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diDaniela Corneo e Adriana Logroscino

Erogati 1,6 miliardi per la messa in sicurezza dopo l’alluvione di maggio 2023, ma ne sono stati spesi solo la metà. Il governo ha stanziato. Ma per la Regione non abbastanza e vincolando la spesa a procedure farraginose. La Regione ha speso. Ma per il governo non abbastanza, nonostante la semplificazione delle procedure

Il governo ha stanziato. Ma per la Regione Emilia-Romagna non abbastanza e vincolando la spesa a procedure farraginose. La Regione ha speso. Ma per il governo non abbastanza, nonostante la semplificazione delle procedure. Tra le cifre disponibili, riferite dal commissario per l’emergenza Figliuolo, e quelle impiegate, secondo i conti della Regione, attraverso la presidente facente funzioni Irene Priolo, ad aver certamente ragione sono i cittadini esasperati dalla seconda grave emergenza in pochi mesi.

I risarcimenti
Lo stanziamento da parte del governo ammonta a 3,8 miliardi (rispetto agli 8,5 richiesti dagli amministratori regionali) e copre il risarcimento dei danni, quantificati in 1,3 miliardi, e le opere necessarie per la prevenzione (2,5). Di questi 3,8 miliardi, 1,6 da impiegare in oltre seimila interventi — garantisce il commissario — sono già nella disponibilità dei soggetti attuatori (protezione civile, province, comuni, consorzi di bonifica). Ma di rimborsi a famiglie e imprese la Regione, che se n’è occupata prima che la gestione passasse direttamente al commissario, sostiene di aver versato 7,6 milioni a 9.731 famiglie sotto forma di «contributo per l’autonoma sistemazione», e altri 100 milioni, tra acconti e saldi, per il «contributo di immediato sostegno». Alle imprese avrebbe versato solo 8,3 milioni: inerzia della Regione, come accusano esponenti del governo, o complessità della procedura di riconoscimento dei fondi, come lamentano gli amministratori regionali?




















































La messa in sicurezza
L’aspetto più rilevante e urgente della contesa, però, riguarda gli investimenti per la messa in sicurezza del territorio in una regione particolarmente vulnerabile. Quindi il miliardo e seicento milioni già erogato dal commissario per le opere di ripristino e consolidamento di argini, strade e ponti e per il rifacimento delle protezioni spondali dei fiumi. Solo 250 milioni sono stati rendicontati dagli enti attuatori al commissario. La Regione, però, garantisce che «sono stati tutti impegnati». Dal punto di vista amministrativo, impegnati non significa spesi e tanto meno rendicontati, operazione che si può avviare solo dopo aver collaudato l’opera. 

Versione della Regione
Dettaglia l’amministrazione regionale: per il ripristino sono stati avviati 402 interventi, dei quali 130 completati, 158 in corso e 114 in fase di progettazione, per una spesa complessiva di 343 milioni; altri 152 interventi sui fiumi impegnano 137 milioni; 298 destinati alla difesa idraulica per altri 267,5 milioni. Totale: 852 interventi (non tutti già avviati, ma almeno progettati) per 747,5 milioni impegnati. Circa la metà della disponibilità.

I piani speciali
Ancora tutto fermo, invece, sul fronte del «piano speciale» per programmare su ampia scala interventi di prevenzione: casse di laminazione, vasche di espansione, ponti ferroviari. Il piano redatto dal commissario è «in bozza» in attesa del parere formale dei ministeri competenti. Non sarebbero comunque risorse spendibili in questa fase. Come rileva la stessa struttura commissariale esiste un «limite oggettivo della capacità operativa dei soggetti attuatori fortemente provati dall’emergenza». La Regione rivendica di aver previsto interventi di lungo periodo, nell’ambito del piano nazionale di difesa idrogeologica, per 4,5 miliardi. Su di esso «attendiamo ancora una risposta».

I casi: Modigliana
Certo è che, in mezzo, ci sono i cittadini. Molti di quelli già travolti dalla piena dei fiumi nel maggio del 2023 sono stati di nuovo sommersi nei giorni scorsi. Modigliana, in provincia di Forlì-Cesena, tra i più colpiti l’anno scorso, è l’unico caso in cui il commissario Figliuolo ha affidato i lavori per la ricostruzione a una società esterna, la Sogesid, e non all’agenzia regionale della Protezione civile. Dovrebbe realizzare interventi, tra cui un ponte, per 86 milioni di euro ma si è ancora fermi alla progettazione. L’altro giorno Modigliana è stata di nuovo travolta dall’acqua. 

L’argine a monte di Faenza
Anche Faenza è finita nel rimpallo delle responsabilità tra governo ed enti locali. Nel 2023 andò sott’acqua tutto il centro storico. Nella notte di mercoledì, le acque del Lamone e del torrente Marzeno, che si incrociano a monte dell’abitato, hanno allagato un’area sulla sponda destra. Vano l’intervento da 400 mila euro che pure era stato eseguito per ricostruire un argine: il consolidamento alla congiunzione dei due corsi, già progettato. Massimo Isola, sindaco pd di Faenza, allarga le braccia: «Nessuno ci ha ascoltati». 

Le strade intorno a Bologna
Intorno a Bologna centinaia di frane attive sull’Appennino si sono «risvegliate» bloccando molte strade provinciali. Il sindaco, Matteo Lepore, giovedì ha precipitosamente avviato lavori sulle strade per 100 mila euro, fa i conti: «Speriamo ci vengano rimborsati. Aspettiamo un ulteriore stanziamento da 5 milioni chiesti al commissario che non ci sono stati ancora riconosciuti».

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21 settembre 2024

 

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