Pistoia, 18 novembre 2024 – Il day after, per il tifoso pistoiese medio, sta diventando il momento delle grandi domande esistenziali. Su tutte ne spicca una, ovvero se sia preferibile concedere fiducia ad una Pistoia che, bene o male, ha sfiorato la vittoria contro una Trento ancora imbattuta e piena zeppa di talento, oppure se sia lecito lasciarsi prendere dall’amarezza per l’ennesima gestione quantomeno rivedibile degli ultimi minuti, che ancora una volta hanno lasciato l’amaro in bocca alla compagine biancorossa.
La risposta al quesito dipende, probabilmente, dall’approccio filosofico del singolo tifoso, ovvero se questi legge la partita in modo più “tecnico” oppure se si lascia condizionare dall’umore e dal risultato.
Stamattina, infatti, a precisa domanda che ho rivolto a Fabio Bongi – pistoiese doc e con una vita passata nel ruolo di secondo dei tanti coaches passati da Pistoia – l’assistant di Paolo Galbiati mi ha confermato di aver trovato una squadra biancorossa in salute, in netta crescita, con un Christon sempre più inserito e protagonista e con dieci ragazzi non mollano mai.
Non vi è alcun dubbio che Bongi abbia dato una lettura che ha più di un senso. Superlativa la prestazione dello yankee da un lato, dall’altro non era scontato che i ragazzi recuperassero il gap di dieci punti nei minuti finali ed arrivassero a gestire il possesso del vantaggio. Quel maledetto possesso, ahinoi, è il manifesto delle dolenti note di casa Pistoia basket.
Si tratta della seconda volta in due partite consecutive, infatti, che Childs butta letteralmente via la palla che potrebbe valere la vittoria. Se contro Sassari l’errore del lungo pistoiese è stato agghiacciante, quello contro Trento resterà nella memoria a lungo perché non si è concretizzato tanto nell’esecuzione del gesto, quanto nella pessima scelta di cosa fare con la palla in mano.
I tremila del PalaCarrara, se potessero, vorrebbero tutti chiedere a Childs cosa diavolo gli è passato per la testa per decidere di andare a sbattere contro la difesa avversaria e finire poi per commettere fallo, quando la logica avrebbe suggerito di tergiversare e passare la palla ai due giocatori on fire, Christon o Silins. Perché non l’hai passata in mani più calde delle tue? Una domanda che resterà senza risposta.
In verità, un paio di domande le potremmo rivolgere anche a coach Markovski. Se è vero, come lui stesso ha dichiarato, che il superminutaggio di alcuni è dovuto al “modesto potenziale offensivo” – parole testuali – di chi esce dalla panchina, com’è possibile lasciare in campo per quasi tutto l’ultimo quarto Lorenzo Saccaggi, mentre Forrest prende polvere in panchina?
E ancora, se è vero che il potenziale del quintetto base è decisamente alto, qualcuno prima o poi vorrà anche considerare la fase difensiva, magari annotandosi chi difende sui marcatori più mortiferi tra gli avversari? Giusto per togliersi la curiosità.
Detto questo, la pausa del campionato qui in Toscana è quantomai benedetta. Si spera che possa servire a crescere ulteriormente ed a trovare nuovi equilibri anche con il sostituto del partente Brajkovic. Staremo a vedere.
Luca Cipriani
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