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Case, l’edilizia tiene in Maremma. Ma dopo il 2026 sarà dura #finsubito prestito immediato


GROSSETO. Se negli ultimi anni il comparto edile ha tenuto, sospinto in particolare dalla stagione del superbonus, e ora dal Pnrr, le imprese edili guardano avanti.

Perché dopo il 2026, termine ultimo dei progetti finanziati dal Pnrr, è evidente che gli investimenti pubblici caleranno. Ma nuove sfide sono all’orizzonte, a partire dalla rigenerazione urbana. Ma anche di tutto quanto ruota attorno al rischio idraulico. Lo ha detto con grande chiarezza il presidente di Ance, Massimo De Blasis, nel corso dell’assemblea che si è tenuta a Grosseto venerdì 11 ottobre.

Il presidente ha anche sottolineato, ancora una volta, come la sicurezza sia legata in modo stretto alla formazione. E che gli ultimi strumenti, in particolare la patente a punti, debbano essere più orientati alla qualificazione delle imprese, più che usati per motivi sanzionatori.

In particolare quando si parla di aziende certificate Soa (certificazione obbligatoria per qualunque impresa che intenda eseguire lavori pubblici affidati dalle stazioni appaltanti, direttamente o in subappalto, per un importo pari o superiore a 150.000 euro).

Certo è che il settore, dalla legge Merloni in poi, con circa 500 provvedimenti legislativi, tende ad avere norme sempre più complesse, quando sarebbe necessaria una semplificazione.

Nel corso dell’assemblea è intervenuto, facendo il punto sulla situazione in Toscana, anche il presidente regionale Ance, Rossano Massai.

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«L’anno trascorso e parte del 2024 -ha detto De Blasis -, vedono ancora una sufficiente tenuta del comparto edile, sia in termini produttivi che di occupazione, anzi al momento le nostre imprese sono penalizzate per carenza di personale operaio e tecnico».

«Siamo sostenuti ancora nel settore privato dagli interventi sulle ristrutturazioni edilizie avviate in precedenza e stiamo intervenendo nel campo dei lavori pubblici con particolare riferimento alle opere finanziate dal Pnrr».

«Ma dobbiamo guardare avanti, perché cominciamo a vedere i primi segnali di rallentamento negli investimenti privati e pubblici e ci poniamo domande su cosa rappresenterà il dopo 2026, quando la spinta propositiva del Pnrr andrà a termine».

  • IL VIDEO dell’intervista a Massimo De Blasis

500 provvedimenti sul settore edile dal 1994

Il settore dell’edilizia attuale è figlio, in qualche modo, della legge quadro sui lavori pubblici del 1994, conosciuta anche come legge Merloni. Del resto, prima, la legge era del… 1865. Ma, da allora, le norme sono state complicate anno dopo anno.

«La Legge Merloni ha subito nel tempo tre trasformazioni, tre modifiche correttive, riforme adottate dall’emotività generando un eccessivo irrigidimento delle regole ed incertezze anche negli operatori economici, senza però raggiungere appieno gli obiettivi prefissati».

«Il legislatore ha ritenuto importante la funzione moralizzatrice delle leggi sui lavori pubblici, ma riteniamo che questa funzione sia diventata sempre più pervasiva, continuando fino al Codice 50/2016 e favorendo una palese instabilità normativa».

«Il Centro Studi dell’Ance ha calcolato oltre 500 provvedimenti dal 1994».

Pnrr: le opere dei Comuni e il ritardo sulle grandi opere

«Anche nella nostra Provincia il Pnrr ha rappresentato un’interessante leva economica, attribuendo al settore delle costruzioni un ruolo primario e in molti casi accelerando anche l’apertura dei cantieri, soprattutto per le opere medio-piccole in particolare sulla spesa dei Comuni. Questa tendenza è visibile anche nella nostra provincia ed in particolare a Grosseto».

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«Altrettanto non possiamo dire per le grandi opere sulle quali si evidenziano dei ritardi che potrebbero essere irrecuperabili entro il 2026, anno di scadenza del Pnrr».

«Ma anche nella nostra provincia si stanno verificando singoli casi di allungamento dei tempi di pagamento alle imprese correlati spesso alla difficoltà degli enti attuatori di ottenere in tempo i trasferimenti delle risorse Pnrr. Pertanto è sempre più necessaria una semplificazione che consenta di accelerare i trasferimenti ed i necessari controlli».

«La scadenza del 2026 si avvicina con il pericolo che le risorse diventino inefficienti, pertanto come associazione riteniamo corretto che possano essere riviste le scadenze solo di quei lavori che sicuramente non potranno concludersi entro il 2026 e ridefinire parte del Pnrr per evitare definanziamenti, assicurando che tali investimenti rimangano comunque aggiuntivi a quelli post 2026».

«In una visione macroeconomica, con la chiusura del Pnrr e l’entrata in vigore di nuovi vincoli europei del Patto di stabilità, è possibile prevedere una riduzione di risorse pubbliche anche a livello locale. Se le risorse pubbliche subiranno una riduzione i fabbisogni rimarranno, pertanto dovrebbe essere valorizzato il coinvolgimento dei privati».

