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Si avvicina la conferma per il 2025 della rivalutazione al 120 per cento per le pensioni minime. Secondo Meloni il sostegno alle pensioni basse è una delle priorità del Governo nella prossima Legge di Bilancio

La Legge di Bilancio 2025 conterrà misure anche per la rivalutazione delle pensioni minime.

La rassicurazione arriva direttamente dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel coso di un intervento televisivo.

Anche il prossimo anno, dunque, dovrebbe essere applicata la rivalutazione al 120 per cento delle pensioni minime e la rivalutazione piena per tutte le pensioni fino a 2.271 euro.

Pensioni minime 2025: verso la rivalutazione al 120 per cento degli importi

Al rinnovo del taglio del cuneo fiscale e della riforma IRPEF anche per il 2025 si aggiungerà anche la rivalutazione delle pensioni, in particolare delle minime.

La misura dovrebbe entrare nel pacchetto di interventi della prossima Legge di Bilancio, che andrà a sostenere in via prioritaria le imprese che assumo e le famiglie ma senza tralasciare i pensionati e le pensionate in difficoltà.

A confermare l’obiettivo del Governo è stata la stessa Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che il 2 settembre ospite su Rete 4 ha ribadito la volontà di sostenere gli anziani che arrivano arrancando a fine mese.

“Pensioni minime è una delle nostre priorità, in generale le pensioni basse.”

Dovrebbe continuare anche nel 2025 dunque la rivalutazione dei trattamenti come accaduto per questi ultimi due anni.

“In questi due anni noi abbiamo lavorato per una rivalutazione piena di tutte le pensioni che arrivavano fino a 2.270 euro, garantendo che fossero adeguate pienamente al costo della vita, ma abbiamo fatto una rivalutazione al 120% per le pensioni minime, che sono cresciute in modo significativo.”

Come previsto da ultimo dalla Legge di Bilancio 2024, infatti, tutte le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS, quindi i trattamenti fino a 2.271,76 euro, sono state rivalutate pienamente del 5,4 per cento (indice di perequazione provvisorio per il 2024) mentre le altre con percentuali minori.

Fasce trattamenti complessivi Percentuale indice perequazione da attribuire Aumento del Importo
Fino a 4 volte il trattamento minimo (TM) 100 5,4 per cento fino a 2.271,76
Fino a 5 volte il TM 85 4,5 per cento da 2.271,77 e fino a 2.839,70
Fino a 6 volte il TM 53 2,8 per cento da 2.839,71 e fino a 3.407,64
Fino a 8 volte il TM 47 2,5 per cento da 3.407,65 e fino a 4.543,52
Fino a 10 volte il TM 37 1,9 per cento da 4.543,53 e fino a 5.679,40
Oltre 10 volte il TM 22 1,1 per cento oltre 5.679,40

Per i pensionati che percepiscono il trattamento minimo, invece, la rivalutazione è pari al 120 per cento. Come precisato dalla Premier Meloni:

“L’abbiamo fatto facendo crescere di meno le pensioni che erano molto alte, un’opera secondo me equa, che continueremo a fare perché sicuramente queste persone sono quelle che hanno maggiore bisogno di aiuto da parte dello Stato.”

Rivalutazione pensioni minime 2025: il nodo delle risorse

L’obiettivo, dunque, è quello di proseguire sulla via tracciata gli scorsi anni e confermare il modello di rivalutazione delle pensioni.

Come per le altre misure in cantiere però l’ostacolo principale è sempre lo stesso: servono risorse sufficienti.

Quella del 2025 si preannuncia una Manovra con poco margine di movimento, viste le poche risorse disponibili e le molte misure da implementare.

Come detto il Governo punta a sostenere in via proprietaria imprese e famiglie quindi non si potrà rinunciare al taglio del cuneo fiscale e alla conferma delle nuove aliquote IRPEF. Difficilmente poi non verrà rinnovata e la maxi-deduzione fino al 130 per cento per le imprese che assumono.

Tra le possibili novità poi l’estensione del bonus mamme alle lavoratrici autonome e la flat tax al 15 per cento per i dipendenti.

Il sottosegretario all’Economia Federico Freni ha stimato un impatto di 25 miliardi di euro. Ad ogni modo, nei prossimi giorni si avrà un quadro più chiaro della situazione, quando il MEF confermerà il Piano strutturale di bilancio di medio termine, il nuovo documento che l’Italia dovrà presentare alla Commissione Europea entro il 20 settembre.

 

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