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Stellantis, sindacati in piazza: la protesta dei 20 mila operai. Il ministro Urso: «Domani convoco Stellantis» #finsubito prestito immediato


di
Redazione Economia

Il ministro per il made in Italy: «Io rispetto molto i sindacati che oggi stanno manifestando e rispetto molti le indicazioni del Parlamento. Per questo la convocazione di Stellantis la farò solo domani» 

Sono ventimila le persone scese in piazza per protestare contro la crisi del settore automotive in Italia, a partire da quella dei siti Stellantis, secondo le stime dei sindacati. Dopo aver percorso via Sistina ed essere scesi dal Pincio, i manifestanti sono confluiti in pazza del Popolo. Presente in piazza del Popolo, oltre ai leader dei tre sindacati Cgil, Cisl e Uil, la segretaria del Pd Elly Schlein, che ha scambiato un abbraccio con il segretario Cgil Maurizio Landini. I confederali chiedono alla premier Giorgia Meloni di convocare Stellantis e tutte le aziende del settore. Sul fronte politico in piazza anche i leader di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Presenti delegazioni di sindacati europei e mondiali.

La convocazione dei vertici dell’azienda

«Io rispetto molto i sindacati che oggi stanno manifestando e rispetto molti le indicazioni del Parlamento. Per questo la convocazione di Stellantis la farò solo domani», dice il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. «Sono molto vicino ai sindacati e ai lavoratori, loro lo sanno» ha aggiunto. «Convocare, è assurdo che non sia ancora successo, Tavares e Elknann a palazzo Chigi, ma farlo subito. Il prossimo autunno anno avremo un disastro aziendale annunciato», attacca Carlo Calenda.




















































Il crollo della produzione in Italia

«Non vorrei citare sempre i numeri – dice il leader di Azione – perché poi pare stucchevole, ma nel 2017 producevamo un milione di veicoli. Oggi siamo a 400mila. Ma non credo che sia tutto un magna magna, credo anzi che l’automotive ha avuto un periodo con Marchionne in cui ci sono tornati gli investimenti, lo dicono i numeri non io. Quello che è successo è che poi è stata data una garanzia sbagliata, perché non condizionata all’efficienza, a John Elkann per pagarsi un dividendo e vendere l’azienda senza garanzie. Noi è da allora che lo diciamo, più precisamente dalla vendita di Magneti Marelli, oggi è molto importante che lo facciano tutte le opposizioni insieme e tutti i sindacati insieme». 

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Serve un piano industriale per il settore

«Tutti insieme – ha ricordato ancora Calenda – abbiamo fatto un dettagliatissimo piano industriale per il settore auto, e su quello ci piacerebbe avere un’interlocuzione anche col governo, perché il governo su questo dovrebbe essere unito all’opposizione, non è una controparte, ma invece sembra non importargliene niente. Su questo il governo non si sta muovendo da un sacco di tempo. Urso fino a sei mesi fa magnificava un milione di veicoli promessi da Tavares, non arriveremo alla metà quest’anno». 

«Venga convocato anche Elkann»

«Condividiamo le ragioni di questo sciopero unitario di lavoratori e lavoratrici e delle sigle sindacali. C’è molta preoccupazione sul futuro di un settore strategico come l’automotive. Noi chiediamo impegni chiari e concreti. Li chiediamo al governo e li chiediamo alle aziende», dice la segretaria del PD, Elly Schlein, anche lei in piazza. «Non siamo soddisfatti da quello che non è uscito» dall’audizione di Carlos Tavares, ha aggiunto Schlein, «e di quello che è uscito solo pochi giorni dopo quando hanno cominciato a parlare di licenziamenti». E ha aggiunto: «Serve garantire il futuro di questo settore, la continuità occupazionale. Serve riportare le produzioni in Italia. Servono fondi concreti che possano accompagnare i lavoratori e le lavoratrici, anche con una formazione specifica». «Noi ci siamo e ci saremo», assicura Schlein. «Abbiamo depositato una mozione specifica anche con le altre opposizioni e abbiamo chiesto che sia audito anche Elkann in Parlamento. L’azienda ha delle responsabilità storiche verso questo paese e deve fare la sua parte. Bisogna che si confrontino con i sindacati e con i lavoratori», ha concluso.

Anche Conte all’attacco della strategia aziendale

«Oggi il governo qui non c’è. Meloni è stata in Parlamento l’altro giorno, non ha parlato specificamente di Stellantis. Eppure io non vedo gli operai contenti. Perché l’Istat ha appena detto che le famiglie con gli operai in povertà assoluta sono aumentate, e quando adesso andremo a leggere le detrazioni fiscali, il taglio che viene fatto alle detrazioni fiscali, sarà ancora peggio. Questa legge di bilancio non aiuta gli operai, e non aiuta la politica la disattenzione del governo che non ha ancora trovato una soluzione», dice il leader del M5S, Giuseppe Conte. «Ma sicuramente – ha aggiunto – la responsabilità maggiore è di Stellantis, che non non è riuscita finora a offrire una strategia imprenditoriale seria, che mantenesse fede agli impegni presi, anche con lo Stato italiano. Ricordo ancora quando in pieno Covid hanno ottenuto con la garanzia di Stato un finanziamento di sei miliardi e trecento milioni. Un attimo dopo si sono divisi i dividendi ai soci e che cosa hanno fatto? Hanno estinto il mutuo per sottrarsi, ed eludere gli impegni presi con questo mutuo».


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