BRINDISI – La prefettura di Brindisi sta giocando un ruolo attivo nel difficile tentativo di mediazione fra Sir e i sindacati riguardo al destino di 74 lavoratori dell’indotto Enel che rischiano il licenziamento. I rappresentanti delle organizzazioni sindacali sono stati convocati oggi pomeriggio (martedì 30 luglio) dal prefetto Luigi Carnevale. All’incontro ha preso parte anche il questore Giampietro Lionetti. Il prefetto ha espresso l’auspicio che siano rimossi i blocchi in atto da giorni davanti alla centrale Enel Federico II di Cerano e al varco doganale di Costa Morena est, con l’obiettivo di facilitare il raggiungimento di un’intesa.
La Sir, come noto, gestisce l’appalto di movimentazione del carbone per conto di Enel. Ma di carbone non se ne vede neanche l’ombra, in vista dell’ormai imminente dismissione dell’impianto di Cerano, previsto per il 2025. Questo ha portato all’avvio della procedura di licenziamento nei confronti di 76 dipendenti. Il numero è poi sceso a 74. I tentativi di attivare la cassa integrazione della durata di un anno finora sono andati a vuoto. E così è scattata la protesta.
Il presidio davanti al varco di Costa Morena è in atto dallo scorso 19 luglio. Le attività presso il molo industriale sono praticamente ferme. Il presidente di Raccomar Puglia, l’associazione degli agenti marittimi raccomandatari pugliesi, Marcello Gorgoni, ha fatto presente che una nave attende in rada da oltre una settimana di essere ormeggiata, lanciando un monito su possibili ripercussioni a catena sull’operatività del porto.
Il sit in davanti al sito di Cerano è iniziato lo scorso 26 luglio, dopo il nulla di fatto con cui si era concluso il tavolo presso la task force regionale sull’occupazione del giorno prima. Da quattro giorni la centrale è ferma. Tutti i lavoratori delle ditte appaltatrici sono solidali con i colleghi della Sir.
Gli ulteriori confronti ospitati nella sede di Confindustria Brindisi non hanno sortito risultati concreti. I sindacati Cobas, Cgil, Cisl e Uil chiedono il ritiro dei licenziamenti con il reintegro pieno di 45 lavoratori, auspicando per i restanti 29 la cassa integrazione o l’incentivo all’esodo. Ma le condizioni dell’esodo incentivato (circa 15mila euro) proposte dall’azienda non soddisfano i sindacati e potrebbero non essere accettati dai lavoratori, per i quali si porrebbe comunque il problema della ricollocazione.
Anche la prefettura, pur non sostituendosi alle istituzioni competenti (task force in primis), cerca di dare il proprio contributo per ridurre la distanza. Un nuovo incontro si svolgerà domani, nella speranza che si apra uno spiraglio per una possibile soluzione.
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