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La morte del professore venti giorni dopo quella del fratello Francesco

Dopo la recente perdita del fratello Francesco, storico e professore di Geografia, oggi Genova piange la scomparsa di Luigi Surdich, docente di Letteratura Italiana per quarant’anni alla Facoltà di Lettere dell’Università di Genova.

Surdich era una delle figure più eminenti nel panorama intellettuale genovese, un appassionato studioso della letteratura del Duecento e del Trecento, con un particolare interesse per Giovanni Boccaccio e Dante, ma anche un ricercatore del Novecento.

Storico della letteratura e tra i massimi esperti della letteratura italiana trecentesca, il suo impegno era tanto vasto quanto profondo.

La sua carriera accademica si è intrecciata in modo singolare con la sua vita privata, come dimostra un curioso aneddoto.

La corrispondenza con il poeta Giorgio Caproni

Quale profugo istriano che stava per prendere servizio presso l’Università di Genova, il futuro docente ricevette un documento a lui indispensabile che portava la firma del grande poeta Giorgio Caproni.

I due avviarono in seguito una lunga e fruttuosa corrispondenza raccolta nel volume di recente uscita “Il “nostro” discorso per iscritto”, carteggio 1974-1989 a cura di Alessandro Ferraro, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Genova.

Nel 1977, insieme a personalità come Tabucchi, Nicola Pasero, Enrico Fenzi e Margherita Lecco, Surdich fondò la rivista L’immagine riflessa, che si distinse per un approccio interdisciplinare nello studio della letteratura.

Dopo la morte del poeta Giorgio Caproni, Surdich scrisse “Giorgio Caproni. Un ritratto”  (Costa & Nolan, 1990) con la prefazione di Antonio Tabucchi, altro grande nome della cultura genovese.

Seguirono la cura del volume “Era così bello parlare”. Conversazioni radiofoniche con Giorgio Caproni (Il melangolo, 2004) e i saggi contenuti in Le idee e la poesia. Montale e Caproni (Il melangolo, 1998).

Nel 2011 il professor Surdich ha ricevuto il Premio Val di Comino per l’opera saggistica.

“Genova ch’è tutto dire”: l’omaggio a Litania

E’ del 2012 il volume “Genova ch’è tutto dire” di Patrizia Traverso e Luigi Surdich, l’omaggio ad una delle poesie più note di Giorgio Caproni, Litania, qui proposta al lettore con un ricco apparato critico e una galleria di scatti fotografici straordinari ad opera della bravissima fotonarratrice Patrizia Traverso.

La produzione include anche opere come Il calcio è poesia del 2006, curata con Alberto Brambilla, che dimostrano la sua capacità di spaziare oltre i confini tradizionali della critica letteraria.

“Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore”

Luigi Surdich è stato non solo un intellettuale di spicco, ma anche un mentore e un faro per molti dei suoi studenti.

A lui devo una delle esperienze più significative della mia carriera accademica: la tesi di laurea, “Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore”.

Una tesi di ricerca resa possibile anche dalla sua guida esperta e dalla sua passione contagiosa per il grande poeta.

Un affascinante viaggio alla scoperta di Giorgio Caproni, livornese di nascita, ma intimamente legato a Genova, dove si trasferisce con la famiglia all’età di dieci anni e dove rimarrà fino al 1946.

La dedizione di Surdich nel trasmettere l’amore per Giorgio Caproni ha lasciato un’impronta indelebile nel percorso mio e di tanti altri studenti che grazie a lui hanno avuto la possibilità di conoscere ed apprezzare uno dei più importanti poeti del Novecento.

Un professore appassionato e dedito alla vita accademica

La scomparsa di Luigi Surdich rappresenta una grave perdita per il mondo della cultura e per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di apprendere da lui.

Le sue lezioni erano vere e proprie immersioni nella bellezza e nella complessità della letteratura, che ispiravano e appassionavano i suoi numerosi studenti.

In questo momento di profonda tristezza desidero esprimere la mia più sincera gratitudine al professore Luigi Surdich per avermi fatto amare Giorgio Caproni e per aver contribuito in modo così significativo alla mia formazione intellettuale e personale.

Sono certa che la sua eredità vivrà attraverso le sue opere e il ricordo di chi, come me, ha avuto l’onore di essere suo allievo.

La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile, ma sono certa che il suo contributo alla cultura e alla letteratura continuerà ad ispirare anche le generazioni future.

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Photo Credit: La Repubblica

 

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