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Cresce l’attesa per i dati di domani sul mercato del lavoro statunitense, che potrebbero avere un impatto decisivo sulle prossime mosse della Federal Reserve. I dati sui nonfarm payrolls, il tasso di disoccupazione e i salari medi orari verranno monitorati attentamente dai mercati, alla ricerca di spunti utili per aggiustare le aspettative sui prossimi tagli dei tassi della Fed.

Nonfarm payrolls attesi a 150k, disoccupazione al 4,2%

A settembre, secondo il consensus di Bloomberg, le nuove buste paga negli Stati Uniti dovrebbero attestarsi a 150 mila, in crescita rispetto alle 142 mila del mese precedente.

Il tasso di disoccupazione è previsto stabile al 4,2% mentre i salari medi orari sono attesi in crescita dello 0,3% su base mensile (+0,4% ad agosto) e del 3,8% rispetto a settembre 2023, con un ritmo stabile rispetto al mese precedente.

Secondo Bloomberg Economics, i nonfarm payrolls potrebbero persino raggiungere le 270 mila unità, con un tasso di disoccupazione in lieve aumento al 4,3%. Considerando la sovrastima media di 91 mila unità, i nuovi impieghi scenderebbero però a 179 mila, un ritmo di crescita occupazionale considerato neutro.

Gli ultimi dati sull’occupazione Usa

I dati di domani seguiranno il report dell’ADP National Employment pubblicato ieri, che ha evidenziato 143 mila nuovi posti di lavoro nel settore privato statunitense, superiori alle attese degli analisti (128 mila). La crescita dei nuovi occupati (dai 103 mila del mese precedente) ha messo fine ad una serie di cali durata cinque mesi consecutivi, indicando una ripresa dell’economia statunitense.

La ripresa del mercato del lavoro è arrivata proprio in concomitanza con il primo taglio dei tassi dal 2020, da 50 punti base, effettuato dalla Fed, che dopo anni di restrizione monetaria ha iniziato ad allentare le condizioni di finanziamento. Secondo il capo economista di ADP, Nela Richardon, l’aumento degli impieghi non ha richiesto una crescita dei salari. Un segnale rassicurante per Jerome Powell e colleghi, preoccupati da eventuali pressioni sul costo del lavoro che potrebbero ostacolare il raggiungimento del target di inflazione del 2%. Martedì invece è stato diffuso il rapporto Jolts sulle posizioni aperte (8,04 milioni), sui massimi da tre mesi e superiori alle stime, un segnale di raffreddamento del mercato del lavoro.

I dati odierni sulle richieste di sussidi di disoccupazione hanno mostrato un numero di richieste continuative, rappresentative del numero di persone che ricevono sussidi, pressoché invariate a 1,83 milioni. Le nuove richieste sono salite leggermente a 225 mila, in linea con i licenziamenti. L’indice Ism invece è salito da 51,5 a 54,9 punti, segnalando un tasso di espansione del settore terziario superiore alle previsioni (51,7 punti) e sui massimi da febbraio 2023.

Fed vigile sul mercato del lavoro

Da qualche tempo, l’attenzione della Fed è tornata a focalizzarsi in maniera rilevante sul mercato del lavoro, dopo essersi concentrata per molto tempo quasi esclusivamente sull’inflazione. Ricordiamo infatti che l’istituto di Washington ha un doppio mandato: piena occupazione e stabilità dei prezzi. Un raffreddamento del mercato del lavoro è stato fin qui accolto positivamente, poiché riduce le pressioni sui salari, ma il rischio è di protrarre troppo a lungo la politica monetaria restrittiva e aumentare eccessivamente i rischi occupazionali.

La scorsa settimana è stato diffuso il core Pce di agosto, sostanzialmente in linea con le attese, che non ha cambiato sensibilmente la narrativa dei mercati. Da qui a fine anno la banca centrale americana si riunirà altre due volte, il 7 novembre e il 18 dicembre, per le delibere di politica monetaria. Gli operatori si aspettano un allentamento monetario complessivo tra i 50 e i 75 punti base e scommettono in gran parte su un altro taglio da 50 punti base in uno dei due appuntamenti.

 

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