Mediocredito Centrale annuncia le manifestazioni di interesse per l’85% detenuto nell’istituto di credito umbro
Il risiko bancario parte dai piccoli istituti. Mentre il mondo della finanza aspetta il fischio di inizio del Tesoro, che avvierà un’ulteriore cessione statale nel Monte Paschi di Siena, sempre nel centro Italia sarà la Cassa di Risparmio di Orvieto la prima a finire sull’altare. Ieri il Mediocredito Centrale ha informato di aver di aver ricevuto alcune manifestazioni di interesse per l’acquisto dell’85,32% detenuto nell’istituto di credito umbro «e si riserva di valutarle attentamente nell’ambito di un processo competitivo che abbia come obiettivi la tutela dei dipendenti e la crescita della banca e del territorio». I pretendenti, secondo indiscrezioni, sarebbero Banco Desio, che nella regione è già presente avendo rilevato nel 2014 la Banca Popolare di Spoleto, guidato da Alessandro Decio; e la romana Banca del Fucino, istituto privato rilanciato dall’ad Francesco Maiolini e con alle spalle la dinastia dei Torlonia. Non sarebbe invece della partita, stando sempre alle indiscrezioni, il Credem della famiglia Maramotti, che riterrebbe la Cassa di Orvieto troppo piccola per apportare un significativo contributo al suo business al pari della Banca Popolare di Torre del Greco, attenzionata da Bankitalia. Con 41 filiali tra Toscana, Umbria e Lazio, l’istituto umbro ha realizzato nel primo semestre oltre 6 milioni di utili, risultato molto vicino ai 7,81 milioni di profitti del 2023. La Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, socia con il 14,6%, a fine agosto si era detta preoccupata circa i rumors su una possibile cessione della banca da parte di Mcc, che controlla anche Bdm Banca, l’ex Popolare di Bari. E a giugno aveva manifestato il suo disappunto per la mancata nomina di un suo rappresentante all’interno del board di Orvieto, appena rinnovato.
8 settembre 2024
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