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L’autonomia differenziata è un’opportunità per la Calabria e il resto del Sud oppure sarà una iattura? È una “cura” che responsabilizza il Mezzogiorno o ne determinerà lo spopolamento definitivo? Oggi, all’interno della nuova rubrica di podcast “Gaia, fatti e sguardi senza filtri”, ne discutiamo con Carlo Ranieri, già funzionario del Consiglio della Regione Calabria, il quale ha studiato a lungo la legge sull’autonomia differenziata e il relativo quadro macroeconomico, da cui è rimasto sconvolto. Al punto da avviare una campagna di informazione, al riguardo, attraverso social e piattaforme di messaggistica istantanea. L’intervistato ci parla di gravi pericoli, riporta importanti dati di bilancio e boccia senza mezzi termini l’autonomia differenziata, avvertendo: «Non ci daranno più neanche le medicine». Buon ascolto, è servizio pubblico del Corriere della Calabria.

Buongiorno a tutti, questa è la prima puntata di “Gaia”. Oggi (parliamo) con Carlo Ranieri, ex dipendente del Consiglio regionale della Calabria, il quale con grande merito ha studiato a fondo il disegno di legge, poi diventato legge, sull’autonomia differenziata e lo ha inserito in un quadro più generale di cui tra poco ci dirà e che, con grande merito, attraverso l’utilizzo dei social network, ma anche di piattaforme come WhatsApp, sta spiegando ai cittadini quali sono gli elementi dell’autonomia differenziata e quali sono gli effetti. Quindi un vero esperto, che ha utilizzato la sua esperienza e la sua conoscenza per approfondire. Noi condividiamo con lui questo suo studio e ci gioviamo del suo contributo per capire meglio di che cosa si tratta. Buongiorno e grazie a Carlo Ranieri.

«Autonomia differenziata è una parola che trae in inganno. Il federalismo simmetrico, cioè quello per cui sono calcolati i fabbisogni standard, in Italia non si realizzerà mai per problemi di bilancio e perché non ha interesse il Nord a dare il proprio surplus fiscale per fare aumentare di livello la società meridionale».
«Poi, circa il tema della sanità, l’obiettivo dell’equità orizzontale è ancora messo a rischio da questa autonomia differenziata. Teniamo presente che la Regione (Calabria), addirittura, è una Regione commissariata ed è esclusa dal chiedere ulteriori materie in sanità, proprio in quanto commissariata. Le ulteriori materie in sanità sono: la gestione delle retribuzioni del personale, i cosiddetti contratti decentrati. Un medico che prende 4mila euro qua, se ne va in Lombardia e, con fondi regionali, gli fanno un contratto decentrato di altri 4mila euro. L’obiettivo vero di questa normativa non sono le materie Lep, sanità, scuola, trasporto pubblico, che al Nord già hanno e che lì sono di serie A. L’obiettivo sono e soltanto le materie non Lep, che, ai sensi dell’articolo 4, comma 2, del ddl Calderoli e delle preintese del 2018, (le regioni settentrionali) possono prendersi subito. A che cosa servono queste materie non Lep? Servono praticamente a far diminuire il surplus fiscale del Nord, perché, ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione, mi riferisco al principio di uguaglianza e di solidarietà, le Regioni che hanno un surplus fiscale devono versarlo allo Stato. Tutta l’Iva va versata allo Stato, che poi distribuisce lo Stato».

Ci stai dicendo che lo scopo dell’autonomia differenziata è consentire alle Regioni settentrionali di trattenere per loro stesse questo surplus fiscale?

«Almeno i nove decimi del gettito fiscale. Oltretutto, vorrei aggiungere, la differenziata l’ha inventata Calderoli. Ora, dov’è il trucco? Perché noi nel Sud siamo fregati due volte? Perché compriamo tutti i prodotti del Nord. Comprando i prodotti del Nord, i ricavi delle aziende vengono versati laddove hanno le sedi fiscali. Per esempio, noi a Reggio (Calabria) compriamo all’Ipercoop e dunque i ricavi vengono versati all’Emilia-Romagna. Quindi, tutta la ricchezza prodotta qua alimenta le regioni del Nord».

Una delle critiche che sono rivolte a chi si oppone oggi all’autonomia differenziata è che essa era stata introdotta in Costituzione, all’articolo 116, dal centrosinistra, con la riforma costituzionale del 2001. Ecco, tu dici che, in realtà, «l’autonomia differenziata è un’invenzione di Calderoli» perché il concetto non c’entra alcunché con quella previsione, contenuta nella riforma del 2001, di avere (la possibilità di) ulteriori forme di autonomia. Ho ricostruito bene il tuo pensiero?