Chiuso il superbonus, servono nuovi incentivi

«La fase del superbonus sta avviandosi al completo superamento, in particolare per le cessioni del credito e lo sconto in fattura. Il superbonus – pur incidendo in modo rilevante sul bilancio dello Stato – ha permesso una sufficiente ripresa economica ed occupazionale per il dopo pandemia, una valorizzazione produttiva per il settore dell’edilizia regolare, l’inizio di un primo miglioramento in termini di rendimento energetico del patrimonio abitativo privato».

«Attualmente purtroppo a livello regionale ancora il 5,6% del totale degli interventi è sospeso, oltre 200 milioni sono incagliati a causa del cambio normativo, in gran parte legati ai lavori nei condomini. Questa situazione dovrebbe trovare una soluzione per legge».

«Consapevoli che i bonus edilizi debbano essere riformati, ma non aboliti, occorre disegnare una fiscalità che tuteli il bene casa, che favorisca la rigenerazione urbana. Riteniamo che si debba pervenire ad una riforma dei bonus edilizi che consenta l’accesso a tutti i contribuenti, collegandone l’importo al reddito del beneficiario ma dando comunque priorità alla riqualificazione degli edifici in classe energetica più bassa».

«Senza incentivi fiscali la rigenerazione urbana non potrà ampliarsi, mentre attraverso un sistema diretto a detassare l’acquisto di immobili da rigenerare completamente, si potrebbero rendere gestibili operazioni complesse».

La rigenerazione urbana, una grande occasione

«Stiamo osservando con attenzione i contenuti del testo unificato “Disposizioni in materia di rigenerazione urbana” in discussione nelle commissioni parlamentari. Avrà ricadute anche a livello locale, soprattutto per i nostri Comuni».

«Riteniamo positivo inquadrare la rigenerazione urbana come modello ordinario di sviluppo per la città, uno strumento per il recupero del patrimonio del costruito, per migliorarne la qualità, le efficienze energetiche, idriche e tecnologiche, correlate alla tutela ambientale ed alla ricerca della coesione sociale».

«La rigenerazione urbana dovrà essere dotata di un canale di finanziamento dedicato con risorse adeguate e certe, su un orizzonte temporale pluriennale ed una fiscalità per incentivare anche gli interventi privati».

«Deve essere garantito un equilibrio tra la sostenibilità economica ed il consumo del suolo, che il rapporto negli interventi tra pubblico e privato venga definito in una programmazione comunale di rigenerazione urbana come atto d’indirizzo strategico del comune, che non vada a sovrapporsi agli attuali sistemi di pianificazione. Questi concetti si dovrebbero collegare anche all’attualità dei nostri Piani strutturali ed operativi – ancora in fase di definizione e di adozione – le cui approvazioni sono particolarmente attese dagli operatori economici».

«Una particolare attenzione dovranno avere i centri storici con una più attenta definizione, ricollegando la stessa, ad esempio, ai nuclei ed ai complessi edilizi identificati nell’insediamento storico, quale risulta dal catasto urbano ed in merito vanno salvaguardate quelle norme regionali che con maggiore puntualità lo hanno definito. Recentemente siamo impegnati nell’offrire anche il nostro contributo per il centro storico di Grosseto, per valorizzarlo, migliorarlo e tutelarlo».

Sicurezza e formazione, binomio inscindibile

«Il nostro impegno è costante nel diffondere la cultura della sicurezza anche con una puntuale assistenza alle imprese socie e a quelle iscritte alla Cassa edile grossetana, attraverso gli Enti bilaterali: Scuola edile e Comitato paritetico territoriale, che amministriamo congiuntamente ai sindacati dei lavoratori edili, con i quali sottoscriviamo il contratto integrativo di lavoro a livello provinciale».

«Formazione e sicurezza un binomio inscindibile che da anni l’Ance Grosseto considera tra gli impegni più rilevanti delle nostre attività, oltre alla rappresentanza a tutela della categoria.

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«L’impegno costante degli Enti bilaterali da noi fondati ed amministrati provincialmente con i sindacati dei lavoratori edili, è concentrato nella formazione e nell’assistenza sulla sicurezza per tutte le imprese ed i loro dipendenti iscritti alla Cassa edile grossetana, questo – vale ricordare – è un impegno contrattuale di tutto il nostro sistema di rappresentanza».

Patente a crediti, non sia solo sanzionatoria

«In merito alla sicurezza non possiamo non fare qualche riflessione sulla “Patente a crediti” di recente applicazione. Riteniamo che non sia  lo strumento  idoneo a risolvere le tematiche sulla sicurezza nei cantieri temporanei o mobili».

«Il provvedimento avrebbe dovuto avere, nel caso, una funzione reale di qualificazione delle imprese e non una funzione meramente sanzionatoria, che valorizzasse le aziende attente alla sicurezza sul lavoro, che differenziasse con efficacia le aziende in relazione alla dimensione, alla storicità e che fosse assicurata la decurtazione dei punti solo di fronte a provvedimenti sanzionatori definitivi e che efficacemente contrastasse il lavoro sommerso».

