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La cultura del Belpaese ha il suo epicentro al Sud. Su diciassette candidate al rango di capitale italiana della cultura del 2027 quattordici sono del Meridione con bene cinque della Campania: la regione infatti, per questa tornata, detiene il record di dossier finiti in “semifinale”, una in più della Calabria. Sono Pompei e Acerra per la provincia di Napoli, Santa Maria Capua Vetere e Caiazzo per Caserta, Sant’Andrea di Conza per l’Irpinia.

Lo rende noto il ministero della Cultura, dopo aver esaminato le proposte progettuali entro la scadenza del 26 settembre, prevista dal bando. I dossier che contengono il progetto culturale, inclusivo del cronoprogramma e delle attività previste, oltre che della valutazione di sostenibilità economico-finanziaria, saranno valutati da una giuria che selezionerà un massimo di dieci finaliste entro il 12 dicembre. Tra le finaliste verrà scelta la città vincitrice per il 2027 dopo le audizioni pubbliche che si terranno entro il 12 marzo 2025; la proclamazione si terrà entro il 28 dello stesso mese.

La città vincitrice riceverà un contributo finanziario di un milione di euro per realizzare gli obiettivi del progetto di candidatura valorizzando la propria ricchezza culturale, attuando le possibilità di sviluppo offerte dalla nomina. Dunque prevale il Mezzogiorno, con candidate che hanno buone chance di vittoria. E la Campania in testa: di Pompei è superfluo sottolineare le referenze ma si propone tra le favorite, e anche Santa Maria Capua Vetere può giocarsela, con il richiamo di Spartaco e dei gladiatori, di cui persiste il revival, e un punto di forza su tutti, rappresentato dalla recente proclamazione dell’Appia nel patrimonio Unesco come “Regina viarum”; non a caso il dossier evoca, sullo stesso piano, i ludi circensi la centralità dell’antica strada romana di cui l’antica Capua era il principale snodo. Acerra può far valere la condizione di presunta patria di Pulcinella e l’esigenza di puntare sulle risorse culturali per un territorio relegato ai margini e noto, nell’ultimo ventennio, per motivi ben diversi dall’arte: la crisi rifiuti, il termovalorizzatore e l’essere tra i comuni simbolo della Terra dei fuochi. Caiazzo si trova in una delle zone di margine che il progetto di capitale della cultura punta a rilanciare, negli ultimi anni ha conosciuto la rinascita di attività produttive attorno a una rinomata, a livello mondiale, come la pizzeria “Pepe in grani” di Franco Pepe; per il 2027 presenta il progetto “La bellezza delle piccole cose”. Da leggere invece come candidatura outisder quella di Sant’Andrea di Conza, col dossier “Incontro tempo”, che parte dal sisma dell’80 per raccontare un’area che sta risorgendo grazie al turismo “lento”, come le vicine Calitri e Cairano insegnano.

Le proposte 

I comuni della Campania dovranno vedersela con Aliano, il borgo della Lucania dove venne esiliato Carlo Levi e in cui è ambientato «Cristo si è fermato ad Eboli». O Alberobello, centro della Val d’Itria, che con i trulli, gli ulivi secolari e i muretti a secco ha conquistato Giorgia Meloni e diversi personaggi del jet set; per la Puglia buone possibilità hanno anche Brindisi e Gallipoli, così come le ha Reggio Calabria, con i bronzi di Riace e il nuovo allestimento del museo archeologico. Ma dal non bisogna dimenticare le potenzialità di Pordenone, con una delle rassegne letterarie migliori d’Italia, che insieme alle liguri Savona e La Spezia formano la compagine settentrionale; completano il novero altri tre borghi calabresi (Aiello Calabro e Morano Calabro in provincia di Cosenza e Taverna in quella di Catanzaro) più Mazzarino in Sicilia, nel nisseno. Curiosa l’assenza di località del Centro. Ad ogni modo la designazione a capitale della cultura fa gola a diverse località, soprattutto quelle del Sud che cercano un rilancio turistico e produttivo.

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Ma bisogna capire quanto rende, in termini economici, il titolo di capitale: il pensiero non può non andare a Matera, che nel 2019 divenne addirittura capitale della cultura europea; anche se per il capoluogo lucano si è parlato di una progressiva dispersione delle attività, nel periodo successivo. Mentre Procida, grande sorpresa del 2022, è diventata nell’immaginario di molti la capitale culturale per antonomasia: perché per la prima volta un piccolo centro, per di più un’isola, si affermava, sbaragliando concorrenze agguerrite, con un dossier innovativo “La cultura non isola” – ideato da Agostino Riitano. Da allora la storia di Procida è cambiata, è tra le mete turistiche con le migliori performance degli ultimi anni.



 

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