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Sta continuando, anche nell’anno in corso, l’avanzata del morbo di Alzheimer nel Sannio, che procede di pari passo con l’aumento dell’età media dei residenti. Nell’ultimo anno, si è registrato un incremento dei casi, passati dai 1200 del 2022 a quota 1300 nel Sannio, di cui 400 solo in città, a fronte di una scarsa presenza di strutture di accoglienza che diano di sostegno alle famiglie. Infatti, la provincia di Benevento, come il resto del territorio regionale e nazionale, è altamente longeva, dove più del 20% della popolazione ha un’età superiore ai 65 anni e, per questo, è ad alto rischio per l’insorgenza delle patologie senili.

Attualmente non esistono farmaci in grado di bloccare la progressione della malattia, nessuna prospettiva a breve termine, se non l’impegno delle associazioni di collaborare con le famiglie per la gestione dei pazienti con l’Alzheimer e di attivare percorsi terapeutici in grado di rallentare il decadimento cognitivo di chi ne è affetto. Nella stima dei casi, per avere un quadro dettagliato della situazione, bisognerebbe tener conto anche delle situazioni borderline, di chi comincia a dimenticare le chiavi di casa o il gas acceso, di chi perde la cognizione del tempo e dello spazio, ricordando perfettamente tutto quanto è accaduto in passato.

In queste circostanze, molto spesso, si attribuiscono all’età dimenticanze e sintomi vaghi che vengono sottostimati e non diventano oggetto di una diagnosi particolareggiata, minuziosa e precoce. I segnali dell’Alzheimer compaiono infatti due o tre anni prima che la malattia si manifesti in forma grave e irreversibile. Per questo, è importante dare la giusta valutazione a piccole dimenticanze, ad alterazioni del sonno e della veglia, a cambiamenti di umore. Quando il medico di famiglia ha un dubbio, è necessario fare test psicologici mirati dai quali si riescono a capire le reali condizioni del paziente e a intervenire sulle carenze, attraverso la riabilitazione cognitiva, prima che il decadimento diventi irreversibile. La riabilitazione cognitiva comprende esercizi, attività e progetti in grado di stimolare la memoria ma ha validità solo nelle fasi iniziali della patologia, perché non potrà ripristinare le funzioni compromesse dalla malattia degenerativa ma sarà in grado di fornire un notevole contributo nel rallentamento del declino.

Il quadro

In città, il centro per l’Alzheimer che, in un primo momento, doveva essere realizzato nella Casa di Jonas, sarà dislocato nella struttura dell’Asl di via Bacchelli sul lungosabato dove, attualmente, c’è il Maternoinfantile perché, in corso d’opera, il management dell’azienda sanitaria ha deciso di razionalizzare gli spazi e di separare nettamente i percorsi destinati ai bambini e agli adolescenti da quelli destinati agli anziani. Tutto è fermo per la residenza sanitaria assistenziale con 20 posti letto e un centro diurno da attivare nell’ex istituto scolastico di piazza del Martiri, nella frazione di San Giovanni a Ceppaloni.

L’iter era stato avviato nel 2017, dopo la stipula (tra Asl e Comune) di un contratto di comodato d’uso gratuito, per la durata di 10 anni, dell’edificio, già ristrutturato. Per l’adeguamento dei locali alle necessità dei pazienti, l’azienda sanitaria aveva messo a disposizione un budget di 62.000 euro. La Campania è la sesta Regione in Italia per numero di malati di Alzheimer con 98mila casi accertati cui si aggiunge una percentuale del 50% di persone che non sanno di essere malate. A distanza di 25 anni dalla prima ricerca CensisAima sui pazienti con Alzheimer, emerge ancora un quadro di solitudine e abbandono in quanto un caregiver su cinque riferisce di non ricevere alcun aiuto, mentre il 41% delle famiglie ricorre alla badante. Intanto, il costo medio annuo per ogni paziente arriva fino a 72.000 euro.



 

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