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Con domenica 14 luglio si è conclusa la prima fase di sperimentazione del contributo di accesso per entrare a Venezia, cioè un biglietto da 5 euro per chi visita la città in giornata entrando tra le 8:30 e le 16 nei fine settimana. La sperimentazione era stata avviata alla fine dello scorso aprile con l’obiettivo di gestire meglio la grande quantità di turisti che ogni giorno visita Venezia, ma era stato accolto con perplessità e critiche in particolare dai veneziani che, seppure esenti dal contributo di 5 euro, avrebbero dovuto comunque esibire un documento ai controlli.

I dati ufficiali sul contributo di accesso saranno forniti nei prossimi giorni dal Comune di Venezia, ma secondo alcune anticipazioni raccolte dal Corriere del Veneto tra il 25 aprile e il 13 luglio hanno pagato 5 euro poco meno di 440mila persone con un incasso di circa 2,2 milioni di euro, superiore alle previsioni del Comune. I dati non comprendono l’ultimo weekend di sperimentazione del 13-14 luglio, ma il calcolo finale non dovrebbe discostarsi molto da quelle stime.

Le persone esentate dal pagamento sono state circa 1,1 milioni tra ospiti e parenti di residenti in città, lavoratori, proprietari di seconde case e studenti. Sono state inoltre esentate quasi 160mila persone residenti in Veneto, come previsto dalle regole sull’applicazione del contributo preparate dal Comune.

Da tempo il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, sostiene che il contributo di accesso abbia l’obiettivo di «rendere la città vivibile», ma non è chiaro quali vantaggi possa portare in termini di riduzione dell’affollamento dovuto ai turisti. I dati sembrano infatti confermare un alto flusso di turisti, comparabile a quello di altri periodi in cui non era previsto il pagamento. Non è nemmeno ancora chiaro come saranno effettivamente investiti i ricavi, anche se il Comune ha intenzione di impiegarli per nuovi investimenti nell’organizzazione della città tesa a ridurre l’impatto del turismo.

Da mesi i gruppi di cittadini contrari al contributo organizzano manifestazioni e presidi, con attività per raccontare ai turisti il loro punto di vista. Le critiche al sistema riguardano sia il modo in cui saranno investiti i ricavi, con richieste di impiegarli per servizi che riguardino davvero la cittadinanza come gli asili nido e che possano incentivare chi vuole vivere stabilmente in città, sia le preoccupazioni sulla privacy legate al frequente controllo dei documenti per dimostrare di essere residenti a Venezia.

Alcuni gruppi stanno valutando la possibilità di raccogliere firme per un referendum cittadino, in modo da provare a far cambiare le regole sul contributo di accesso entro la fine di quest’anno, in vista di una riattivazione del sistema per il 2025 in forma definitiva e non più sperimentale. Iniziative di questo tipo potrebbero portare a lunghi contenziosi, ma nel frattempo il sistema potrebbe essere impiegato senza particolari limitazioni.

Dopo l’introduzione del contributo di accesso si è discusso inoltre sulla possibilità di introdurre un limite giornaliero di turisti a Venezia, sfruttando il sistema che tiene traccia delle richieste a pagamento. Il superamento del limite non impedirebbe comunque ai turisti di entrare ugualmente in città: il progetto prevede di richiedere in quel caso 10 euro per l’accesso e non 5. I gruppi che contestano l’iniziativa ritengono che il sistema non porterebbe a particolari vantaggi per ridurre l’affollamento, ma solo a un’occasione per il Comune di aumentare i ricavi.

Nelle prossime settimane il Comune di Venezia farà un bilancio definitivo della sperimentazione, che sarà importante soprattutto per verificare la sostenibilità economica del sistema. Per il suo sviluppo e la sua gestione, sia per la parte informatica sia per quella dei controlli fisici, il comune aveva previsto una spesa di almeno 3 milioni di euro.

 

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