Decine di cantieri bloccati da anni, in provincia ma anche nei territori vicini. Un dato di fatto. Cui però si aggiunge anche un’ipotesi investigativa nata dalle sollecitazioni di molti novaresi che grazie ai bonus del periodo Covid hanno deciso di avviare lavori di ristrutturazione della propria casa: dietro a molti contratti si nasconderebbe una truffa che ha consentito a una società di incamerare soldi senza eseguire nulla o quasi nulla di quanto è stato concordato.
Sono numerosi gli esposti e le denunce di clienti insoddisfatti che hanno portato la procura di Novara ad aprire un fascicolo contro vertici, amministratori, collaboratori della Unipee, azienda di Budrio (Bologna) con una sede operativa anche a Novara in via Ferrari. Un nome – di recente risulta però un cambiamento di denominazione registrato alla camera di commercio – di cui si è occupata anche la trasmissione Mediaset «Le Iene» nel novembre 2022. Quanto raccontato è al vaglio degli inquirenti, che nei mesi scorsi hanno eseguito delle perquisizioni a carico di 16 indagati a vario titolo nella vicenda, per passare al setaccio documenti, computer, cellulari. Gli stessi hanno ricevuto di recente un avviso di proroga delle indagini, a significare che si tratta di un caso complesso, che richiede tempo.
Settanta i presunti truffati indicati nel decreto di perquisizione, e sicuramente se ne sono aggiunti altri successivamente. Solo l’avvocato Alessandra Orrico di Novara ne segue un numero importante, fra Novara e zona. «Avevo raccolto inizialmente un paio di segnalazioni – dice il legale, senza però voler commentare l’indagine essendo tuttora aperta – e mi chiedevo se ci fosse qualcosa di sospetto. Quando però da due i clienti sono diventati molti di più, decine, allora ho pensato ci fossero veramente aspetti da approfondire. Tutti lamentavano la stessa situazione». Anche il Codacons Lomellina ha già raccolto segnalazioni simili.
In pratica, grazie al Superbonus 110%, numerosi proprietari di immobili si sarebbero rivolti all’impresa commissionando lavori e pagando lauti anticipi, senza che le opere giungessero al termine. Sono state fatti progetti per 150, 160, 170 mila euro, incassati il 10 per cento, ma poi i lavori non sono iniziati o proseguiti. In qualche caso si è proceduto solamente a qualche piccolo intervento, come il cambio caldaia. Peccato che sui cassetti fiscali degli utenti venivano caricati crediti anche da 50 mila euro, che venivano prelevati. Molti dei contratti risalgono al periodo settembre, ottobre 2020. Fra i truffati l’anziano pensionato, ma anche coppie di giovani, con lei incinta. La società avrebbe giustificato alcune inadempienze parlando delle modifiche normative che hanno portato le banche e non concedere più credito. Ma esistono contratti di lavori firmati anche successivamente, nel 2022, quando tali modifiche erano ormai note. Molti denuncianti hanno segnalato alla guardia di Finanza che sono state emesse da Unipee fatture di rilevanti importi per tranche di lavori che in realtà, alla data di emissione, non erano stati eseguiti. E nonostante le lamentele e le sollecitazioni telefoniche, le opere non sono proseguite.
Poi mail generiche (fra l’altro inviate a una pluralità di destinatari) in cui si rassicurava i clienti sulla ripresa dei lavori. Ma nulla. Tutto fermo. All’angoscia per le opere non ultimate si unisce anche quella dei rapporti con l’agenzia delle Entrate: i crediti sono stati caricati sui cassetti fiscali, e accettati, ma per la loro regolarità è necessario provare il salto di due classi energetiche. Cosa che al momento, in tantissimi casi, risulta impossibile visto il blocco dei lavori, soprattutto i cosiddetti «trainanti» (cappotto e centrale termica).
Ci sarebbero anche dei Sal (lo stato di avanzamento dei lavori) che dichiarano il completamento di almeno il 30 per cento di diversi interventi, cosa non corrispondente alla realtà dei fatti. In tal caso, per i professionisti che ruotano attorno ai cantieri Unipee, si potrebbe ipotizzare anche il reato di falso oltre che la truffa.
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