Il rischio idraulico, tematica sempre più attuale

«L’instabilità del clima provoca eventi calamitosi di origine naturale sempre più frequenti su un territorio come quello della nostra provincia, caratterizzato ancora da un’elevata esposizione al rischio idrogeologico. Nonostante gli interventi infrastrutturali realizzati in questi anni, riteniamo che la messa in sicurezza del territorio rappresenti ancora una priorità».

«Non sono ancora sufficienti i progetti ed i molti lavori cantierati dagli Enti appaltanti pubblici e dallo stesso Consorzio Bonifica  pur avendone apprezzato l’impegno e le opportunità di intervento anche per le nostre imprese. La nostra associazione continua a sostenere la necessità di un vero e proprio piano nazionale di prevenzione per la messa in sicurezza sia del territorio, sia del patrimonio immobiliare italiano pubblico e privato che consenta di superare la logica emergenziale troppo spesso ancora adottata».

Servizio idrico e gestione delle risorse. Un’eventuale multiutility rispetti il territorio

«Stiamo osservando attentamente il recente dibattito sia a livello regionale che locale sul futuro gestionale del servizio idrico integrato. È valutata l’idea se costituire un’unica multiutility regionale, nel qual caso riteniamo che dovranno essere sostenute comunque le prerogative del territorio e del suo peso economico, nell’interesse delle nostre categorie e dei cittadini».

«Nel caso di Adf Spa stiamo assistendo anche al non rinnovo dei patti parasociali da parte dei partners pubblici. I comuni richiedono maggiore peso societario nelle scelte gestionali e negli obiettivi strategici, il mantenimento di un equo livello di investimenti per il territorio ed un contenimento delle tariffe».

«La gestione delle risorse idriche, e la prevenzione del rischio idrogeologico, assumono sempre più, alla luce degli evidenti cambiamenti climatici in atto, un’importanza prioritaria per il nostro territorio, per il paese e per le generazioni future. È indispensabile proseguire il lavoro con altrettanto impegno».

«La nostra attenzione è giustificata anche dal fatto che da anni numerose imprese si sono qualificate nei lavori di costruzione e manutenzione delle reti idriche ed hanno formato personale specializzato, investito in tecnologie avanzate ed attrezzature all’avanguardia, offrendo un servizio di qualità».

«Ci auguriamo che i futuri accordi societari tra soci pubblici e privati trovino un equilibrio per il mantenimento dei principi previsti nella legge 36/94 Galli: sia per il sistema tariffario, che per le attività di indirizzo generale e di programmazione, per le funzioni di governo e controllo, per la mera attività di gestione in un mercato con regole chiare che valorizzi il ruolo delle imprese e offra ai cittadini un servizio di qualità sull’acqua per consumo umano».

Assemblea Ance, le aziende premiate

Queste le aziende premiate da Ance nel corso dell’assemblea di venerdì 11:

  1. Bachiorrini Paolo Srl
  2. Banini G. E M.
  3. Berti Giuseppe Srl
  4. Bramerini Francesco e Figli Srl
  5. Consorzio Maremmano Cave Scarl
  6. Edilmassimo Srl
  7. Impresa F.Lli Fedi Snc di Fedi Luigi e Ledo
  8. Gruppo Ciaffarafà Srl
  9. Guerri Costruzioni Sas di Alessandro Guerri & C.
  10. Icle Srl
  11. Impresa Edile Stradale F.Lli Massai Srl
  12. Impresa Rosati Gastone Srl
  13. Impresa Rosi Alfredo Srl
  14. Tenci Tullio Srl
  15. Vicase Srl

Cassa edile grossetana, gli ultimi dati

Analizzando i dati del periodo da ottobre 2023 ad agosto 2024 dell’esercizio corrente rispetto al medesimo periodo dell’esercizio trascorso (da ottobre 2022 ad agosto 2023),  il trend è ancora positivo e la crescita mantenuta, nonostante alcune misure di politica economica che potrebbero aver influito negativamente sul settore.

  • Gli operai presenti nel periodo ottobre 2023 – agosto 2024 sono stati 3.797, contro i 3.626 del medesimo periodo dell’esercizio precedente, con una variazione di 171 unità, pari al 4,716%.
  • Le ore di lavoro sono aumentate da 3.308.693 a 3.506.452 con un incremento di 197.759 ore, pari al 5,98%.
  • Le ore di cassa integrazione sono diminuite da 101.300 a 87.731, con un aumento di 13.569, pari al 13,40%.
  • Le imprese sono diminuite da 723 a 714 con un decremento di 9 unità produttive, pari al 1,25%. Il rapporto lavoratori-impresa è aumentato, passando da 5,02 addetti a 5,32 addetti per impresa.
  • L’imponibile salariale complessivamente denunciato è aumentato da 38 milioni e 21 mila euro a 41 milioni e 310 mila euro dell’esercizio 2023/2024, con una variazione di 3 milioni e 107 mila euro, pari al 8,65% come da bilancio consolidato.

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  • Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità.
    Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana – #UniciComeLaMaremma



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