La popstar Madonna nel giorno del compleanno si regala per la sua festa l’incanto di un parco archeologico che è un unicum al mondo e appartiene alla storia, ma fa un regalo a Pompei per un progetto teatrale che riguarda gli adolescenti del territorio che è, a sua volta, uno scrigno di futuro. Questo progetto si chiama “Sogno di Volare”, titolo bellissimo, è promosso dal parco archeologico e coinvolge la comunità locale nella vita culturale del sito Unesco con i suoi giovani impegnati in un percorso creativo che culmina nella messa in scena di una commedia classica nel Teatro Grande della città antica a maggio 2025. La visita serale agli Scavi di Pompei di Madonna, in questo caso imprenditrice tramite la sua fondazione “Ray of Light”, si trasforma in una partnership che mette al centro il futuro del sito archeologico e della sua “heritage community”. Sono 250mila euro che finanziano l’anno 2024/25 della compagnia che riunisce adolescenti e bambini di Pompei, Scafati, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Torre del Greco, Boscoreale e Napoli e che li ha già portati in una tournée anche sui palchi di Bologna e Ravenna.
Le parole del direttore di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, meritano di essere riprodotte: «”Sogno di volare”, il progetto sostenuto così generosamente da Madonna, è strategico per Pompei perché si rivolge alle persone che vivono in questo territorio meraviglioso e complesso, in particolare ai giovani, e li rende protagonisti di un’esperienza con la quale abbiamo voluto dimostrare che l’arte e la cultura veramente possono cambiare le nostre vite. Certo, mai avrei immaginato, quando abbiamo iniziato nel 2021 tra mille difficoltà, che saremmo arrivati a questo, ma evidentemente “Sognare di volare” funziona davvero: ringrazio di cuore Madonna per la sua generosità, visione e umanità che sarà una grande fonte di ispirazione per andare avanti». Siamo a un punto chiave che va colto fino in fondo. È frutto dell’intelligenza politica, centrale e territoriale, di apertura del mondo culturale al capitale privato, e di competenze tecnico-manageriali.
Si acquisisce come elemento irrinunciabile che la rendita delle bellezze artistiche, storiche e naturali è tale solo se produce nuova ricchezza, nuovi investimenti. I soldi donati da Madonna sono all’interno di questo paradigma. Così come all’interno di questo stesso paradigma, si colloca il nuovo Patto per Napoli. Non più solo finanziamenti a fondo perduto, prenotazione di capitolati di spesa pubblica che peraltro quasi sempre poi si dissolvono o non sappiamo spendere, ma accordi concreti legati a progetti, con il coinvolgimento pieno dei privati che, spinti dall’amministrazione pubblica, intendono mettersi in campo e in discussione. È un cambio di passo rispetto al passato perché si fonda su una visione.
Ci sono, almeno si percepisce ed è giusto sottolinearlo, una visione, un progetto diversi rispetto agli scorsi decenni. Napoli, Pompei, e molto altro, non possono semplicemente cullarsi, come spesso colpevolmente accaduto, nella consapevolezza di essere seduti su un immenso giacimento di arte e cultura. Quello che sta accadendo nell’area metropolitana di Napoli e, in genere, in Campania, riguarda il mare ritrovato della grande Stabia come quello di Portici, la “città della musica” di giugno e luglio tra stadio e piazza, il set a cielo aperto che si moltiplica senza soluzioni di continuità, il record di visite guidate dall’estero al teatro San Carlo nei giorni ferragostani, la rigenerazione urbana delle periferie degradate. Tutto questo si aggiunge, direi, va oltre il primato di attrazione del turismo di qualità che riguarda le perle di un territorio unico al mondo ritornato felix.
Ciò che più conta, e che ci preme qui sottolineare, è che oggi sempre più diventa decisivo lo snodo del rapporto pubblico privato che nasce nel solco del primo Patto per Napoli che evitò il dissesto del suo Comune e incanalò le direttrici di sviluppo dentro le ragioni della buona amministrazione e di uno spirito civico che coinvolge la collettività e ha nel rispetto delle regole e nella difesa della legalità la sua bandiera costituiva.
Questa è la strada da percorrere per restituire alla grande area metropolitana di Napoli la valorizzazione del suo immenso patrimonio culturale. Che significa combattere la dispersione scolastica e coinvolgere la risorsa giovanile, per creare finalmente lavoro di qualità e stabilizzare la capacità di attrarre investimenti privati che trattengono i talenti sul territorio e costruiscono il futuro. I fondi europei stanno già facendo il resto alla grande, i cantieri sono aperti e sempre più si apriranno, agli abitanti del territorio metropolitano va restituita la Circumvesuviana degli anni del miracolo economico italiano del Dopoguerra. Perché tutto ciò avvenga e duri nel tempo, servono meno burocrazia e tanta digitalizzazione, servono ovviamente le risorse che finalmente ci sono, ma prima ancora serve che le teste si girino dalla parte giusta e che l’esercito dei “benaltristi” si prenda almeno una vacanza.
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