Le recenti indiscrezioni riguardo al Piano strutturale di bilancio indicano una previsione di crescita del PIL dell’1% per quest’anno, in linea con il Def di aprile, e una crescita prevista dell’1,2% per il 2025 e il 2026. Per quanto riguarda il deficit, si stima che risulterà del 3,8% nel 2023, riducendosi al 3,2% nel 2025 e al 2,7% nel 2026. Tuttavia, il rapporto debito/PIL è previsto in aumento, raggiungendo il 134,8% quest’anno e salendo al 137,1% nel 2025 e al 138,3% nel 2026, principalmente a causa del Superbonus, che inciderà per 40 miliardi all’anno fino al 2027.
Durante l’incontro con i sindacati a Palazzo Chigi, il ministro dell’Economia, Giorgetti, ha descritto la situazione attuale come “complicata”, poiché si tratta della prima applicazione del nuovo Patto di Stabilità. Ha sottolineato che il Piano strutturale sarà caratterizzato da prudenza e responsabilità, evidenziando il peso crescente del debito dovuto ai vari bonus edilizi, in particolare il Superbonus 110. Giorgetti ha anche assicurato l’impegno del governo a non aumentare il debito pubblico per le future generazioni, mantenendo la spesa annuale all’1,5% in media per il periodo considerato. Una correzione dello 0,5% sul saldo strutturale consentirà di scendere sotto il 3% già dal 2026, avviando così l’uscita dalla procedura di infrazione.
Dopo l’incontro, il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, ha riportato risposte positive su due richieste significative: il consolidamento del cuneo fiscale e la rivalutazione delle pensioni. Tuttavia, restano ancora aperte questioni legate al lavoro e ai salari. Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato delusione riguardo a quanto presentato nel Piano, affermando che sono rimasti irrisolti punti cruciali. Landini, leader della Cgil, ha addirittura proposto una manifestazione nazionale a Roma il 19 ottobre, focalizzata sulla sanità pubblica e sul rinnovo dei contratti nel settore pubblico.
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