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Rivalutazione piena delle pensioni e taglio del cuneo contributivo strutturale. Dal piano strutturale di bilancio arrivano le prime conferme sulla Manovra 2025

Cominciano ad arrivare le prime conferme sulla prossima Legge di Bilancio.

Ieri, 25 settembre, il Governo ha illustrato a sindacati e imprese il nuovo piano strutturale di bilancio, sul tavolo del Consiglio dei Ministri di venerdì.

Dalle pensioni al taglio del cuneo fiscale e contributivo fino all’aumento dello stipendio per i dipendenti statali: la Manovra 2025 comincia a prendere forma. Vediamo i dettagli secondo le prime anticipazioni.

Dalle pensioni agli stipendi statali: verso le prime conferme nella Legge di Bilancio 2025

Taglio del cuneo fiscale e riforma aliquote IRPEF strutturali

La prima conferma, anche se sul tema i dubbi sono già stati sollevati da tempo, riguarda il taglio del cuneo fiscale e contributivo.

Una misura che non solo sembra sarà confermata per il 2025 ma anche resa strutturale per tutta la durata del piano che l’Italia presenterà alla Commissione Europea, cioè 5 anni.


Si tratta del bonus dipendenti, che riconosce fino a 100 euro in più in busta paga a circa 12 milioni di lavoratori e lavoratrici con redditi fino a 35.000 euro.

Attualmente l’esonero contributivo sulla quota dovuta da lavoratrici e lavoratori è pari al 6 per cento per le retribuzioni fino a 35.000 euro e al 7 per cento per quelle fino a 25.000 euro. Dovrebbe essere confermato senza modifiche, per un costo complessivo che va oltre i 10 miliardi.


Altra misura che il Governo ha intenzione di riproporre nel 2025, come già confermato in diverse occasioni, è la riforma delle aliquote IRPEF, che ha visto per il 2024 l’accorpamento dei primi due scaglioni, e a una aliquota del 23 per cento fino a 28.000 euro.




Una novità che è costata 4,3 miliardi di euro e ha garantito a cittadini e cittadine un risparmio d’imposta fino a 260 euro all’anno.

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Rivalutazione piena per le pensioni 2025

Nel piano strutturale di bilancio, inoltre, secondo le prime anticipazioni, c’è spazio anche per interventi sulla rivalutazione delle pensioni all’inflazione.

Potrebbe cambiare nuovamente infatti il meccanismo che annualmente aumenta il valore delle pensioni per adeguare gli importi al costo della vita, in seguito alle modifiche introdotte due anni fa che hanno penalizzato gli assegni più alti.

Nel 2025 infatti si tornerà alla rivalutazione piena degli importi, secondo lo schema precedente organizzato su tre fasce di reddito:

  • 100 per cento per i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 90 per cento per quelli fino a 5 volte il minimo;
  • 75 per cento per quelli superiori a 6 volte il minimo.

Verranno meno quindi i tagli sugli assegni medio alti applicati negli ultimi due anni, una procedura sulla quale, tra l’altro, è stata sollevata un’eccezione di costituzionalità con il caso che finirà davanti alla Consulta.

Per quanto riguarda la pensione anticipata, invece, dovrebbe essere confermata senza modificazioni l’uscita con quota 103, nella versione con penalizzazioni introdotta per il 2024.

Verso la conferma nel 2025 anche per Opzione Donna, sempre solo per alcune categorie di lavoratrici, e per l’Ape Sociale con la stretta sui requisiti anagrafici introdotta nel 2024.

Stipendi dipendenti statali: aumento del 2 per cento per il prossimo triennio

Novità in arrivo anche per la pubblica amministrazione, in particolare per quanto riguarda i contratti di lavoro, con possibili aumenti nei prossimi 3 anni.

Secondo le anticipazioni, infatti, sarà garantito il recupero dell’inflazione, prevedendo aumenti del 2 per cento annuo nel prossimo triennio.

Così facendo poi si darà subito il via alle trattative per i rinnovi contrattuali.

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