«Sì, esatto. Ma io a questo voglio aggiungere che la riforma del 2001, in realtà, non è stata mai realizzata. A parte per la sanità, per cui sono stati fatti i Lea, lo stesso centro-destra – quando era presidente per Berlusconi nel 2009, e ministro per la semplificazione lo stesso Calderoni, e ministro per il federalismo Bossi – ha fatto la legge 42 del 2009 in previsione di questo federalismo. Ma questa legge prevedeva che bisognava stabilire i fabbisogni e i costi standard per tutta l’Italia e poi che bisognava superare il principio della spesa storica. La spesa storica che cosa vuol dire? Che noi nel Sud, come spesa pro capite, abbiamo per esempio appena un terzo: abbiamo 15 mila euro un Calabrese e 39 mila euro uno della Valle d’Aosta».
«Quindi, se tu hai una spesa storica più bassa, non ti puoi evolvere; invece loro ce l’hanno più alta, nel Nord. Quindi, la riforma del 2001, a proposito di tutti questi dettagli, delegava le materie, ma non diceva come le delegava. Poi, l’articolo 119 della Costituzione parlava sempre della perequazione, dei Lep, non di questa furbata di Calderoli e di tutto il centrodestra, che tende, acquisendo le materie non Lep, a consumare quel residuo fiscale».
«Già si sa che nel Veneto Zaia ha promesso che, appena gli daranno le nove materie (non Lep) che ha già chiesto, non si pagherà più il modulo auto. L’Italia è uno Stato unitario, e nello Stato unitario è prevista la perequazione, come è prevista in Germania, che è addirittura uno Stato federalista. Le Regioni più ricche danno i soldi alle Regioni più povere che poi tornano alle prime. Dobbiamo sapere che il Sud rappresenta il 42 per cento del mercato del Nord: per ogni euro del Nord investito nel Sud, tornano indietro 40 centesimi. Per questo anche gli industriali sono contro (l’autonomia)».

«Il 50 per cento delle nostre spese sono ricavate da trasferimenti centrali. Ad esempio, per la sanità, noi incassiamo circa 2,3 miliardi tra Iva, Irpef e le altre imposte e ne spendiamo in totale 4,5. Lo Stato ci viene in aiuto con la perequazione di 1,6 miliardi. Senza questo miliardo e 600 milioni, non ci danno più le medicine, più i nuovi servizi: questo è il disastro che si paventa».
«Quindi fra la riforma del 2001 e la riforma Calderoli, (la differenza è che) quella del 2001 diceva 23 materie, che oggi Calderoli divide fra Lep e non Lep; per 14 aspettiamo i Lep, che non ci saranno mai – ci vogliono 100 miliardi, ha detto Giannnola, presidente della Svimez – e prendiamo subito le non Lep, che poi sono 184 sottomaterie. Il cittadino non comprende il problema perché questo (provvedimento) avrà effetto a lunga distanza».
«In Italia, nella prima stesura della Costituzione, si parla di diritti equivalenti, aspetto che è stato modificato, dalla riforma Amato: da equivalenti a essenziali. Che cosa vuol dire? “Equivalente” vuol dire che se io ho tre ospedali a Reggio in base alla popolazione, tre ospedali, in base alla popolazione, deve avere la Lombardia. “Essenziale” vuol dire che ti do il minimo per poter campare, non il massimo, cioè quelli (del Nord) sono di serie A e noi (meridionali) siamo di serie C».

«Il trucco è che il Sud se ce, la fa ce la fa; (questa è la logica). Ciò che ritengo assurdo è che il centrosinistra ha fatto le preintese delle Regioni e poi è caduto il governo Conte 1 perché Salvini voleva l’autonomia differenziata; poi è caduto il governo Conte 2 quando si dovevano stabilire i fabbisogni essenziali».
«Chi ha studiato il quadro macroeconomico – come l’ho studiato io, è la prima cosa che ho fatto leggendo quell’articolo 4, comma 2 –,   capisce che qui al Sud saremo costretti a emigrare. Già un mio amico, faccio questo esempio, ha la figlia che lavora a Como e il figlio che l’hanno assunto (come) pizzaiolo, sempre a Como. L’amico mi dice che si è ammalato, che sua moglie è ammalata. Ora lavora in un ente pubblico e mi dice che fa(rà) la domanda di trasferimento perché non è possibile, osserva, che ogni volta deve andare a curarsi al Nord. Oltretutto, ha detto che pagherebbe meno di addizionale Irpef, pagherebbe meno di bollo auto, pagherebbe meno di addizionale comunale e addizionale provinciale. Mi ha aggiunto che si è fatto i conti con la sua famiglia e, trasferendo la residenza al Nord, i tre, risparmierebbero già 5mila euro all’anno solo di assicurazione e Irpef regionale».

«Quindi ora andrà su, comprerà la casa, tanto il figlio paga 600 euro al mese, e si trasferiranno. Che cosa succede? Che meno gettito fiscale c’è per la Regione, il Comune, la Città metropolitana, meno si incassa e meno si spende per i servizi. Dal 2027, ogni regione si dovrà mantenere con i propri proventi. La Regione Calabria ha un bilancio di circa 5 miliardi e 600 milioni, ne spende 4,5 per la sanità, ha 800 milioni di bilancio vincolato, cioè stipendi dei dipendenti, stipendi dei consiglieri e compagnia bella. Se diminuiranno ancora i proventi, sia per l’abbattimento della perequazione e sia perché il Sud si spopola, qui possiamo chiudere e non ci daranno più neanche le medicine».

Abbiamo parlato con Carlo Ranieri, che ringraziamo molto e cui auguriamo una buona giornata.

 

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