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20 novembre 1986: black-out all’ospedale di Salerno, muore neonato nell’incubatrice #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


di
Gabriele Bojano

La tragedia smuove lo sdegno dell’opinione pubblica, i medici: «quel bimbo sarebbe deceduto lo stesso». La rabbia dei sindacati: «Episodio grave»

A Salerno nasce un bambino in ospedale, è prematuro e va nell’incubatrice. Ma un atroce scherzo del destino fa sì che vada via la luce, si spenga l’incubatrice e il neonato muoia. Una storia terribile che smuove lo sdegno dell’opinione pubblica. Adesso tutti dicono «fate luce – scrive Marzio Breda sul Corriere della Sera – Spiegateci come è potuto succedere. Le responsabilità devono venir fuori. Non guarderemo in faccia nessuno». «Fate luce», ripetono e non si rendono conto dell’atroce ironia che si può nascondere dietro quest’esortazione di chiarezza sulla morte di un bimbo, spirato proprio perché era mancata la luce, in ospedale».

 L’avevano battezzato Giuseppe, quel neonato sfortunato. Se n’è andato tremando, boccheggiando per tentar di respirare. Agitando le manine mentre soffocava. Ucciso da quella «macchina della sopravvivenza» che avrebbe dovuto difendere le sue prime, difficili settimane da prematuro. Un temporale e due black-out spengono per mezz’ora le apparecchiature di tutti i reparti, disattivando monitor, cannule dell’ossigeno, stimolatori cardiaci. Quando la corrente torna Giuseppe è stato già portato in camera mortuaria, dopo un’inutile tentativo di rianimazione. Parecchi sono gli interrogativi per i quali si cerca una risposta. Al sostituto procuratore Vito Di Nicola  viene affidata l’indagine. 




















































Intanto i sindacati usano toni duri: «Si tenta di accreditare un’interpretazione di comodo, di minimizzare sostenendo che quel povero bambino comunque era condannato. Dovranno dimostrarlo. E quando anche l’avranno fatto, ciò non potrà sminuire la gravità dell’episodio», dice il segretario della Cgil Franco Di Tore. Coincidenza inquietante, il giorno dopo la morte del piccolo Giuseppe Genovese un altro breve black-out fa sudare freddo i medici dei vari reparti dell’ospedale di San Leonardo.

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