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Famiglie, il 17% non arriva a fine mese  – Bolzano #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –




BOLZANO. Organizzazioni e istituzioni hanno firmato un manifesto “contro le povertà” in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della povertà. Per capire dove stiamo andando serve partire dai numeri, quelli non barano: tra il 16 e il 17% delle famiglie altoatesine sono in condizione di “povertà relativa”. Non fanno la fame, non vivono sotto i ponti non hanno l’aspetto che attribuiamo ai poveri. No, ricevono uno stipendio. Altrove, quel denaro tutti i mesi consentirebbe loro di vivere in dignità: qui no. Altro numero? Eccolo: il 60% di chi ci vive nell’isola felice non riesce più a risparmiare. Spende ogni volta tutto quello che ha e anche di più.

Stefan Perini dell’ Ipl (Istituto promozione lavoratori) aggiunge un dato: «Un terzo degli intervistati nei nostri sondaggi non arriva a fine mese». Deve chiedere aiuto. E la Caritas lo sa: «Sono 1.300 i cittadini che si rivolgono a noi ogni anno, spiega Petra Priller che monitora le consulenze assistenziali. Sono persone che stanno a cavallo del ceto medio, adulti, stipendiati. Ma con che stipendi? «Il 12% dei dipendenti non arriva a 9 euro l’ora», insiste Perini. Cifra che sta persino sopra il tanto dibattuto salario minimo. Ma a Bolzano il carovita lo schiaccia. Sta qui il nodo: nei prezzi di ogni cosa, dagli affitti alla spesa. «Anche la spesa è diventata un problema quotidiano», conferma Rosmarie Pamer, assessora provinciale al sociale. Lei viene da San Martino in Passiria, insegnava alle medie: «So cosa significa, anche in valle, avere uno stipendio con cui oggi fai fatica a vivere serenamente».

Il documento comune

Le associazioni si sono riunite giovedì al Centro pastorale per sottoscrivere un documento comune col quale impegnarsi tutti contro la povertà. «Particolarmente a rischio – si legge nel manifesto – sono i lavoratori a basso reddito, i pensionati, le famiglie monogenitoriali, le persone socialmente svantaggiate come i disabili o le persone affette da malattie croniche, nonché i gruppi emarginati e gli immigrati».

Una rete che ha come scenario una serie di obiettivi: soddisfare i bisogni primari, porre fine alla povertà in tutte le sue forme, anche quella sociale e sanitaria.

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I primi firmatari del manifesto, favorevoli alla creazione di una rete con “un osservatorio che dovrebbe monitorare e garantire la continuità ed il coordinamento delle misure di prevenzione della povertà”, sono Swr-Ea Economia Alto Adige – Südtiroler Wirtschaftsring, il Centro di competenza per il lavoro e le politiche sociali dell’Università di Bolzano, Alleanza della Cultura, Federazione per il Sociale e la Sanità, l’Istituto promozione lavoratori Afi-Ipl, il Gruppo Volontarius e la Federazione ambientalisti Alto Adige.

Pensioni troppo basse

Il presidente Arno Kompatscher, in prima fila, raccoglie la sfida: «Si dovrà alzare l’impegno di spesa. Già su questo bilancio ma pure sul prossimo. Su più tavoli: il tema dei salari, attraverso la gestione della contrattazione collettiva e gli incentivi ai privati, tra sconti Iva e sostegni». Ma poi va oltre. E torna sull’apertura di un tavolo con lo stesso Inps: «È in programma un intervento sulle pensioni basse che andrà rimodulato ma in aggiunta ai sostegni». Si parla di centinaia di milioni a bilancio tra questo e il prossimo. E la giunta si compatta: «Le pensioni, come i redditi, sono le nuove emergenze. Tanto che gli interventi non interesseranno solo le minime, come già accade, ma le basse. Sono queste ultime – spiega Pamer – quelle che più stanno subendo gli attacchi dell’inflazione». Quest’ultima sale, ma le pensioni stanno ferme. Così, la forbice che tra chi può e chi non può, ma fino a ieri poteva, si allarga.

Georg Leimstädtner, a capo della Federazione per il sociale, è il motore di questo compattamento: «Il povero, anche in povertà relativa, è costretto a ridurre le spese della sua sfera vitale. Come alloggio e finanche la salute e l’istruzione». È su quest’ultimo punto che insiste Kompatscher: «Ci stiamo muovendo sulla prevenzione della povertà. E il primo strumento è l’istruzione. É lì che si riesce a dotare le persone dei mezzi per entrare nel lavoro e raggiungere un reddito dignitoso».

La vergogna di chiedere aiuto

C’è un dato: anche le cifre, le più attente, sono come la punta di iceberg. «Non rivelano del tutto la situazione», dicono alla Federazione. E perché? «In tanti si vergognano a chiedere aiuto – spiega la stessa Rosmarie Pamer – provano a nascondere la situazione».P.CA.

 

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