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diSilvia Madiotto

L’iniziativa della deputata meloniana Alessia Ambrosi (FdI) è il motore. I dubbi della Lega sul voto

Opposizione, sindacati, associazioni e pure parrocchie, è un fronte composito e molto battagliero quello che promuove il referendum contro l’Autonomia differenziata. Loro organizzano gazebo, raccolte firme, incontri pubblici? E allora Fratelli d’Italia lancia il comitato per il “no” all’abrogazione della Legge Calderoli. E lo fa con la deputata meloniana Alessia Ambrosi. «Noi ci crediamo» si chiama, è partito dal Trentino e arriva anche in Veneto trattandosi di una parlamentare originaria di Verona ma residente ed eletta nella regione (autonoma) confinante.

L’iniziativa della deputata

Il centrodestra veneto ha già avviato, fin dalle scorse settimane, una campagna «vacanziera» a sostegno della riforma, che si concentra soprattutto nei luoghi di villeggiatura. FdI ha organizzato la scorsa settimana un banchetto informativo in piazza a Jesolo (tappa della campagna nazionale, oltre a quelle organizzate dalle segreterie provinciali), mentre la Lega ha un piano di 9 appuntamenti iniziati a Jesolo e proseguiti a Sottomarina, Lazise e Verona (il prossimo è il 24 agosto a Caorle). Ma Ambrosi fa un passo in più con il comitato che «nasce grazie a cittadine del Trentino e del Veneto e già punta ad estendersi ad altre regioni, il primo comitato per il No al referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata». Alla ripresa dei lavori della politica a settembre, Ambrosi inizierà a costituire formalmente il comitato. «Tutto è partito durante la campagna elettorale per le Europee – spiega la deputata – e, sia in Trentino che in Veneto, le persone mi hanno mostrato quanto fosse importante per loro l’Autonomia. Gente comune, non militanti di partito, chiedevano di mobilitare le forze per smontare la campagna di fake news della sinistra».




















































«Campagna referendaria strumentale e pretestuosa»

Ma quel «no» fa sollevare qualche sopracciglio soprattutto in casa leghista perché al momento l’idea principale è di promuovere l’astensione per affossare il quorum, non certo portare i cittadini a votare per il no rischiando di essere sovrastati, al Sud, da una marea di sì. «Questo è molto prematuro, noi ci siamo trovati per creare un gruppo di lavoro, fatto di volontari, per contrastare la campagna referendaria che riteniamo strumentale e pretestuosa – continua Ambrosi -. La strategia sarà definita nei prossimi mesi». Del comitato sarà lei la presidente: «Difenderemo il testo governativo attraverso tutte le forme democratiche possibili: manifestazioni, raccolte di firme, organizzazione di dibattito e convegni».
Nel frattempo, si moltiplicano le iniziative degli oppositori. Perfino alcune parrocchie (ricordiamo che si era espressa anche la Cei, con severe perplessità sulla riforma già a maggio) hanno messo in campo le proprie forze per sostenere la campagna abrogativa. Succede nel Napoletano, nella chiesa di San Giorgio Maggiore a Forcella, e anche altre Regioni sperano che il movimento prenda piede. Questa insolita campagna su sagrati e spazi delle chiese irrita il capogruppo della Lega in Veneto, Alberto Villanova: «Ricordavo che le chiese servissero ad altri scopi e non a raccogliere firme per il referendum truffa». 

La Chiesa: «Nessuna indicazione di voto»

E allora è di nuovo la Cei, tirata per la giacchetta, a rispondere: «Non c’è mai stata né mai ci sarà un’indicazione da parte della Conferenza episcopale italiana a raccogliere firme contro la legge sull’Autonomia differenziata» spiegano dagli uffici vaticani, ma la posizione rimane quella di maggio: «Quel testo, che raccoglie le preoccupazioni emerse dall’Episcopato italiano, vuole essere un contributo positivo alla riflessione sulla solidarietà e sulla sussidiarietà a livello nazionale». I favorevoli quindi sondano strade diverse. Il ministro Roberto Calderoli attende il pronunciamento della Cassazione sulla validità del referendum abrogativo che doveva raccogliere 500 mila firme entro settembre ed è già arrivato a 700 mila. «Essendo l’Autonomia complessa, disomogenea e collegata alla Legge di Bilancio, non dovrebbe essere ammissibile il referendum abrogativo» sottolinea il ministro.

15 agosto 2024

 

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