altra Mente. Alcune realtà hanno ottenuto finanziamenti in più bandi, certamente un merito, ma dall’altra parte si contesta la scarsa distribuzione. «Il processo amministrativo è impeccabile e la commissione è insindacabile – commenta Paolo Stratta, dg di blucinQue e Cirko Vertigo – ma questo sistema lascia all’asciutto la richiesta culturale di molte compagnie del territorio. Ci sono scelte politiche da perfezionare e il progetto periferie non co-finanzia le attività ordinarie». E fa alcune proposte: aumentare la dotazione del triennale, inserire i progetti nelle scelte di Iren (principale sponsor della città per le attività culturali) e altri sponsor, ridurre le tasse comunali. «Tante realtà che sono state in cima alle classifiche non sono più finanziate – aggiunge Stefania Rosso – eppure nei bandi contava lo storico. Molti saranno costretti a chiudere».
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